Giornata mondiale contro la pena di morte, intervista con Mario Marazziti
© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews – Nel 2017 la maggior parte delle esecuzioni ha avuto luogo in Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan.
Sensibilizzare sulle disumane condizioni di vita delle persone condannate alla pena capitale. E’ questo l’obiettivo dell’odierna Giornata mondiale contro la pena di morte. Molto spesso, i prigionieri nel braccio della morte – sottolinea sul proprio sito la “World Coalition against death penalty” – diventano esseri umani “sui quali la società non investe più”: tra le principali criticità, il fenomeno sovraffollamento in diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia e la detenzione in celle di isolamento, in particolare negli Stati Uniti. I prigionieri detenuti nel braccio della morte hanno inoltre poche possibilità di avere contatti con familiari e avvocati.
Nel 2017 esecuzioni capitali in 23 Paesi
Nel 2017 – rende noto Amnesty International – sono state registrate “993 esecuzioni in 23 Paesi, il quattro per cento in meno rispetto al 2016 e il 39 per cento in meno rispetto al 2015”. La maggior parte delle esecuzioni ha avuto luogo “in Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan”. Ma questo dato – sottolinea l’organizzazione non governativa internazionale – “non tiene conto delle migliaia di esecuzioni avvenute in Cina, dove le informazioni sull’uso della pena di morte restano un segreto di stato”. Sono invece 107 i Paesi che hanno abolito la pena di morte per tutti i reati.
Papa Francesco: pena di morte inammissibile
Nel Catechismo della Chiesa cattolica è stata recentemente introdotta una modifica, relativa alla pena di morte, voluta da Papa Francesco: “la Chiesa insegna alla luce del Vangelo – si legge nel Rescritto pubblicato lo scorso mese di agosto – che la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona, e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo”. “Oggi è sempre più viva – si sottolinea nel testo – la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi”.
Persone trasformate in “ex esseri umani”
La Comunità di Sant’Egidio partecipa a questa Giornata promuovendo visite nei bracci della morte di penitenziari negli Stati Uniti, in Indonesia e in diversi Paesi africani. Mario Marazziti, della Comunità di Sant’Egidio, sottolinea a Vatican News che questo è “un tempo complicato”: molti pensano che “chi sbaglia deve finire in carcere” e chi si trova nel braccio della morte “è considerato da tanti un mostro”. I bracci della morte, in particolare, sono luoghi dove “il sistema tende a disumanizzare le persone prima di ucciderle” per poter dire: chi viene ucciso non è più una persona ma “un ex essere umano”. In alcuni Stati, aggiunge, si investe molto di più nel sistema penitenziario che nell’istruzione.
In difesa della vita
In California, ricorda Marazziti, “sono più di 700 i condannati a morte” e le esecuzioni sono due o tre all’anno. E’ un sistema, aggiunge, che costa tantissimo ed è una tortura sapere che, probabilmente, non si verrà uccisi, anche se ci si trova nel braccio della morte. “Quando lo Stato decide di abbassarsi al livello di chi uccide e di teorizzare che non esiste la possibilità di cambiare – spiega Marazziti -“le persone non sono più persone”. “Tutti i condannati a morte che sono usciti innocenti dal braccio della morte che ho conosciuto – ricorda Marazziti – sono persone senza rancore: testimoniano ogni giorno che la voglia di vendetta li renderebbe ancora prigionieri”. “La decisione di Papa Francesco di consolidare nel Catechismo della Chiesa Cattolica la difesa integrale della vita umana – conclude – rende oggi più comunicabile e comprensibile la battaglia della Chiesa cattolica per la difesa della vita, dall’inizio alla fine”.
Pena capitale contraria al Vangelo
La difesa della vita e la tutela della dignità umana sono i pilastri di molti discorsi di Papa Francesco. Rivolgendosi l’11 ottobre del 2017 ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il Pontefice aveva affermato: “Si deve affermare con forza che la condanna alla pena di morte è una misura disumana che umilia, in qualsiasi modo venga perseguita, la dignità personale”. La pena capitale “è in sé stessa contraria al Vangelo perché viene deciso volontariamente di sopprimere una vita umana che è sempre sacra agli occhi del Creatore e di cui Dio solo in ultima analisi è vero giudice e garante”. Sempre in quella occasione, il Papa aveva infine sottolineato: “mai nessun uomo, ‘neppure l’omicida perde la sua dignità personale’, perché Dio è un Padre che sempre attende il ritorno del figlio il quale, sapendo di avere sbagliato, chiede perdono e inizia una nuova vita. A nessuno, quindi, può essere tolta non solo la vita, ma la stessa possibilità di un riscatto morale ed esistenziale che torni a favore della comunità”.