Coronavirus, il prezzo pagato dai sacerdoti

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews. Sono almeno 30 i preti morti in Italia a causa della pandemia di Covid-19, almeno 16 vittime sono della diocesi di Bergamo. Parroci, formatori, uomini dediti al loro ministero, dalle loro vite emerge lo spaccato della Chiesa che ama Francesco, quella che ha l’odore delle sue pecore e che ne condivide condizioni e sorte.

Tra le persone positive al Coronavirus ci sono anche molti sacerdoti. Alcuni sono in isolamento, altri in terapia intensiva. Almeno trenta sono morti, in questi giorni, a causa di complicazioni legate alla pandemia. Anche e soprattutto in questo momento così drammatico, i preti assicurano comunque il loro impegno a fianco del popolo. A loro, lo scorso 15 marzo durante l’Angelus, è andata la gratitudine di Papa Francesco. In quell’occasione, il Pontefice ha ringraziato “tutti i sacerdoti, la creatività dei sacerdoti”. “Sacerdoti che pensano mille modi di essere vicino al popolo, perché il popolo non si senta abbandonato”.  Il 13 marzo, durante la Messa a casa Santa Marta, il Papa ha pregato perché “lo Spirito Santo dia ai pastori la capacità e il discernimento pastorale”. “Che il popolo di Dio – ha detto Francesco – si senta accompagnato dai pastori e dal conforto della Parola di Dio”.

Diocesi di Bergamo in lutto

Nella sola diocesi di Bergamo, città gravemente colpita dalla pandemia di Covid-19, sono almeno 16 i sacerdoti morti per conseguenze o complicazioni legate al coronavirus. Monsignor Tarcisio Ferrari è stato, per oltre 30 anni, parroco della chiesa di Sant’Alessandro della Croce a Bergamo. “Dei tanti anni passati in questa parrocchia – ricordava recentemente con commozione – porto nel cuore la gioia dell’ordinazione di cinque sacerdoti novelli e l’aver aiutato tanti poveri e bisognosi. Poi la generosità delle persone, l’aver conosciuto tante famiglie e vissuto tanti eventi e celebrazioni in questa stupenda parrocchia”. Don Mariano Carrara era malato da tempo ma, nonostante la malattia, non aveva interrotto la propria preziosa opera al servizio della comunità di Urgnano. Dopo un peggioramento delle condizioni di salute, è risultato positivo al Coronavirus ed è deceduto dopo il ricovero all’ospedale “Papa Giovanni XXIII”. Monsignor Achille Bellotti, da novello sacerdote, è stato cappellano tra gli emigranti in Belgio. Un tema, quello delle migrazioni, che si è intrecciato lungo tutto l’arco del suo ministero pastorale. “Ci sono alcuni elementi – ricorda l’Ufficio Migranti della diocesi di Bergamo – che contraddistinguono le persone che provengono dal mondo contadino: la concretezza e la determinazione, ma anche la serenità interiore. Don Achille ha assorbito dalla famiglia questo nutrimento”.

Don Tarcisio Casali ha celebrato la Santa Messa fino a pochi giorni prima del decesso. “Sono un prete – aveva scritto in occasione del 50.mo di sacerdozio – che ha vissuto fin dall’inizio il Concilio Vaticano II. Sono stati anni indimenticabili, pieni di entusiasmo e speranza, perché nella Chiesa iniziava a sorgere un giorno di luce splendidissima. Era appena l’aurora ma già si toccavano i primi raggi del sole sorgente”. Don Silvano Sirtoli era nato a Bergamo nel 1960. “La sua vita – ricorda don Mario Carminati, vicario episcopale per le attività economiche, suo compagno di ordinazione – è stata un Vangelo vissuto lasciando un grande segno ovunque”. Don Giancarlo Nava ha svolto per diversi anni il suo ministero in Paraguay. In questo Paese, dove ha avviato una scuola di formazione per i contadini, ha anche subito minacce per aver denunciato piaghe come la corruzione e il traffico di droga e di armi.

Don Giuseppe Berardelli era arciprete a Casnigo. Il suo saluto era sempre lo stesso: “Pace e bene”. Padre Giosuè Torquati era nato a Bergamo nel 1938. Sacerdote dehoniano, era chiamato da tutti “Mago allegria” perché animava spettacoli con giochi di prestigio in oratori, parrocchie, scuole e case di riposo. Diceva che il Signore “non voleva salici piangenti”. Don Umberto Tombini ha svolto in particolare il suo ministero sacerdotale nel comune di Zogno. Queste le sue parole rivolte qualche anno fa alla sua comunità: “Ho tanti volti nel cuore, difficilmente li dimenticherò. Dico grazie al Signore per avermi fatto conoscere tutti voi che mi avete donato tanto affetto”.

