Globalizzazione e insicurezza culturale
Quando si tratta di riflettere sui possibili scenari che attendono l’uomo del futuro, l’immagine più ricorrente è quella del Golem. Il Golem è l’antesignano del moderno automa: fatto di argilla o terracotta, era usato come servo per sbrigare le faccende domestiche.
Autodistruzione
Poi però continua a crescere e diventa più grande e più forte di tutti quelli che gli stavano vicini. Con uno stratagemma, l’uomo lo induce a chinarsi per poterlo uccidere, e così avviene, ma il peso dell’argilla ricade sull’uomo stesso e lo schiaccia. Nel motivo del mito si può leggere anche il rischio che la capacità dell’uomo di modificare il proprio habitat di vita si trasformi in un micidiale strumento autodistruttivo.
Il rischio di credersi onnipotenti
Il rischio in un’epoca in cui le nuove tecnologie sembrano consentire tutto, è quello di credersi onnipotenti. La cultura che comprende i più avanzati mezzi tecnologici può essere considerata come il prolungamento dell’organismo biologico; ciò significa, per esempio, che l’arte e la scienza non sono connaturate all’uomo meno del suo istinto, del bisogno di nutrirsi, di intessere una vita sociale, ecc.
Spinte alla solitudine
La cultura che cresce e si sviluppa nell’era della globalizzazione presenta peculiarità preoccupanti, quali una sempre maggiore spinta alla solitudine perché spesso, ad esempio, l’interazione col computer viene privilegiata su quella con la società ed una generale tendenza all’omologazione culturale: in questa cornice l’unica realtà globale è quella americana.
Smarrimento del senso di identità culturale
Infine la perdita progressiva della percezione dello spazio e del tempo, dovuta alla sparizione dei confini e alla riduzione della durata degli spostamenti, influisce pesantemente sul senso di identità culturale.
Dalla tesi di laurea, nel 2001, di Amedeo Lomonaco: “Limiti e potenzialità del fenomeno della globalizzazione per l’economia contemporanea”.