Zani: la Biblioteca Apostolica, patrimonio plurisecolare a disposizione di tutti

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews L’archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa si sofferma sull’incontro internazionale al quale partecipano, dal 14 al 16 novembre in Vaticano, i rappresentanti delle principali biblioteche nazionali. L’idea di questa iniziativa “nasce dal mandato consegnato da Papa Francesco”.

“Conservata et Perlecta Aliis Tradere. Biblioteche In Dialogo – Libraries In Dialogue”. È questo il tema dell’incontro in programma in Vaticano dal 14 al 16 novembre al quale partecipano i rappresentanti delle principali biblioteche nazionali. Si tratta di una occasione per discutere e riflettere sulle sfide he i rapidi cambiamenti della nostra epoca impongono anche alle istituzioni impegnate a promuovere il patrimonio culturale. Monsignor V. Angelo Zani, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, sottolinea che lo scopo è quello di “scambiare le esperienze e mettere in comune quelle che sono le iniziative più significative”.

L’incontro in programma in Vaticano dal 14 al 16 novembre è un’occasione di confronto tra importanti istituzioni. Come è nata l’idea di questa iniziativa? Come conservare e trasmettere il sapere in questo nostro tempo?

L’idea nasce dal mandato che mi ha consegnato Papa Francesco quando mi ha chiesto di venire qui come archivista e bibliotecario, e ha aggiunto questo verbo: bisogna cercare di aprire. Allora io ho cercato di comprendere cosa significhi aprire un archivio o una biblioteca, in modo particolare la biblioteca. Abbiamo ragionato a lungo in questi due anni. Già facciamo parte della rete mondiale delle biblioteche. Sono incontri questi, però, molto formali e burocratici. Noi abbiamo bisogno di andare invece a toccare i nodi cruciali di queste istituzioni. Per questo abbiamo pensato di invitare una rappresentanza, circa 25 delegazioni, delle biblioteche più importanti del mondo proprio per confrontarci con loro guardando ai mutamenti in atto. Abbiamo patrimoni storici unici. La nostra biblioteca non è una biblioteca universitaria soltanto o una biblioteca di Stato. In genere ci sono le biblioteche di Stato. Noi dunque siamo un po’ una cosa, un po’ un’altra.

Soprattutto la nostra peculiarità è la ricchezza di patrimoni plurisecolari che abbiamo e che dobbiamo mettere a disposizione in questo senso dell’aprire. Lo scopo è proprio quello di riflettere insieme, di metterci in dialogo con istituzioni più grandi delle nostre. Alcune sono simili, altre sono diverse. E, soprattutto, ascoltare, scambiare le esperienze e mettere in comune quelle che sono le iniziative più significative realizzate dalle singole istituzioni in ambiti specifici. Questo è un po’ lo scopo e abbiamo preparato questo incontro sulla base di un instrumentum laboris e avendo fissato le questioni che a noi stanno più a cuore. Già da qualche mese siamo in contatto con questi rappresentanti: abbiamo fatto diversi incontri a distanza tramite la piattaforma Zoom e c’è un grande interesse da parte di tutti; soprattutto con questo appello lanciato da una biblioteca, come la nostra, che è nata nel cuore del Rinascimento, ma che deve comunque affrontare le grandi sfide di oggi.

In questa prima giornata dell’incontro è in programma anche il concerto del pianista libanese Omar Harfouk sulla pace. Un’occasione, questa, per rilanciare con forza un messaggio che unisce tutto il mondo della cultura senza confini e barriere.

Questo artista che abbiamo conosciuto è libanese di origine e ha sposato una signora ucraina. Viene dal Libano, terra drammaticamente segnata dalla guerra. La sua famiglia ha dovuto lasciare il Paese, è un emigrato che si trova a Parigi da tanti anni, dove esercita la sua professione artistica. Ha sposato una donna ucraina. E quindi vivono sulla loro pelle il dramma della guerra e delle violenze che oggi vediamo. Questo artista ha composto un brano sulla pace perché sente di essere un portatore, un testimone della pace e della fraternità universale. Questo brano l’ha già eseguito all’Onu e anche all’Unesco e ha chiesto di poterlo eseguire anche in Vaticano, come omaggio al Santo Padre, proprio per l’insistenza con cui il Papa richiama la necessità della pace. Omar Harfouk dice: “Io voglio portare anche il mio piccolo contributo”. E quindi abbiamo visto che questa era l’occasione: venire in Vaticano in un momento in cui ci si incontra con le biblioteche del mondo che sono il patrimonio dell’umanità. E in questo patrimonio sono descritti i problemi relativi ai conflitti, alle guerre ma anche i tentativi di costruire la pace. Quindi, in questo senso, davvero è una pietra preziosa che vogliamo collocare all’interno di queste giornate così interessanti.

