Covid: dalla Cei fondi per far fronte alla pandemia in Africa

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Presentata in una conferenza stampa online la strategia d’azione che la Fondazione Soleterre implementerà contro il coronavirus nel Continente africano grazie al sostegno economico della Conferenza episcopale italiana (Cei) che ha stanziato fondi, provenienti dall’8 mille, destinati all’acquisto di materiali sanitari e per promuovere progetti di sostegno psicologico.

Sono state le testimonianze dei responsabili della Fondazione Soleterre in Marocco, Burkina Faso e Costa d’Avorio le architravi del webinar organizzato per illustrare il piano d’azione contro il Covid-19 che la onlus, impegnata nel promuovere e tutelare il diritto alla salute, svilupperà nei prossimi 4 mesi nell’Africa Occidentale grazie al contributo della Cei. L’Africa è stata finora risparmiata dalla pandemia, ma la situazione può rapidamente mutare. In base agli ultimi dati, nel continente africano i casi di contagio dallo scoppio della pandemia sono oltre 308 mila e i morti almeno 8 mila e 600 mila. Damiano Rizzi, presidente della Fondazione Soleterre e psicologo clinico, ha sottolineato che a causa del coronavirus si devono affrontare anche potenziali traumi di natura psicologica legati al lockdown. E ha espresso gratitudine alla Cei per l’impegno in Africa. “Quello dato dai vescovi italiani – ha detto – è un segnale in controtendenza”.

“Mentre la Cei si muove finanziando progetti che prevedono aiuti e sostegno psicologico, c’è una parte di mondo che non si cura dell’Africa. Mi riferisco in modo particolare a chi sta studiando dei vaccini. E si stanno facendo degli accordi per avere i vaccini nel mondo occidentale a partire dall’Europa. Non si sta certamente considerando di distribuirli, cosa che invece aveva chiesto l’Oms proprio perché c’è una pandemia. Quindi, c’è una parte di mondo che si preoccupa dell’Africa e un’altra che non se ne preoccupa proprio. E addirittura si sta premurando di realizzare un vaccino per una parte di mondo, non per tutto il mondo”.

Voci dall’Africa

I progetti sostenuti dalla Cei hanno come finalità, in particolare, la promozione del benessere psico-fisico. Imane Benlekbir, responsabile locale dal 2016 del Programma Salute di Soleterre in Marocco, psicologa e volontaria in ospedale a Rabat, ha sottolineato che se nel Paese nordafricano sarà confermata lo stato di lockdown in vigore dalla fine di marzo, si creeranno problemi di natura sociale, soprattutto per quanto riguarda i migranti. In Marocco, in particolare, la Fondazione Soleterre, in questo periodo funestato dalla pandemia, può sostenere, grazie al contributo della Cei, attività di formazione di psicologi locali e acquistare dispositivi medici. Jean Marie Djessouan, responsabile locale dal 2010 del Programma Salute di Soleterre in Costa d’Avorio, ha riferito che, con il fondo ricevuto dalla Cei, è possibile acquistare materiale sanitario da destinare all’ospedale centrale di Abijian, ma anche ad altre strutture sanitarie dislocate in altre zone del Paese. Parfait Tiemtore, responsabile locale dal 2019 del Programma Salute di Soleterre in Burkina Faso, ha inoltre spiegato che grazie alla Cei si possono attivare nel Paese progetti in ambito psicologico. Si è poi soffermato sulle criticità legate al sistema informativo e al lockdown:

“Il problema principale che abbiamo avuto è stato quello di convincere la popolazione del fatto che il coronavirus esiste e può uccidere. C’era anche il problema di sensibilizzazione della popolazione nelle periferie rurali, dove non c’è accesso all’informazione. Poi sono circolate fake news sui social e c’è stata disinformazione. Poi, per quanto riguarda il lockdown, ci sono stati problemi a livello economico. La maggior parte della popolazione svolge attività legate al commercio. Dopo i primi casi, sono stati chiusi mercati e i confini del Paese e delle città. Ma in Burkina Faso non c’è una mentalità che porta le persone a pensare di risparmiare. La maggior parte dei commercianti vive alla giornata, con guadagni giornalieri. Questo ha causato un problema. La popolazione ad un certo punto ha fatto capire che non poteva morire di fame. Quindi era meglio riaprire i mercati. E poco a poco sono state riaperte le città. I mercati e anche le scuole. Tutto è ricominciato”.

Il contributo della Cei contro il coronavirus

Nel mese di maggio – ha ricordato il prof. Gian Battista Parigi, membro del Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo della Conferenza Episcopale Italiana – la Conferenza episcopale italiana ha finanziato una campagna per il sostegno di 541 progetti in 65 Pesi del mondo destinando 9 milioni di euro per far fronte all’emergenza coronavirus soprattutto in Africa. Si tratta, in special modo, di progetti in ambito sanitario. Un altro settore che prevede una serie di interventi è quello formativo. La Fondazione Soleterre è una delle varie realtà che ha beneficiato del contributo della Cei. A guidare il piano di azione voluto dai vescovi italiani sono state, in particolare, le parole pronunciate da Papa Francesco, il 27 marzo scorso in Piazza San Pietro: “Anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme… Davanti alla sofferenza, dove si misura il vero sviluppo dei nostri popoli, scopriamo e sperimentiamo la preghiera sacerdotale di Gesù: che tutti siano una cosa sola”.

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