Settimana della Laudato si’: alziamo le voci per la terra e i più vulnerabili
Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews. Ispirati dagli insegnamenti di Papa Francesco, individui, comunità e organizzazioni possono contribuire a realizzare una profonda conversione ecologica. Seguendo questa direttrice, proseguono le iniziative della “Settimana della Laudato sì“. Oggi, in streaming, in programma un dibattito incentrato su quanti, in questo tempo di pandemia, sono ancora più vulnerabili. Intervista con padre Dario Bossi sulle drammatiche condizioni dei lavoratori nelle miniere in Brasile.
“Alzare le nostre voci per la terra e per i più vulnerabili”. È questo il tema del dibattito in programma oggi alle ore 17.00 (ore di Roma) in diretta streaming sulla piattaforma “Zoom” organizzato dal Cidse (Cooperazione internazionale per lo sviluppo socio-economico), dal Movimento “Iglesias y Minería” e dall’organizzazione internazionale non governativa “Franciscans International”. Si tratta di un evento collegato alle iniziative organizzate nell’ambito della “Settimana della Laudato sì”, promosse dal Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale. Ci si può registrare tramite questo link.
I poveri ancora più vulnerabili
Tra le finalità del dibattito, quella di riflettere su come, ispirati dalla Laudato si’, individui, comunità e organizzazioni possano contribuire a realizzare una profonda conversione ecologica. Attraverso riflessioni personali ed esperienze concrete si vuole in particolare capire quale cambiamento politico si debba promuovere per ascoltare veramente il grido della terra e dei poveri. Un grido che, soprattutto in questo tempo, è accompagnato da nuove e pressanti preoccupazioni.
Avere cura dell’Amazzonia significa avere a cuore il mondo
“La foresta amazzonica è a un passo dal punto di non ritorno! Se continua ad avanzare il deforestamento, entreremo in un ciclo irreversibile di ‘savanizzazione’ dell’Amazzonia”. È quanto sottolinea padre Dario Bossi, superiore provinciale dei Missionari Comboniani del Brasile, membro della Repam e della Rete Iglesias y Minería, uno dei 113 padri sinodali che nell’ottobre scorso hanno portato in Vaticano la voce dei popoli indigeni dell’Amazzonia. Vari ricercatori ricorda il missionario, ipotizzano che il Brasile potrebbe essere la culla della prossima pandemia, poiché la distruzione dell’habitat naturale amazzonico può provocare una contaminazione tra gli animali selvatici (portatori sani di virus a noi sconosciuti e finora isolati), gli enormi allevamenti di bestiame (che sono una delle principali cause del disboscamento) e gli uomini. A padre Dario abbiamo chiesto come vivono, in particolare questa emergenza legata al coronavirus, le persone più vulnerabili che lavorano nelle miniere:
R.- Le comunità che sono in vari modi contaminate dall’estrazione mineraria affrontano maggiori conseguenze del virus. Infatti, chi lavora nelle miniere (a cielo aperto o sotterranee) o vive in zone che soffrono gli impatti dell’infrastruttura di elaborazione, trasporto e esportazione dei materiali, è esposto alla contaminazione di metalli pesanti, respira la polvere e frequentemente soffre di seri problemi ai polmoni, alla pelle, alla vista. Sono quindi una categoria a rischio.
Inoltre, siamo scandalizzati dal fatto che, in Brasile e vari paesi dell’America Latina, l’estrazione mineraria è stata dichiarata un’attività essenziale, permettendo così alle grandi multinazionali di far lavorare i loro funzionari, spesso senza poter garantire sicurezza, distanziamento, misure igieniche e di protezione. L’attività mineraria diventa una potenziale bomba di contagio. E non è vero che è essenziale, primo perché gli stock accumulati in questo tempo di recessione permetterebbero molto bene una diminuzione dell’estrazione. Secondo, perché tra il 70 ed il 90% dei materiali è esportata. È quindi essenziale al portafoglio di chi vuole continuare a vendere, anche in tempo di pandemia!
Come far sentire al mondo la voce dei più vulnerabili, come si chiede nella Laudato si?
R. – Al Sinodo dell’Amazzonia, che il Papa ha definito “figlio della Laudato Si”, abbiamo portato con forza il grido della gente e della Madre Terra contro le attività estrattive. Attività che i vescovi latinoamericani definiscono “una sfrenata tendenza del sistema economico per trasformare in capitale i beni naturali”. Il Sinodo ha risposto con forza a questo appello, come si legge nell’esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazônia” (n. 14): “Quando alcune aziende assetate di facili guadagni si appropriano dei terreni e arrivano a privatizzare perfino l’acqua potabile, o quando le autorità danno il via libera alle industrie del legname, a progetti minerari o petroliferi, (…) si trasformano indebitamente i rapporti economici e diventano uno strumento che uccide. Alle operazioni economiche, nazionali e internazionali, che danneggiano l’Amazzonia e non rispettano il diritto dei popoli originari (…), occorre dare il nome che a loro spetta: ingiustizia e crimine”. Ci stiamo impegnando molto per far valere la voce delle comunità, intensificata da queste parole di Papa Francesco. In Brasile lanceremo, settimana prossima, una campagna “Le miniere non sono essenziali. La vita sí!”. La nostra rete ecumenica Iglesias y Minería sta portando avanti anche una campagna di disinvestimento dalle attività minerarie, rivolta soprattutto al mondo religioso. Inoltre, stiamo denunciando il grave pericolo che in Brasile si permetta l’estrazione mineraria nelle terre indigene, il che sarebbe un disastro!
