Crollo del ponte a Genova, intervista con il cardinale Bagnasco

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© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews E’ una giornata di dolore e sgomento. La Chiesa di Genova piange e prega per coloro che, a causa del crollo del ponte Morandi, hanno perso la vita. Intervista con il cardinale Angelo Bagnasco

E’ una giornata di sgomento e dolore. Negli occhi dei primi testimoni, quello verificatosi a Genova è uno scenario apocalittico con “tante vetture accartocciate su se stesse”. Per il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, si profila “una immane tragedia”. Una consistente parte del ponte Morandi, una delle arterie principali del nodo viario genovese, si è sbriciolata su se stessa lasciando al proprio posto cementi, calcinacci e un tragico squarcio nello skyline genovese.

Almeno 35 vittime

Il crollo, avvenuto poco prima di mezzogiorno, è stato accompagnato da un tonfo devastante. Secondo un primo bilancio, ancora provvisorio, le vittime sono almeno 35. Le prime ipotesi sono legate ad un cedimento strutturale. Al momento della tragedia, sulla zona si stava abbattendo un violento nubifragio. Secondo alcuni testimoni “un fulmine avrebbe colpito il ponte”. Le prime immagini, girate subito dopo il crollo, mostrano un camion a pochi metri dal baratro. Dopo la tragedia, si è subito messa in moto la macchina dei soccorsi. Dalle macerie sono state estratte vive due persone.

Crollato uno dei tre piloni

Il ponte crollato è un viadotto della A10, autostrada che collega Genova con Ventimiglia. Si snodava, lungo la vallata Val Polcevera, tra i popolosi quartieri di Sampierdarena e Cornigliano. Era stato progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi ed inaugurato, nel 1967, dal presidente della Repubblica italiana, Giuseppe Saragat. Aveva una lunghezza di 1.182 metri con un’altezza, rispetto al piano stradale, di circa 50 metri. Era sorretto da tre piloni in cemento armato che raggiungevano i 90 metri di altezza. Il crollo ha riguardato il pilone situato sulla sponda sinistra del torrente Polcevera. Il pilone centrale, sopra via Fillak, e quello orientale sono invece rimasti in piedi.

Nel 2016 erano iniziati lavori di ristrutturazione

Il viadotto era anche noto come “Ponte di Brooklyn” per una forma che richiama in parte il celebre ponte americano. Un ponte “gemello” in Venezuela era parzialmente crollato, nel 1964, a causa dell’urto di una petroliera fuori controllo. Nel 2016 erano iniziati lavori di ristrutturazione. “Lo stato del viadotto – rende noto in un comunicato Autostrade per l’Italia – era sottoposto a costante attività di osservazione e vigilanza”. “Le cause del crollo – si legge ancora nel documento – saranno oggetto di approfondita analisi non appena sarà possibile accedere in sicurezza ai luoghi”.

“Ancora una volta una tragedia volge l’attenzione del Paese a Genova. Questi giorni, che avrebbero dovuto essere di festa e di riposo per tutti, sono invece insanguinati da un nuovo dramma, che ferisce pesantemente intere famiglie e comunità”. E’ quanto scrive il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, riferendosi al crollo del Ponte Morandi a Genova. “In queste ore di dolore – aggiunge il porporato – con la nostra preghiera e la nostra solidarietà umana e cristiana, siamo vicini al cardinale Angelo Bagnasco, alla sua Chiesa e alla sua città, ai soccorritori e a quanti sono in lutto o in ansia per la sorte dei loro cari”.

Il card. Bagnasco: cresca un amore più grande per Genova

Domani, mercoledì 15 agosto nella solennità della Madonna Assunta, in tutte le chiese dell’arcidiocesi di Genova verranno ricordati, con specifiche preghiere, le vittime e l’intera città. “La comunità cristiana – si legge in un comunicato dell’arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco – si stringe in un abbraccio solidale ai familiari delle vittime ed è vicina ai feriti. Ringrazia con ammirazione i soccorritori, ancora una volta generosi nel loro tempestivo intervento”. In una intervista esclusiva a VaticanNews il cardinale Bagnasco sottolinea, inoltre, che da questa giornata di dolore può nascere un amore più grande per la città, già recentemente ferita da dolorose circostanze.

R.- Ho dato disposizioni perché domani si facciano preghiere particolari  in tutte le parrocchie proprio per questa situazione, in particolare per le vittime, i feriti e i familiari naturalmente, ma per la città intera perché abbia il coraggio e la forza di continuare a sperare e di risollevarsi stando ancora più insieme, mettendo insieme le energie migliori, spirituali, morali e di ogni genere, come ha fatto in altre circostanze.

A proposito di altre circostanze, Genova è una città che è stata recentemente scossa da disastri naturali,  come l’alluvione del 2014, il grave incidente nel porto del 2013. La tragedia di oggi è un’ ulteriore drammatica ferita che dimostra come il territorio abbia bisogno di un’ attenta pianificazione e di un’opera costante di controllo e prevenzione…

R.- Certamente questo è un fatto che ci auguriamo metta in atto un’attenzione maggiore; però anche in queste circostanze, la città ha mostrato sì le proprie fragilità un po’costitutive, però nello stesso tempo, sul piano  dello spirito del popolo e della cittadinanza, ha mostrato anche capacità di reazione positiva e di solidarietà concreta.

Da questa giornata di lutto, ma anche da questa reazione comunitaria, cosa può nascere proprio per il futuro di Genova? Questa giornata così triste può essere l’inizio di che cosa?

R.- Di un amore più grande per Genova, di un amore più grande per una città che ha un animo grande e lo ha mostrato sempre nella storia, storia di commerci, di incontro, di apertura. E’ un luogo di mare, di genialità anche industriale e a molti livelli. Quindi è una città che merita, anche per la sua bellezza intrinseca, tutta da scoprire, ma soprattutto per lo stile che a volte può apparire quasi chiuso; in realtà è riservato e umile ma forte con  grande nerbo interiore. Mi auguro dunque veramente che ci sia questa crescita: che l’amore per Genova, per la nostra città, cresca in tutti noi tutti i genovesi.

Domani ricorre la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine. Può essere questa una occasione per affidare a Maria  la popolazione e le vittime di questa nuova tragedia?

R.- Così sarà in tutte le parrocchie e le chiese con preghiere speciali; i parroci sono già informati. Tutta la comunità cristiana eleverà al Signore per intercessione della Madonna, preghiere particolari. Gli aspetti più folcloristici, più paesani e popolari che spesso accompagnano le festa della Madonna specialmente nell’entroterra, saranno sospesi.

Quindi eminenza, sentendo i parroci della Diocesi, ha avvertito una voce unica e una grande vicinanza alle vittime? E’ questo un coro unico che si leva dalla diocesi di Genova?

R.- Assolutamente sì. Ho sentito i parroci direttamente interessati nell’area di questa tragedia; siamo in stretto contatto e loro sono vicini alla popolazione e in particolare alla famiglie che devono sgombrare, per prudenza, le loro case. Noi abbiamo messo a disposizioni delle autorità la possibilità di accogliere eventuali sfollati nelle nostre strutture, che sono già pronte.

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