Ancora violenze in Medio Oriente
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Ancora violenze in Medio Oriente: soldati israeliani hanno ucciso un palestinese nel nord della Striscia di Gaza. Secondo fonti palestinesi, la vittima era un civile che stava recandosi in ospedale con la moglie incinta. Fonti militari israeliane hanno riferito che l’autista ha ignorato l’ordine di fermarsi impartito dai soldati che stavano dando la caccia ad un militante estremista. Si moltiplicano, intanto, i commenti sull’elezione di Mahmud Abbas, detto Abu Mazen, come presi-dente palestinese. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
“E’ tempo di giocare a carte scoperte. Tatticismi, furbizie, fughe dagli impegni assunti, non servono a niente. Ci deve essere serietà tra tutte le parti in causa. Soprattutto gli Stati Uniti devono dimostrare di essere credibili come mediatori”. Con queste parole il primo ministro palestinese, Abu Ala, auspica una svolta nelle trattative per la soluzione del conflitto israelo-palestinese. “Arafat non è mai stato un ostacolo per il processo di pace – aggiunge il premier – ed è stato l’uomo che ha avuto più coraggio nello scegliere la via della riconciliazione”. Abu Ala invoca, inoltre, l’eliminazione dei posti di blocco nei Territori e la cessazione della costruzione del muro.
Possibilità di dialogo condizionate da estremisti
L’apertura dell’amministrazione palestinese ad un dialogo con Israele continua, però, ad essere ostacolata dai movimenti estremisti. Il capo delle Brigate al Quds di Gaza ha dichiarato in una intervista rilasciata al quotidiano “Avvenire” che l’ala militare della Jihad islamica continuerà a colpire in Israele. “Siamo pronti ad accettare una tregua – ha aggiunto – solo se termineranno gli attacchi dell’esercito israeliano contro cittadini palestinesi”.
Barghuti chiede ad Abu Mazen di lavorare per la riconciliazione
Marwan Barghuti, leader di al Fatah in Cisgiordania che sta scontando l’ergastolo in Israele, ha indicato inoltre le priorità per il neo presidente palestinese Abu Mazen: lavorare per la riconciliazione elaborando una piattaforma politica tra tutte le componenti islamiche, attuare delle riforme in grado di contrastare il fenomeno della corruzione, porre fine a fasi transitorie e sperimentali. In Israele, infine, il premier Ariel Sharon ha chiesto al presidente russo Vladimir Putin di tener fede alla promessa di non vendere alla Siria missili sofisticati. Secondo Sharon, tale vendita potrebbe compromettere la sicurezza di Israele e provocare un deterioramento della situazione nella regione mediorientale.