Biodiversità, uno scrigno da custodire
Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews: Puntata di Doppio Click, programma della Radio Vaticana, dedicata alla Giornata mondiale della biodiversità che si celebra il 22 maggio. Un’occasione per riflettere sull’importanza di questo patrimonio a partire dalla Laudato si’. Tra gli ospiti don Emmanuel Viakuno Kakule, dell’Area Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
“Ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali che non potremo più conoscere, che i nostri figli non potranno vedere, perse per sempre. La stragrande maggioranza si estingue per ragioni che hanno a che fare con qualche attività umana. Per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto”. Queste parole tratte dalla lettera enciclica di Papa Francesco Laudato si’ sulla cura della casa comune sono un accorato appello per la salvaguardia del creato, lo stesso monito della Giornata mondiale della biodiversità, proclamata nel 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che si celebra il 22 maggio. La biodiversità, con la grande varietà di animali, piante, funghi e microorganismi, assicura il fondamentale bilanciamento per la vita sulla Terra. Un equilibrio, tuttavia, sempre più fragile a causa soprattutto delle attività umane. Oceani sovrasfruttati, foreste distrutte, risorse inquinate sono solo alcuni dei sintomi di una profonda crisi ambientale.
Per sanare le ferite inflitte alla casa comune, Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ esorta tutti ad una conversione ecologica, a non restare indifferenti davanti alla perdita di biodiversità. “Probabilmente – scrive il Santo Padre – ci turba venire a conoscenza dell’estinzione di un mammifero o di un volatile, per la loro maggiore visibilità. Ma per il buon funzionamento degli ecosistemi sono necessari anche i funghi, le alghe, i vermi, i piccoli insetti, i rettili e l’innumerevole varietà di microorganismi. Alcune specie poco numerose, che di solito passano inosservate, giocano un ruolo critico fondamentale per stabilizzare l’equilibrio di un luogo”. Il Papa indica anche una via per custodire il patrimonio della biodiversità. “È necessario investire molto di più nella ricerca, per comprendere meglio il comportamento degli ecosistemi e analizzare adeguatamente le diverse variabili di impatto di qualsiasi modifica importante dell’ambiente. Poiché tutte le creature sono connesse tra loro, di ognuna dev’essere riconosciuto il valore con affetto e ammirazione, e tutti noi esseri creati abbiamo bisogno gli uni degli altri. Ogni territorio ha una responsabilità nella cura di questa famiglia, per cui dovrebbe fare un accurato inventario delle specie che ospita, in vista di sviluppare programmi e strategie di protezione, curando con particolare attenzione le specie in via di estinzione”.
Prendersi cura della casa comune
“Dopo la crisi, continueremo con questo sistema economico di ingiustizia sociale e di disprezzo per la cura dell’ambiente, del creato, della casa comune?” Questa domanda, posta da Papa Francesco all’udienza generale del 26 agosto del 2020, è diretta al cuore di ogni uomo. La cura del creato e la giustizia sociale, sottolinea il Pontefice, sono strade prioritarie per l’umanità, per il futuro delle nuove generazioni. “Se ci prendiamo cura dei beni che il Creatore ci dona, se mettiamo in comune ciò che possediamo in modo che a nessuno manchi – ricorda il Santo Padre – allora davvero potremo ispirare speranza per rigenerare un mondo più sano e più equo”. Davanti alle ingiustizie che minacciano anche la casa comune, non si può restare a guardare. È giunta l’ora di agire, ricorda il Papa all’udienza generale del 26 agosto del 2020. “Quando l’ossessione di possedere e dominare esclude milioni di persone dai beni primari; quando la disuguaglianza economica e tecnologica è tale da lacerare il tessuto sociale; e quando la dipendenza da un progresso materiale illimitato minaccia la casa comune, allora non possiamo stare a guardare. No, questo è desolante. Non possiamo stare a guardare! Con lo sguardo fisso su Gesù e con la certezza che il suo amore opera mediante la comunità dei suoi discepoli, dobbiamo agire tutti insieme, nella speranza di generare qualcosa di diverso e di meglio”.
Contemplare la bellezza del creato
È l’interconnessione una delle parole cruciali legate alla biodiversità. Papa Francesco lo ricorda all’udienza generale del 16 settembre del 2020. “Tutte le forme di vita – afferma – sono interconnesse e la nostra salute dipende da quella degli ecosistemi che Dio ha creato e di cui ci ha incaricato di prenderci cura. Abusarne, invece, è un peccato grave che danneggia e che fa male, che fa ammalare”. È nella contemplazione della bellezza del creato che Papa Francesco indica l’antidoto contro “questo uso improprio della nostra casa comune”. Ma come mai, si domanda a braccio, non c’è un vaccino per questo, per la cura della casa comune, per non lasciarla da parte? E riprende affermando che c’è bisogno di silenzio e di ascolto per scoprire il bello che ci circonda e il valore di ciascuna creatura, che riflette un raggio della sapienza di Dio. La contemplazione, dice, guarisce anche l’anima. Sfruttare la terra fino a soffocarla, aggiunge Francesco all’udienza generale del 16 settembre 2020, è peccato. “Senza contemplazione, è facile cadere in un antropocentrismo squilibrato e superbo, l’io al centro di tutto, che sovradimensiona il nostro ruolo di esseri umani, posizionandoci come dominatori assoluti di tutte le altre creature. Una interpretazione distorta dei testi biblici sulla creazione ha contribuito a questo sguardo sbagliato, che porta a sfruttare la terra fino a soffocarla. Sfruttare il creato, questo è il peccato. Crediamo di essere al centro, pretendendo di occupare il posto di Dio; e così roviniamo l’armonia del creato, l’armonia del disegno di Dio”.