Entriamo in questo patrimonio dell’umanità che è costituito dalle biblioteche. Guardando ai cambiamenti in corso nella nostra era, quali sono le principali sfide per istituzioni radicate nella storia, come appunto le biblioteche?

Noi ne individuiamo tre: una è come concepire e realizzare oggi le collezioni librarie, come gestire gli spazi di conservazione e strategie di incremento, come costruire una biblioteca oggi con i sistemi e delle attività che favoriscano la consultazione diretta e remota. Teniamo conto che noi abbiamo circa 6000 studiosi e ricercatori all’anno che vengono. Quindi, prima di tutto, si deve vedere come riorganizzare una biblioteca oggi. La seconda sfida riguarda l’utilizzo delle nuove tecnologie e le strategie di comunicazione al servizio delle biblioteche. Abbiamo l’informatizzazione, abbiamo la digitalizzazione, le nuove piattaforme anche relative alle collezioni digitali, gli archivi di conservazione. C’è poi la grande sfida dell’intelligenza artificiale: come può essere combinata con un luogo come il nostro che ha la storia alle spalle. La terza sfida riguarda le politiche culturali e gli orientamenti degli studi. La biblioteca è un istituto di ricerca e non una mera raccolta di testi librari: va integrata, va messa in dialogo con le sfide di oggi. Ci vuole, quindi, una politica strategica complessiva per utilizzare questo patrimonio dell’umanità.

Nel confronto con le biblioteche di tutto il mondo, quale ruolo alla Biblioteca Apostolica Vaticana?

Ricordo proprio il testo della Fondazione della Biblioteca Apostolica vaticana di Nicolò V e siamo nel 1451. Il Papa diceva: “noi abbiamo qui questi volumi che vogliamo mettere a disposizione degli studiosi”. E siamo in quell’epoca, ma ricordo anche che questo concetto l’ha richiamato Benedetto XVI quando venne qui e disse: questo non è un luogo solo per teologi o filosofi, ma è il luogo dove dobbiamo raccogliere tutto il sapere. E in effetti noi qui abbiamo testi di filosofia, diritto, arte, musica, scienze umane, astrologia etc. Non è una biblioteca soltanto religiosa, ma è la biblioteca come dice Benedetto XVI, dell’umano, ovvero di tutto ciò che l’uomo l’umanità cerca, esprime e utilizza. In questo senso noi dobbiamo davvero rintracciare nei tesori che abbiamo e in quelli che sempre arrivano – non custodiamo solo le cose del passato, dobbiamo raccogliere anche le cose di oggi – gli aspetti religiosi, quelli culturali, gli aspetti sociali. La biblioteca è soprattutto un luogo di dialogo tra appartenenze diverse: vengono persone non soltanto cristiane, cattoliche ma anche musulmani, ebrei e gente non credente perché vuole confrontarsi con il patrimonio dell’umanità, del passato e del presente.

A proposito di passato e presente, come sarebbe un mondo senza biblioteche?

Un mondo senza biblioteche sarebbe come se noi pensassimo di avere una cultura senza radici. Allora una cultura che non attinge alle radici del passato, sarebbe una scultura, come si direbbe rizomatica, che non ha la base. Ed una realtà che non ha una base non sta in piedi. Quindi veramente siamo molto colpiti anche nel constatare che gli studiosi che vengono qui sono sempre più giovani. C’è l’abbassamento dell’età e questo è molto interessante perché vogliamo essere a disposizione soprattutto delle giovani generazioni per aiutarle a ripercorrere, come dice Papa Francesco, la storia. Ripensare, ripercorrere, conoscere e purificare la storia. Questa è la base che ci aiuta ad essere cittadini uomini di cultura di aspirazioni del futuro nel contesto di oggi che è tutto proiettato sul futuro. Ma attenzione: il futuro è sbilanciato se non c’è la radice storica.

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