Adozioni gay: aggirati i principi normativi
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
E’ efficace e legittimo anche in Italia il provvedimento con cui una donna ha adottato in Spagna la figlia della sua compagna. Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Milano ribaltando il precedente pronunciamento del Tribunale dei Minorenni. La sentenza ha suscitato forti polemiche anche dal mondo della politica. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Per i giudici non è “contrario all’ordine pubblico” un provvedimento, autorizzato in un altro Paese, che riconosce “un rapporto di adozione piena tra una persona e il figlio del partner anche dello stesso sesso”. In primo luogo va valutato “l’interesse superiore del minore al mantenimento della vita familiare”.
Adozione piena e legittima
Con queste motivazioni la Corte d’Appello di Milano, con una controversa sentenza, ha riconosciuto “piena e legittima” l’adozione. Il caso riguarda una coppia composta da due donne italiane. Nel 2003 una delle due, con una fecondazione eterologa, ha partorito una bambina, in seguito adottata in Spagna dalla compagna della madre biologica.
Ribaltata la decisione del Tribunale dei minorenni
Le due donne, che si sono sposate nel 2009 in Spagna, hanno poi divorziato. Lo scorso anno si sono rivolte al Tribunale per i Minorenni di Milano chiedendo il riconoscimento, anche in Italia, dell’ordinanza di adozione spagnola. Ma i giudici hanno respinto questa istanza. La decisione è stata successivamente ribaltata.
Per i giudici rispettato il progetto di genitorialità
Dopo il ricorso in appello, è arrivata infatti la sentenza nella quale la Corte stabilisce che l’adozione è conforme anche per la legge italiana. La bambina – scrivono i giudici – è stata amata, educata e curata da entrambe le donne “che hanno realizzato l’originario progetto di genitorialità condivisa”.
La sentenza è in realtà in contrasto con l’ordinamento italiano e si richiama a pronunciamenti di altri Paesi. E’ una decisione che può portare verso direzioni contrarie ai principi e ai valori fondanti della Costituzione italiana. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il giurista Alberto Gambino:
R. – E’ in contrasto con quello che viene ritenuto il cosiddetto ordine pubblico interno, cioè principi fondanti della nostra adozione. Tuttavia i giudici ritengono che poiché di fatto in altri ordinamenti, come quello spagnolo, è ammesso invece avere dei genitori adottivi dello stesso sesso, a questo punto essendo uno Stato di fatto, anche l’ordinamento italiano deve far entrare questa novità. Questo però mette in discussione anche la libertà degli ordinamenti di legiferare, secondo propri principi ispiratori. In qualche modo noi stiamo importando valori, principi, norme che non ci appartengono.
Derive giuridiche dopo la sentenza
D. – A quali altre derive giuridiche può portare questa sentenza?
R. – Può portare al fatto che da un caso eccezionale ci si avvicini, sempre di più, invece alla normalità. Potrebbe essere che altri giudici diranno che non c’è più nessuna differenza tra l’adozione da parte di una coppia di sesso diverso e di una coppia dello stesso sesso.
Coppie gay e adozione
D. – Ed è anche un incoraggiamento, per le coppie omosessuali, a richiedere l’adozione all’estero perché poi si può ottenere l’automatico riconoscimento in Italia…
R. – E’ questo il punto più delicato, proprio perché si aggirano i principi dell’ordinamento italiano, andando all’estero dove invece principi e regole sono altri. Invece i giudici dovrebbero rispettare questa barriera all’ingresso di un ordinamento sovrano, che non ha fatto propri quei valori. Questo va davvero contro una libertà degli ordinamenti. Tra l’altro questo tema è salvaguardato anche a livello europeo dove non si è mai ritenuto che gli ordinamenti debbano conformarsi nella materia familiare a quelli che sono principi comuni. Ogni ordinamento può decidere in base al proprio ethos, ai propri valori fondanti, in base alla propria Carta costituzionale.