Giornata mondiale della biodiversità
Si devono dunque salvaguardare tutte le forme di vita, da quelle più piccole a quelle più grandi, che insieme compongono il mosaico unico e straordinario della biodiversità. Anche in questo tempo, scosso dall’emergenza non solo sanitaria, la risposta alle sfide per procedere verso lo sviluppo sostenibile risiede nella natura. Lo slogan scelto in occasione della Giornata mondiale della biodiversità 2021, “Siamo parte della Soluzione”, indica questo orizzonte e la ricchezza insostituibile della biodiversità in cui l’uomo può avere un ruolo cruciale, nel bene e nel male. La Giornata si celebra il 22 maggio per commemorare l’adozione del testo della Convenzione per la Diversità Biologica, avvenuta il 22 maggio 1992. Questo trattato internazionale è giuridicamente vincolante e persegue tre principali obiettivi: conservazione della biodiversità, uso sostenibile della biodiversità, giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche. Il suo obiettivo generale è quello di incoraggiare azioni che porteranno ad un futuro sostenibile.
Noi siamo biodiversità
La Giornata mondiale della biodiversità ha tra le proprie finalità quella di aumentare la comprensione e la consapevolezza dei problemi legati all’ambiente e agli ecosistemi. Nel video pubblicato sul canale YouTube della Convenzione sulla diversità biologica in occasione di questa Giornata, si ricorda che abbiamo una scelta: possiamo essere parte del problema oppure parte della soluzione. Lo slogan di quest’anno “Siamo parte della soluzione” si lega a quello dello scorso anno “Le nostre soluzioni sono nella natura”. Nel video dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) si sottolinea in particolare che tutte le creature compongono il meraviglioso quadro della biodiversità. Noi stessi siamo biodiversità e siamo chiamati a trovare insieme le risposte più adeguate ai cambiamenti climatici, nel solco della fratellanza. “Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene – scrive Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti – significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costituirci in un noi che abita la casa comune. Tale cura non interessa ai poteri economici che hanno bisogno di entrate veloci. Spesso le voci che si levano a difesa dell’ambiente sono messe a tacere o ridicolizzate, ammantando di razionalità quelli che sono solo interessi particolari. In questa cultura che stiamo producendo, vuota, protesa all’immediato e priva di un progetto comune, è prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni”.
La Chiesa e il valore della biodiversità
Nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa si sottolinea che la tutela dell’ambiente costituisce una sfida per l’umanità intera: si tratta del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo, destinato a tutti, impedendo che si possa fare “impunemente uso delle diverse categorie di esseri, viventi o inanimati – animali, piante, elementi naturali – come si vuole, a seconda delle proprie esigenze”. È una responsabilità che deve maturare in base alla globalità della presente crisi ecologica e alla conseguente necessità di affrontarla globalmente, in quanto tutti gli esseri dipendono gli uni dagli altri nell’ordine universale stabilito dal Creatore: “Occorre tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato, ch’è appunto il cosmo”. Questa prospettiva riveste una particolare importanza quando si considera, nel contesto degli stretti legami che uniscono tra loro i vari ecosistemi, “il valore ambientale della biodiversità, che va trattata con senso di responsabilità e adeguatamente protetta, perché costituisce una straordinaria ricchezza per l’intera umanità”.
Una responsabilità verso le generazioni future
Nel compendio si ricorda anche che la programmazione dello sviluppo economico “deve considerare attentamente ‘la necessità di rispettare l’integrità e i ritmi della natura’ poiché le risorse naturali “sono limitate e alcune non sono rinnovabili”. Si sottolinea inoltre la responsabilità verso l’ambiente, patrimonio comune del genere umano, “si estende non solo alle esigenze del presente, ma anche a quelle del futuro”: “Eredi delle generazioni passate e beneficiari del lavoro dei nostri contemporanei, noi abbiamo degli obblighi verso tutti, e non possiamo disinteressarci di coloro che verranno dopo di noi ad ingrandire la cerchia della famiglia umana”. Si tratta di una responsabilità che “le generazioni presenti hanno nei confronti di quelle future, una responsabilità che appartiene anche ai singoli Stati e alla Comunità internazionale”.
Biodiversità, un dono di Dio
La biodiversità è una creazione di Dio. Nella Bibbia è riconosciuta come parte attiva della grandezza del Signore. Nella Dottrina sociale della Chiesa è riconosciuta come l’opera continua della creazione di Dio, come un dono sacro di Dio. “Ogni creatura ha un valore intrinseco e un valore”. Ogni creatura, ha spiegato il cardinale Peter K. A. Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale partecipando lo scorso 20 aprile ad un webinar ispirato alla Laudato si’, “è una manifestazione della gloria di Dio”. Ma oggi si assiste ad una devastante distruzione dei “doni della creazione”. Ogni anno, ha ricordato il porporato, si assiste “alla scomparsa di migliaia di specie vegetali e animali”.
Riparare il debito ecologico
Il cardinale Turkson si è soffermato, inoltre, su un debito che continua a crescere. È quello che ha definito “debito ecologico”: il costo dei danni causati dallo sfruttamento umano della natura, ha detto, è molto più grande dei benefici economici che si ricavano. Come potremo, ha poi chiesto il porporato, mai ripagare il nostro debito ecologico? Di fronte a questa cruciale domanda l’umanità non può restare indifferente: “È nostro dovere, salvaguardare la biodiversità sulla Terra”.