Concerto per i 90 anni del compositore romeno Roman Vlad
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Con un coro di voci bianche e un film documentario sono stati festeggiati ieri, nella sede dell’Accademia della Filarmonica Romana, i 90 anni di Roman Vlad, compositore pianista e musicologo. Il concerto in suo onore si è aperto con l’esecuzione della sua ultima composizione. E’ seguita poi la proiezione del film “Roman Vlad e il suono della memoria”, realizzato da Giovanni Sinopoli, figlio del grande direttore d’orchestra Giuseppe Sinopoli. Roman Vlad è nato in Romania nel 1919, è emigrato in Italia nel 1938 ed ha partecipato a congressi e seminari in tutto il mondo. Nella sua musica confluiscono dunque patrimoni e sonorità molto diverse come sottolinea proprio Roman Vlad, intervistato da Amedeo Lomonaco:
R. – Inizialmente la mia formazione musicale era centro-europea. Ho avuto un’educazione che mi ha messo a contatto molto presto con la musica dodecafonica della scuola di Vienna, ma c’è stato anche un influsso del folklore romeno. Quando sono venuto in Italia queste componenti folkloristiche sono scomparse. Io scrivo della musica dodecafonica molto libera, non sono un compositore seriale ed uso la massima libertà, seguendo soprattutto il mio sentire, come detta dentro.
90 anni in musica
D. – Seguendo proprio questa massima libertà, come racconta oggi in musica i suoi 90 anni?
R. – Questa manifestazione che si è svolta ieri prevedeva due parti. La prima comprendeva la mia ultima composizione pubblicata. Si tratta di una cinquantina di canzoni su testi di Toti Scialoja. Il vecchio novantenne celebra dunque i suoi 90 anni con cori infantili. Mi sono divertito tanto con questi cori. Dopo questa composizione, proprio poche settimane fa ho avuto un’ispirazione: ho sognato una Messa a cappella e mi sono subito messo a comporla; sono quasi arrivato alle ultime battute dell’Agnus Dei.
Musica è fantasia
D. – La musica è fantasia ma è anche cronaca degli stati d’animo. Quanto influiscono anche le vicende personali e la quotidianità nell’impalpabile patrimonio della creatività?
R. – Tutto influisce. Tutto è come se fosse nulla nello stesso tempo. Posso comporre una musica tragica, direttamente legata alle esperienze emotive attuali ed anche il suo contrario, come momento di evasione, di consolazione.
Nuove frontiere della musica
D. – Oggi quali sono gli spazi del suono, le nuove frontiere della musica?
R. – La musica si avvale ormai di quasi tutti i mezzi immaginabili, anche di quelli elettronici. I mezzi elettronici, però, non sostituiranno mai, secondo me, la musica dal vivo, la musica cantata e suonata direttamente. Permettono di usufruire di tutte le potenzialità dello spazio sonoro.