La realtà del Brasile appartiene a tutti. Come insegnare che siamo una famiglia interdipendente?
R.- Quando Papa Francesco ha indicato l’Amazzonia come banco di prova per l’umanità e l’ha scelta come uno dei paradigmi per concretizzare la Laudato si’ in un impegno collettivo delle chiese, delle popolazioni locali, delle istituzioni politiche e della società civile organizzata, ci ha fatto capire il valore essenziale di questo bioma per l’equilibrio vitale del mondo intero. La foresta amazzonica è a un passo dal punto di non ritorno! Se continua ad avanzare il deforestamento, entreremo in un ciclo irreversibile di “savanizzazione” dell’Amazzonia. Ciò avrà conseguenze devastanti sulla vita dei popoli che la abitano, sul ciclo dell’acqua in tutto il continente latinoamericano, sull’equilibrio climatico mondiale. Inoltre, vari ricercatori ipotizzano che il Brasile potrà essere la culla della prossima pandemia, poiché la distruzione dell’habitat naturale amazzonico provocherebbe incontro e contaminazione tra gli animali selvatici (portatori sani di virus a noi sconosciuti e finora isolati), gli enormi allevamenti di bestiame (che sono una delle principali cause del disboscamento) e la vita umana. L’Amazzonia ha influenze sull’intero Pianeta. O impareremo ad averne cura, o dovremo curarci delle conseguenze della violenza che noi stessi stiamo provocando!
Laudato si’, una chiave per aprire nuovi orizzonti
Fin dalla sua pubblicazione, la Laudato si’ ha dato una chiave lettura nuova sulle sfide contemporanee. È quanto sottolinea Chiara Martinelli, senior advisor nel Cidse (Cooperazione internazionale per lo sviluppo socio-economico). Sia in campo politico sia nella vita quotidiana, aggiunge, si deve trarre ispirazione dalla “conversione ecologica di cui parla il Papa“. Anche per il settore dell’estrazione mineraria, ricorda Chiara Martinelli, gli insegnamenti dell’enciclica di Francesco sono un riferimento imprescindibile.
R. – Fin dalla sua pubblicazione, già 5 anni fa, l’Enciclica Laudato si’ ci ha dato una chiave di lettura nuova sulle principali sfide contemporanee. Esortando ad ascoltare il grido della Terra e quello dei poveri come un unico grido, Papa Francesco ci ha aiutato a comprendere come le principali sfide odierne, quali la crisi climatica ambientale e la crisi economica e socio-culturale, siano il risultato di un sistema dominante.
Un sistema economico dominante che mette troppo spesso al centro il profitto di pochi piuttosto che il bene comune e la salvaguardia del Creato. Questa interconnessione fra diverse crisi ci aiuta anche a comprendere che, in qualsiasi richiesta di cambiamento politico e in qualsiasi azione individuale, dobbiamo continuare ad essere ispirati da questa conversione ecologica di cui parla Papa Francesco. E dobbiamo mettere al centro l’armonia nella relazione tra la natura, noi stessi e gli altri.
In particolare, quali azioni anche politiche sono state ispirate dalla Laudato si’i per il settore delle estrazioni nelle miniere?
R. – L’enciclica Laudato si’ ha sicuramente ispirato azioni politiche concrete. Per quanto riguarda il settore dell’estrazione delle miniere, mi soffermo su tre aspetti principali. Il primo riguarda una chiamata ad uno stile di vita più sostenibile, soprattutto nelle società più ricche. Quindi una chiamata alla lotta contro il consumismo. L’invito è quello ad una consapevolezza di come le azioni quotidiane abbiano conseguenza sull’ambiente, ma anche sulle popolazioni coinvolte in attività legate all’estrazione mineraria in varie parti del mondo. Il secondo punto riguarda l’azione politica. Un’azione politica volta a pretendere accordi vincolanti e internazionali che regolino il comportamento delle multinazionali nel settore minerario. E questo per fare in modo che venga messo al centro il rispetto dei diritti umani e la salvaguardia del Creato. Ed anche per limitare un’estrazione a tutti i costi, basata solo sul profitto. Come terzo elemento, dobbiamo ricordare che l’enciclica Laudato si’ ha rimesso al centro il diritto delle comunità, il diritto delle persone e dei territori. Quindi, ha ricordato come sia importante un dialogo e un diritto di consultazione di quelle popolazioni e specialmente di quelle indigene se pensiamo e all’Amazzonia. Una consultazione che metta al centro il bene, prima di tutto, della comunità locale piuttosto che gli interessi di pochi e delle multinazionali.