Orissa: i nazionalisti indù contro le violenze anticristiane
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In India, circa 12 mila persone sono scomparse dai campi profughi allestiti dal governo dell’Orissa per ospitare i cristiani in fuga dalle violenze compiute da estremisti indù. Si stima, che dallo scorso mese di agosto, siano almeno 60 i morti ed oltre 50 mila le persone in fuga.
Dichiarazione congiunta di cristiani e nazionalisti indù
Sulla drammatica situazione dei cristiani nel Paese asiatico si registrano, comunque, nuove e importanti assicurazioni: al termine di un incontro, ieri, tra una delegazione cristiana – guidata dall’arcivescovo di Delhi, mons. Vincent Michael Concessao – e rappresentanti dei nazionalisti indù, è stata diffusa una dichiarazione congiunta. In questo documento vengono garantiti “tutti gli sforzi per riportare la pace, la normalità e la sicurezza nelle aree più tormentate”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il leader del partito induista Bharatiya Janata Party (BJP), Lal Khrisna Advani, ha condannato “fermamente la violenza e le devastazioni che hanno contrassegnato gli attacchi contro le chiese e i cristiani in Orissa e in altre zone del Paese”. Si tratta di un’importante presa di posizione perché a questo partito si ispirano anche movimenti legati all’hindutva, l’ideologia dei nazionalisti indù ritenuti responsabili delle violenze contro i cristiani. E’ quanto sottolinea mons. Vincent Michael Concessao:
“It was a good opportunity…
E’ stata una buona occasione per chiarimenti e scambiare opinioni. Il nostro interesse comune è ristabilire la pace, assicurare il risarcimento alle persone che sono state vittime di violenza e vandalismo e favorire la restaurazione dell’ordine, in particolare nello Stato di Orissa. Questo è il primo passo di un dialogo che vuole trovare un piano comune per lavorare insieme. Lo estenderemo a molte persone ancora affinché, a livello locale, ci sia pace e riconciliazione. La nostra speranza è che, conoscendoci meglio, migliori anche l’atmosfera per la collaborazione”.
Cristiani ancora bersaglio di attacchi
Al termine dell’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e dal Consiglio mondiale delle Chiese, il leader induista si è anche offerto di sostenere la ricostruzione di un villaggio distrutto in seguito a violenze compiute da estremisti. Il cardinale Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi, sottolinea intanto la necessità di una “soluzione politica”: il governo – ha detto il porporato – deve tutelare i diritti umani e affrontare il dramma delle violenze, innescate da “ragioni politiche ed economiche”. Anche suor Nirmala, superiora generale delle missionarie della Carità, congregazione fondata dalla Beata Teresa di Calcutta, chiede al governo di garantire la libertà religiosa.Occorrono azioni immediate perché soprattutto in Orissa i cristiani continuano ad essere bersaglio di attacchi. Mons. Vincent Michael Concessao:
“In Orissa still the problem…
Nello Stato di Orissa le difficoltà permangono: la gente è ancora sfollata, nelle foreste sono migliaia coloro che non vogliono tornare nelle loro case perché ormai sono state distrutte. Quelle persone che tentano di tornare sono costrette a ri-convertirsi. Tutto questo deve finire: infatti, è assolutamente contrario alla legge e noi lo abbiamo condannato. Ma non è sufficiente condannare: dobbiamo intraprendere misure positive per costruire ponti, per fare in modo che la gente riesca a vivere insieme in pace. Se si inizia un dialogo con i leader, riusciremo ad arrivare anche alla gente”.
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Mangalorean.com [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons