Presidenziali in Nicaragua e Guatemala
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In Guatemala e in Nicaragua sono ufficiali gli esiti delle elezioni presidenziali di ieri. L’ex generale Otto Pérez Molina, della formazione di destra “Partido Patriota”, è il nuovo capo di Stato del Guatemala. Daniel Ortega, leader del “Partito Sandinista” di sinistra, è stato confermato presidente del Nicaragua per la terza volta. Sulle similitudini e le differenze tra i due Paesi si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il giornalista della nostra emittente, Luis Badilla, esperto di questioni latinoamericane:
R. – In realtà fra i due Paesi non ci sono grandi similitudini, oltre al fatto che sono vicini in un’area geografica piuttosto omogenea ed oltre al fatto di aver avuto, in passato, numerose dittature militari. Per il resto, in realtà, fra il Guatemala e il Nicaragua ci sono grandi differenze. Il Guatemala ha 13 milioni di abitanti e il Nicaragua soltanto 6 milioni. Il Guatemala ha un ceto medio – diciamo – piuttosto forte. Il Nicaragua, invece, ha un ceto medio molto debole. In Guatemala la povertà complessiva supera l’84 per cento della popolazione, quella del Nicaragua si ferma intorno al 75 per cento. Ne conseguono, quindi, delle sfide completamente diverse per i due vincitori: uno della sinistra, in Nicaragua, e l’altro della destra, in Guatemala.
Futuro del Guatemala
D. – Soffermiamoci sul futuro del Guatemala, dove ha vinto il leader del partito di destra Otto Pérez Molina. Cosa può cambiare ora per questo Paese?
R. – Nel caso del Guatemala cambierà moltissimo, perché si tratta di un nuovo presidente, con un impianto politico e programmatico completamente opposto a quello del presidente uscente, che era un socialdemocratico. Un elemento importante è che non ci aspettiamo sorprese. Non se le aspetta neanche la comunità internazionale per il fatto che Otto Pérez Molina è un ex militare, che in passato è stato molto criticato per il suo comportamento autoritario.
Prospettive in Nicaragua
D. – Spostiamoci in Nicaragua, dove ha vinto l’ex leader della guerriglia sandinista, Daniel Ortega, che si avvia al terzo mandato nonostante una norma della Costituzione vieti due mandati consecutivi…
R. – Si tratta di una rielezione per un terzo mandato sulla cui legittimità costituzionale ci sono molti dubbi. Non si aspettano dei grandi cambiamenti: il presidente Ortega continuerà sicuramente con la sua politica – sia interna sia estera – di carattere socialdemocratico, di sinistra. E’ un ex leader della guerriglia sandinista, ma è – al tempo stesso – anche un politico che ormai da diversi anni si è messo sul solco delle socialdemocrazie latinoamericane. Una cosa che accomuna il Nicaragua con il Guatemala è questa: entrambi i due Paesi devono affrontare la grande sfida della povertà. Sarà interessante vedere quale delle due formule politiche e programmatiche alla fine la spunterà…
Influenze del voto nel contesto regionale
D. – Dunque un laboratorio politico che può avere anche delle conseguenze, delle influenze proprio per il contesto regionale. Sarà una sorta di competizione fra modelli politici che potranno anche essere presi come esempio da altri Paesi?
R. – E’ questa una questione interessante. Penso che, nei prossimi anni, ci sarà una sorta di gara per vedere come uno o l’altro affronteranno e risolveranno alcuni problemi simili, soprattutto quelli della povertà, dell’iniquità sociale, e più in generale i problemi socioeconomici del Paese. In ambito internazionale, invece, penso che alla fine, a causa dell’attuale situazione mondiale, questi due governi confluiranno e avranno delle posizioni abbastanza simili.