Terremoto in Cile: l’appello dell’arcivescovo di Concepción
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Torna a tremare la terra in Cile. Una nuova scossa di assestamento ha scatenato nella notte il panico tra la popolazione di Santiago e Concepción, una delle città maggiormente colpite dal sisma di sabato scorso. L’ultimo bilancio, ancora provvisorio, è di oltre 800 morti. C’è bisogno adesso di un autentico spirito di fraternità e comunione, come sottolinea l’arcivescovo di Concepción, mons. Ricardo Ezzati Andrello, raggiunto telefonicamente in Cile da Amedeo Lomonaco:
R. – La situazione materiale è molto grave, dappertutto ci sono case distrutte. Oltre al sisma, abbiamo sofferto il terremoto morale per la gente che assaliva le altre persone, che assaliva i supermercati e i negozi. Dopo l’arrivo dei militari le cose si sono tranquillizzate e adesso siamo molto impegnati a mettere in atto il servizio di soccorso, anche in relazione agli alimenti e ai generi di prima necessità. Speriamo che queste scosse, che tornano ogni tanto, finiscano presto.
Tra paura e panico
D. – In questi giorni la vita a Concepción è stata scandita dal coprifuoco, dalla paura di nuove scosse e, purtroppo, anche da episodi di saccheggio. Come si affrontano la paura, il panico e la rabbia?
R. – Io ho chiesto a tutti i sacerdoti, cominciando anche da me stesso, di stare vicino alla gente, perché quello di cui la popolazione ha maggiormente bisogno in questo momento è di una parola amica, di un gesto fraterno, di una benedizione del Signore. Tutti quegli elementi umani che fanno sentire la vicinanza, l’affetto. Io tutti i giorni a mezzogiorno e mezzo celebro la Santa Messa nell’atrio della cattedrale che è impraticabile. Vedo che di giorno in giorno è cresciuta la presenza della gente all’Eucaristia. La gente non ha bisogno solamente di pane, di acqua, ma di qualcuno che ascolti. Una persona che si sente ascoltata e compresa è una persona che riacquista la fiducia. Noi abbiamo bisogno di ridare fiducia alla gente.
Immagine di speranza
D. – C’è un’immagine, che anche in questo drammatico momento, dà speranza alla popolazione cilena?
R. – La cattedrale di Concepción esternamente sembra aver sofferto poco delle conseguenze del terremoto, ma internamente è totalmente impraticabile. Sulla cuspide c’è un’immagine della Madonna con le mani aperte, rivolta verso il basso, come per indicare che Lei accoglie tutti. Questa è stata l’immagine che abbiamo preso come segno per la popolazione e abbiamo detto: anche noi dobbiamo stendere le mani per aiutare, per portare sollievo, per accogliere e per consolare. Questo credo sia l’immagine della Chiesa che vogliamo far presente qui a Concepción, la città che ha il nome proprio della Santissima Vergine Maria.
Appello dell’arcivescovo di Concepción
D. – Eccellenza, quale appello vuole lanciare a quanti intendono portare il loro aiuto alla popolazione colpita dal sisma?
R. – L’appello è quello di essere tra la gente, con la gente, infondendo speranza, coraggio; infondendo anche timore di Dio, in modo tale che tutte le energie più belle dell’uomo e della donna si possano sprigionare e possano operare il bene di cui noi siamo capaci. Essere tra la gente, nel nome del Signore: questa è la nostra priorità. Verranno poi anche gli altri momenti e avremo bisogno di pensare alla ricostruzione, ma in questo primo momento il tempio vivo di Dio sono le persone, le persone che vogliamo servire con la stessa carità di Cristo, Nostro Signore.
Aiuti dalla Caritas italiana
Il presidente della Conferenza Episcopale cilena, mons. Alejandro Goic, ha ringraziato con un comunicato la Caritas Italiana per la solidarietà. Ieri la presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha stanziato un milione di euro in favore della la popolazione colpita dal sisma. In Cile, intanto, è già in corso una raccolta di fondi. Nel Paese caraibico è anche iniziata la Campagna “Il Cile prega e aiuta il Cile”, un’iniziativa di raccolta di alimenti non deperibili e denaro, promossa dalla Caritas a nome di tutti i vescovi del Cile. In ogni diocesi sono attivi dei centri per la raccolta di farina, riso, pasta, latte in polvere, olio, zucchero. Entro la fine della settimana, tramite i furgoni Caritas, verranno distribuiti aiuti a 150.000 famiglie nelle zone più colpite.