Voci indigene al Sinodo: l’Amazzonia è soffio di vita, respiro per il mondo
© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews – Portano la voce di 390 etnie, provengono da tutti i Paesi della regione Panamazzonica. Sono i rappresentanti dei popoli indigeni che partecipano al Sinodo come uditori.
Voci e volti, non solo originali copricapi. I rappresentanti dei popoli indigeni al Sinodo sono persone che portano nel cuore della Chiesa universale il grido di dolore dei popoli dell’Amazzonia, una regione che oltre ad essere uno dei territori di maggiore biodiversità al mondo, è anche il luogo in cui l’esistenza di molte culture è minacciata da grandi interessi economici. Al loro grido cerca di rispondere la Chiesa con sollecitudine, con la memoria di una presenza missionaria che rende l’Amazzonia anche una terra di martiri. Al loro appello si unisce Papa Francesco che esorta anche a rinnovare i cammini per la Chiesa in questa regione, “perché non si spenga il fuoco della missione”.
“È indispensabile prestare speciale attenzione alle comunità aborigene con le loro tradizioni culturali. […] Per loro, infatti, la terra non è un bene economico, ma un dono di Dio e degli antenati che in essa riposano, uno spazio sacro con il quale hanno il bisogno di interagire per alimentare la loro identità e i loro valori. Quando rimangono nei loro territori, sono quelli che meglio se ne prendono cura. Tuttavia, in diverse parti del mondo, sono oggetto di pressioni affinché abbandonino le loro terre e le lascino libere per progetti estrattivi, agricoli o di allevamento che non prestano attenzione al degrado della natura e della cultura. (dalla Lettera enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco)”.
Se muore l’Amazzonia, muoiono anche i suoi popoli
José Gregorio Diaz Mirabal è il coordinatore generale del Coordinamento delle organizzazioni indigene della Conca Amazzonica (Coica). Nell’intervista rilasciata a Patricia Ynestroza di Vatican News, rivolge innanzitutto parole di ringraziamento al Papa: “Salutiamo il nostro grande fratello Francesco per questo invito a porre l’accento sui problemi della foresta, sui problemi dei figli della foresta amazzonica”. E lancia un accorato appello: “In questo momento, dal Sinodo, ci appelliamo ai governi di Ecuador, Bolivia, Brasile affinché pongano fine alla violenza contro la natura, non continuino a maltrattare il nostro popolo e ascoltino la nostra voce”. Gli equilibri dell’Amazzonia, aggiunge José Gregorio Diaz Mirabal, sono gravemente minacciati: “Stiamo lottando perché la madre terra resti in equilibrio dando ossigeno, acqua, dando vita al pianeta. Non la vogliamo morta. Se lei muore, moriamo anche noi con lei”. Il coordinatore generale del Coica ricorda infine il senso della presenza dei rappresentanti dei popoli indigeni dell’Amazzonia al Sinodo: “Siamo qui per salvare la nostra natura, per lottare uniti con Papa Francesco affinché questo Sinodo sia un esempio per l’umanità. Abbiamo bisogno di vivere”. Il Coica è una organizzazione che persegue, tra le proprie finalità, la protezione e la sicurezza dei popoli e dei territori indigeni. Un impegno che si fonda sulla difesa dei loro modi di vita, principi e valori sociali, spirituali e culturali.
L’Amazzonia siamo tutti noi
Anitalia Claxi Pijachi Kuyuedo è una donna rappresentante del popolo Okaina Witoto dell’Amazzonia colombiana. Intervistata da Sofia Lobos di Vatican News, sottolinea che in questo Sinodo “è importante trasmettere un messaggio chiaro per coloro che non ci conoscono: che ci permettano di ascoltarci, di conoscerci e di sentire che cos’è l’Amazzonia”. “Questa regione – aggiunge – più che un bioma, è spirito, è donna, è il soffio di vita, l’alito di vita che il Padre Creatore ha dato al servizio dell’umanità”. “Per questo – conclude Anitalia Claxi Pijachi Kuyuedo – è molto importante che tu in Europa, tu in Africa, tu in Asia e in tutti i Continenti teniate conto del fatto che voi siete l’Amazzonia, che io sono l’Amazzonia e, soprattutto, che l’Amazzonia è donna”. Quello degli Okaina Witoto è uno dei 348 popoli che vivono nella foresta amazzonica. I membri di questa comunità vivono, principalmente, lungo i corsi medi dei fiumi Caquetá e Putumayo, nella regione amazzonica della Colombia.
La guida del Sinodo
La Chiesa si mette in ascolto delle voci dei popoli indigeni. Questo cammino, come ha ricordato Papa Francesco aprendo lo scorso 7 ottobre i lavori sinodali, ha la sua ispirazione e guida nello Spirito Santo: “Siamo venuti per contemplare, per comprendere, per servire i popoli. E lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, lo facciamo in sinodo. E lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, lo facciamo in sinodo, non in tavole rotonde, non in conferenze e ulteriori discussioni: lo facciamo in sinodo, perché un sinodo non è un parlamento, non è un parlatorio, non è dimostrare chi ha più potere sui media e chi ha più potere nella rete, per imporre qualsiasi idea o qualsiasi piano.”. “Sinodo – ha detto in fine il Pontefice – è camminare insieme sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è l’attore principale del Sinodo”.