Simposio delle Chiese ortodosse, intervista con mons. Padovese

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Oggi pomeriggio, all’indomani della chiusura ad Istanbul dell’Assemblea dei primati ortodossi, è prevista l’apertura di un “Simposio Paolino”, che proseguirà in altri luoghi legati alla vita e all’opera di San Paolo, come Smirne, Efeso e Antalya, per concludersi nell’isola di Creta. All’incontro dei primati delle Chiese ortodosse nel mondo invitati dal Patriarca ecumenico, Bartolomeo I, hanno partecipato anche rappresentanti cattolici. Tra questi, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, in rappresentanza del Papa, ed il presidente della Conferenza episcopale della Turchia, mons. Luigi Padovese, che al microfono di Amedeo Lomonaco sottolinea come dall’iniziativa dell’Anno Paolino, indetto da Benedetto XVI, siano scaturiti anche passi ecumenici:

 

R. – Non è rimasta un’iniziativa ristretta nell’ambito della Chiesa cattolica, ma ha avuto un allargamento che ci fa riconoscere tutti quanti in San Paolo. Questo, senza dubbio, è un passo molto positivo.

Presenza del Patriarca Alessio II di Mosca

D. – Ed è da sottolineare, in particolare, la presenza del Patriarca Alessio II di Mosca, nonostante alcune divergenze avute con il Patriarcato ecumenico…

R. – Le divergenze passano in secondo piano, adesso, rispetto alla venerazione comune per la memoria dell’Apostolo Paolo. E anche questo mi sembra un passo significativo, quasi un miracolo che San Paolo sta facendo. Laddove non riusciamo, tante volte, ad andare avanti con il dialogo, ha forza il richiamo a questi testimoni della fede cristiana, nei quali ci ritroviamo tutti quanti. E il fatto di essere stati invitati con insistenza, mostra l’interesse che anche la Chiesa cattolica partecipi a questa iniziativa. Anche la Chiesa ortodossa ha partecipato all’apertura del nostro Simposio, che abbiamo iniziato a Tarso il 21 giugno di quest’anno. C’è dunque una condivisione delle gioie, nel nome dell’Apostolo Paolo.

Dialogo tra cattolici e ortodossi

D. – E poi l’incontro di Istanbul è anche l’occasione per dare nuova linfa al dialogo tra cattolici e ortodossi…

R. – Certamente. Penso, però, che nuova linfa verrà data soprattutto a livello di Chiese sorelle, al di là della nostra presenza: è quanto mai significativo che tutti Patriarchi si incontrino a Costantinopoli per questa celebrazione.

Cammino ecumenico

D. – Parliamo dei luoghi legati all’Apostolo delle Genti: nel nome di Paolo, quali frutti può portare questo cammino ecumenico alla comunità cristiana in Turchia?

R. – Paolo ha dovuto accettare la realtà di una Chiesa che si è espressa in un pluralismo di voci fin dall’inizio. Io credo che da Paolo ci possa venire anche questo stimolo: un invito a guardare al di là della nostra porta, a guardare alle ricchezze che tante tradizioni cristiane – soprattutto qui in Turchia – ancora presentano. E’ una sinfonia che dobbiamo ascoltare. L’invito è che l’anno di San Paolo porti ancora qui, in Turchia, tanti pellegrini come stiamo verificando fino ad adesso: il contatto con la terra di Paolo vale molto di più di tutte le parole, di tutto quello che si può leggere.

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