© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Non un “deferimento”, bensì un “rapporto”, cioè un’ultimissima chance data all’Iran prima del completo isolamento davanti alla comunità internazionale: è questo, in sintesi, il contenuto della bozza di risoluzione presentata a Vienna nell’odierna riunione straordinaria dell’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). I rappresentanti dei 35 Paesi del Consiglio voteranno il testo della risoluzione di domani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

La linea privilegiata sembra quella di riferire e non di deferire: nella bozza preliminare di Francia, Germania e Gran Bretagna, si chiede infatti al direttore generale dell’AIEA, El Baradei, di riferire al Consiglio di sicurezza dell’ONU sul programma nucleare iraniano. El Baradei dovrà anche presentare un rapporto alla riunione dell’AIEA prevista per il prossimo 6 marzo. Se entro questa data la Repubblica Islamica non si sarà messa in regola con i propri impegni internazionali legati al trattato di non proliferazione, il dossier di Teheran sarà deferito al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Alle attività diplomatiche si aggiungono, poi, gli avvertimenti della comunità internazionale.

Teheran: programma nucleare solo per scopi pacifici

Il presidente americano, George Bush, ha precisato ieri che gli Stati Uniti sono pronti a difendere militarmente, se necessario, Israele e ad intervenire contro l’Iran. La Repubblica islamica – ha aggiunto il premier britannico Tony Blair – deve rispettare i propri impegni internazionali. In Iran, intanto, si celebra la Rivoluzione islamica di 27 anni fa e radio e televisione continuano a trasmettere musiche patriottiche. In questo clima, il presidente Ahmadinejad ribadisce il diritto di Teheran ad utilizzare l’atomo per scopi pacifici. Il capo dei negoziatori iraniani, Ali Larijani, minaccia ritorsioni. In caso di deferimento all’ONU – avverte Larijani – l’Iran darà avvio allo sviluppo industriale dell’arricchimento dell’uranio.

Intervista con l’editorialista Zarmandili

Ma come interpretare l’ormai probabile decisione al termine della riunione dell’AIEA, che si concluderà domani, di concedere ulteriore tempo all’Iran per adempiere ai propri impegni legati al trattato di non proliferazione? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Bijan Zarmandili, editorialista del gruppo l’Espresso:

 

R. – Un periodo di riflessione serve ad ambedue le parti. C’è un’altissima tensione attorno al dossier nucleare iraniano e il segnale più evidente, da questo punto di vista, è l’allineamento della Cina e della Russia sulle posizioni occidentali. Questa è una novità per gli iraniani, perché in realtà non si aspettavano un allineamento dei russi e dei cinesi. Finora, la durezza delle posizioni iraniane era legata anche alla sicurezza che nell’eventualità della presentazione del dossier al Consiglio di Sicurezza, Cina e Russia, avrebbero impedito con il voto la possibilità di sanzioni. Questa prospettiva sta sfumando. Quindi l’Iran appare, adesso, in un isolamento maggiore. Quando, comunque, il dossier arriverà al Consiglio di Sicurezza bisognerà vedere cosa succederà nel frattempo. Bisognerà capire, soprattutto, quali saranno i rapporti tra Mosca, Pechino e Teheran. Bisognerà vedere, poi, se tutto quello che sta avvenendo in queste ore e che accadrà nei prossimi giorni, servirà ad attenuare le tensioni in atto sulla questione iraniana.

Iran e deferimento all’Onu

D. -Cosa significherebbe il deferimento all’ONU per lo Stato e, soprattutto, per la nazione iraniana?

R. – Sarebbe un danno enorme per la sua economia, già in ginocchio per mancanza di rapporti, soprattutto con gli Stati Uniti. Credo che per l’Iran avrà una conseguenza di natura politica molto forte.

Tensioni sociali

D. – In un comizio del presidente Ahmadinejad di qualche giorno fa nella città meridionale di Bushehr, molti cittadini presenti hanno denunciato a gran voce seri problemi economici e sociali. Di fronte alla propaganda adesso comincia anche a farsi sentire il malcontento?

R. – C’è una novità negli ultimi tempi in Iran, una novità non di poco conto. Se la protesta sino a qualche tempo fa proveniva dagli ambienti intellettuali e universitari, da un po’ di tempo questa protesta si è spostata verso gli strati più poveri della società iraniana. Equesto cosasignifica? Significa che Ahmadinejad è arrivato al potere promettendo soprattutto una più equa distribuzione della ricchezza e un miglioramento della vita quotidiana della gente. Questo, in realtà, in sei mesi, non sta avvenendo. E tutti i toni della politica si stanno spostando sul problema nucleare. I temi essenziali, appunto quelli più vicini alle masse popolari, non sono invece problemi affrontati. In un certo senso sono elusi, quindi, dalla politica del governo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *