Criminalità a Latina, intervista con mons. Petrocchi
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
E’ sempre più alta l’emergenza criminalità a Latina, teatro negli ultimi tempi di gravissimi episodi malavitosi che hanno provocato la morte di due pregiudicati e il ferimento di una persona, in gravi condizioni. La recrudescenza della violenza ha profondamente scosso il capoluogo pontino e fatto impennare l’allarme sociale. Proprio la piaga della criminalità è stata al centro, ieri, del Consiglio comunale straordinario al quale ha partecipato anche il vescovo di Latina, mons. Giuseppe Petrocchi, che al microfono di Amedeo Lomonaco sottolinea la gravità della situazione:
R. – Da quanto sembra emergere dalle indagini si tratta probabilmente di una lotta tra clan rivali locali. In ogni caso è il segno di un passaggio molto grave dalla microcriminalità alla macrocriminalità.
Situazione sempre più critica
D. – Quello della criminalità a Latina non è un fenomeno nuovo ma negli ultimi tempi la situazione si è aggravata. A cosa è dovuto questo deterioramento?
R. – E’ certamente dovuto al fatto che questi gruppi si contengono traffici di droga e altre attività criminose. Quello che ci lascia davvero sgomenti è questa sorta di furia omicida che sembra essersi scatenata. Se non si vuole assistere impotenti ad una infiltrazione sempre più vasta di queste organizzazioni malavitose occorre che la società civile reagisca in modo unanime. Qui c’è un fatto che ha radici anche sociali: la storia dell’area pontina mette insieme anche le popolazioni che sono venute per effetto della bonifica, circa 75 anni fa. Abbiamo una popolazione che non è ancora diventata un popolo. Abbiamo un’aggregazione, un insieme di persone. Per questo è necessario formare le coscienze.
Speranze nei giovani
D. – Per diventare popolo molte speranze sono riposte anche nei giovani e in particolare nella loro partecipazione alla vita pubblica…
R. – Questi fatti di sangue hanno anche una ricaduta molto negativa proprio nella formazione. Temiamo che si generino emulazioni, che in alcuni giovani possa attecchire il virus di una mancata speranza verso il futuro. Quindi anche per le nuove generazioni abbiamo l’obbligo di parlare con un linguaggio molto deciso. Al tempo stesso dobbiamo però anche fare appello a tutte le persone di buona volontà, affinché raggiungano quelle intese che ci sembrano necessarie. Ieri ho partecipato al Consiglio straordinario comunale e ho dato il mio esplicito e pubblico consenso al fatto che sia stato emanato un documento unitario, firmato cioè da tutte le forze politiche.
Sinergia tra istituzioni e Chiesa
D. – Cosa può significare per il territorio di Latina questa sinergia fra istituzioni e Chiesa per affrontare una simile emergenza?
R. – Come è noto la Chiesa è sopra le parti, ma questo non vuol dire che sia assente dalle vicende della storia. Noi vogliamo – così come ci ha invitato a fare il Santo Padre – cercare di coniugare la grammatica universale dei valori etici con l’attenzione ai fatti che scandiscono la nostra storia. Si devono trovare le vie che portano al cielo, ma si deve anche vivere da uomini autentici su questa terra.
Appello del vescovo
D. – Quale appello vuole rivolgere a quanti sono coinvolti in questa rete criminale presente a Latina?
R. – Il mio richiamo è al fatto che siamo davanti a Dio e dovremo rispondere a Lui di quello che abbiamo fatto. Non dimentichiamo che ciò che abbiamo fatto, fosse anche all’ultimo degli uomini, il Signore lo sente come fatto a sé.