Don Gaetano Burini, dopo l’ordinazione, ha iniziato il suo ministero sacerdotale nel 1962 a Peia. “Mi entusiasmavano le omelie dialogate – aveva detto ricordando il periodo in cui è stato parroco a Urgano – che tenevo durante la messa domenicale dei ragazzi. Due o più ragazzi e un giovane venivano sul presbiterio e comunicavano ad alta voce i sentimenti che le letture bibliche suscitavano in loro”.  Don Remo Luiselli aveva avviato nel 1989 a Ghisalba una comunità di recupero per tossicodipendenti. Nel 1993 è stato aggredito da alcuni giovani in canonica. “Era una spedizione punitiva – ha raccontato – perché in quegli anni ero riuscito a mandare 43 ragazzi tossicodipendenti in una comunità di recupero e questo andava contro gli sporchi interessi di qualcuno”. Da quarant’anni, don Piero Paganessi era il punto di riferimento degli abitanti di Comonte a Seriate. Era conosciuto anche per l’impegno a favore dell’Associazione “Operatori di Pace”, opera dal 1992 in India per aiutare persone bisognose nello stato dell’ Andra Pradesh.

Don Enzo Zoppetti è stato ordinato sacerdote nel 1955. È stato prima coadiutore parrocchiale di Camerata Cornello, quindi parroco di Cantoni d’Oneta (1959-76) e poi di Rosciano. Anche in età avanzata, fin quando la salute lo ha permesso, ha aiutato varie parrocchie. Monsignor Francesco Perico ha dedicato il suo ministero in particolare ai giovani. Molti di questi, ormai anziani, lo ricordano con tanto affetto sui social network. Don Adriano Locatelli lo scorso primo marzo, nei primi giorni di restrizioni per contrastare l’emergenza legata al Coronavirus, aveva concelebrato la Messa trasmessa su Facebook per la sua comunità. Don Guglielmo Micheli è stato, tra l’altro, direttore della Casa dello Studente di Bergamo dal 1968 al 1997 e assistente ecclesiastico dell’Associazione S. Guido di Anderlecht dal 1993 al 2001.

Le vittime della diocesi di Parma

Anche la diocesi di Parma paga un pesante tributo. Sono sei i sacerdoti deceduti. Don Giorgio Bocchi, parroco di Coltaro, e don Pietro Montali avevano 89 anni. Uno dei sacerdoti più giovani morti a causa della pandemia è don Andrea Avanzini, scomparso all’età di 55 anni. Le altre tre vittime della diocesi di Parma sono don Fermo Fanfoni, parroco di Mezzano Inferiore, don Giuseppe Fadani, della parrocchia di Carignano, e don Franco Minardi, parroco di Ozzano Taro e già direttore della Caritas diocesana.

Sacerdoti morti nella diocesi di Cremona

Nella diocesi di Cremona sono morti, anche a causa del Covid-19, quattro sacerdoti. Don Albino Aglio era stato ordinato nel 1949. Ha svolto i suoi primi anni di ministero come “prete d’Oratorio”. Monsignor Vincenzo Rini era sacerdote e giornalista. Ha diretto per tanti anni il settimanale diocesano “La Vita Cattolica”. È stato anche presidente dell’Agenzia di Stampa Sir e della Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc). A causa di complicazioni legate al Coronavirus sono deceduti due canonici onorari della Cattedrale di Cremona: monsignor Giuseppe Aresi, ordinato nel 1953, e monsignor Mario Cavalleri, il sacerdote più anziano della diocesi. Aveva 104 anni.

Nell’arcidiocesi di Milano morti tre preti

Anche l’arcidiocesi di Milano piange la morte di sacerdoti. Il primo prete ambrosiano vittima del virus è Don Marco Barbetta, 82 anni, cappellano del Politecnico, direttore spirituale di moltissimi giovani. Sempre a Milano, dopo giorni di lotta in terapia intensiva, è morto don Luigi Giussani, 70 anni, vicario della popolare parrocchia milanese di San Protaso, omonimo del fondatore di Comunione e Liberazione. Nel giorno della Solennità di San Giuseppe, è poi giunta la notizia del decesso di don Ezio Bisiello, a lungo parroco di Ronco Briantino.

Prima vittima al sud

Apparteneva alla diocesi di Salerno-Campagna-Acerno il primo sacerdote del Sud Italia morto dopo essere risultato positivo al coronavirus. Si tratta del parroco di Caggiano, don Alessandro Brignone, deceduto all’età di 45 anni. Quanti funerali – ricorda il confratello don Luigi Pierri – ha celebrato! Ed ora per lui nessun funerale. Accompagnamolo almeno con la nostra fraterna e riconoscente preghiera”.

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