Iraq: si indaga su omicidio di Calipari
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In Iraq, dove è stata fissata tra dieci giorni la prima riunione del Parlamento, si alternano versioni contrastanti sulla presunta cattura del terrorista giordano Al Zarkawi e sulle dinamiche che hanno portato all’uccisione dell’agente italiano Nicola Calipari. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Forze irachene e americane stanno conducendo una grossa operazione nella regione di Samarra, dove si nasconderebbe Al Zarqawi. Ma secondo il quotidiano arabo Al Watan, il leader di Al Qaeda in Iraq sarebbe invece stato catturato alcune settimane fa lungo il confine siriano. Il quotidiano aggiunge che l’Amministrazione americana avrebbe deciso di rinviare l’annuncio dell’arresto in attesa della formazione del nuovo governo iracheno.
Calipari ucciso da un solo proiettile
In Italia, intanto, l’autopsia sul corpo dell’agente del Sismi Nicola Calipari, morto in Iraq nell’operazione per liberare la giornalista Giuliana Sgrena, ha rivelato che il poliziotto è stato ucciso da un solo proiettile. Il feretro dell’agente è giunto poco fa al Vittoriano dove è stata allestita la camera ardente nella stessa sala che ha accolto le salme dei caduti di Nassiriya. Sulla sparatoria verificatasi dopo la liberazione di Giuliana Sgrena, il comando militare americano in Iraq ha dichiarato che si è trattato di “uno sfortunato incidente”.
Intervista con Alberto Negri, giornalista del Sole 24 Ore
Ma secondo le prime dichiarazioni rilasciate dall’inviata del “Manifesto” si è trattato invece di un attacco ingiustificato. Il commento del giornalista del Sole 24 Ore, Alberto Negri:
R. – In questo momento non abbiamo ancora tutti gli elementi per poter dare un giudizio definitivo e soprattutto mancano le indagini da parte delle forze armate americane. Sarebbe auspicabile a questo punto anche un’indagine indipendente da parte delle autorità italiane su una vicenda che appare quanto mai oscura. Fin quando non sarà fatta chiarezza, tutte le versioni di questa storia sono autorizzate, anche quelle più improbabili.
Versioni contrastanti
D. – Le versioni su quanto accaduto al check-point di Baghdad, teatro della sparatoria, sono contrastanti. Si parla di un difetto di comunicazione tra i servizi americani e quelli italiani, ma qualcuno avanza perfino ipotesi più inquietanti, quali quelle di un agguato…
R. – Ci sono degli aspetti da chiarire. In primo luogo: dove si trovava il mezzo degli italiani con Giuliana Sgrena e con l’agente dei servizi, Nicola Calipari? Poi bisogna stabilire la velocità dell’auto. All’inizio gli americani hanno dichiarato che la velocità dell’automobile era sostenuta e invece noi sappiamo che procedevano ad una velocità assolutamente normale. Queste prime testimonianze, queste versioni contrastanti, devono essere in qualche modo chiarite perché da queste dipende anche l’atteggiamento preso dai militari americani che hanno aperto il fuoco.
Rapporti tra servizi di intelligence americani e italiani
D. – Questo episodio può incrinare i rapporti tra Servizi segreti americani e italiani?
R. – Questo dipenderà molto da come si agirà dal punto di vista diplomatico e dalla rapidità dell’inchiesta. Sicuramente dipenderà molto dagli americani. Non ci si può accontentare delle versioni che hanno dato finora e neppure della telefonata del presidente americano, Bush, al presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi.
Tragedia figlia dell’alta tensione
D. – Nell’opinione pubblica desta poi sconcerto che l’Esercito americano, il più attrezzato del mondo, possa cadere in errori così clamorosi…
R. – La situazione in Iraq favorisce purtroppo anche le tragedie più impensabili. Non è la prima volta che il cosiddetto ‘fuoco amico’ causa delle vittime. Questo dipende dalla situazione di alta tensione che c’è in Iraq e dal fatto che l’Esercito statunitense si trova in una situazione di perenne stato di allerta.