Il racconto dell’Anno Santo tra parole e immagini

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Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews Presentato il libro “Giubilei” a cura del giornalista Francesco Giorgino. Il volume ripercorre, a partire dal 1300, secoli di storia della Chiesa e della comunicazione. All’evento ha partecipato anche monsignor Dario Edoardo Viganò che ha ricordato storiche sequenze televisive dedicate a eventi vaticani.

Una densa esplorazione sul significato, spirituale e non solo, dell’Anno Santo nel corso della storia. È stata questa la prospettiva che ha guidato la presentazione a Roma, presso l’Università Luiss, del libro “Giubilei”, a cura del giornalista Francesco Giorgino, pubblicato da XXI Secolo e Rai Ufficio Studi ed edito da Rai Libri. Nel volume si alternano domande sul Giubileo e sulla comunicazione della Chiesa con le analisi di intellettuali, tra cui Franco Cardini, Ettore Bernabei e Liliana Cavani. L’evento si è aperto con i saluti di Rita Carisano, direttore generale dell’Università Luiss Guido Carli, e di Gaetano Quagliariello, decano della Luiss School of Government, che ha ripercorso la storia del Giubileo a partire dal primo Anno Santo, quello indetto nel 1300 da Papa Bonifacio VIII. Gli interventi successivi hanno messo in luce, in particolare, la relazione tra il Giubileo e comunicazione.

Il mandato di un padre

I valori sono più importanti delle immagini. Riferendosi alla copertura televisiva degli ultimi Giubilei, Luca Bernabei, amministratore delegato di Lux Vide – storica casa di produzione televisiva e cinematografica italiana – ha ricordato tra l’altro le parole del padre. Lo ha fatto attraverso il “mandato” che Ettore Bernabei gli indicò dopo la nomina ad amministratore delegato. Innanzitutto – diceva il giornalista e produttore televisivo – si deve riflettere prima di prendere una decisione. È poi fondamentale avere collaboratori con maggiori capacità delle nostre. Si deve aiutare chi collabora con noi. Poi si deve chiedere sempre l’aiuto di Dio, andare avanti con serenità e ascoltare tutti. Si deve essere molto pazienti, dare fiducia. E, infine, affidarsi all’infinita misericordia del Signore.

Il Giubileo in immagini

Ci sono sequenze della storia, legate ai Giubilei, impresse anche nella memoria collettiva. Monsignor Dario Edoardo Viganò, vicecancelliere della Pontificia Accademia delle scienze e delle scienze sociali, ed esperto di cinema, ha ricordato che nel 1975 la regia televisiva venne affidata a Franco Zeffrelli. Altre immagini iconiche sono quelle del 2000. In quell’Anno Santo, che apriva il terzio millennio, le riprese televisive furono curate da Ermanno Olmi. Nel 2015, in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia, ha dato il suo apporto artistico Wim Wenders. Monsignor Viganò si è poi soffermato su altre immagini storiche: quelle del Centro Televisivo Vaticano in occasione del trasferimento di Papa Benedetto XVI dal Palazzo Apostolico a Castel Gandolfo. “Il racconto – costruito con 19 telecamere e 4 regie – comincia da quando il Pontefice prende l’ascensore. Il sorvolo sulla cupola di San Pietro con la luce del tramonto e la chiusura del portone sono altri elementi di quel racconto”.

Raccontare l’Anno Santo

La narrazione del Giubileo si interseca con la storia dell’umanità. Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano, ha sottolineato che il quotidiano della Santa Sede, pubblicato per la prima volta con la data del primo luglio 1861, racconta gli Anni Santi del 1900 e del 1925 mettendo in prima pagina solo il testo, senza immagini. Nel 1933 arrivano le foto e viene pubblicata l’immagine di Papa Pio XI. Nel 1950 al racconto dei quotidiani si affianca quello di altri mezzi di comunicazione. Nel 1975 l’Osservatore Romano pubblica in prima pagina un articolo con il titolo “Anno di speranza”. “È quindi evidente – ha detto Andrea Monda – il legame fortissimo tra Paolo VI e Francesco”. Nel 1983 e nel 2000, durante il pontificato di Papa Giovanni Paolo II, il quotidiano della Santa Sede racconta la Chiesa nel momento del passaggio nel terzo millennio. Nel 2015 Francesco apre il Giubileo della misericordia a Bangui, nella Repubblica Centrafricana. “L’apertura di quella Porta Santa – ha detto Monda – si ricollega a quanto avvenuto in questo Giubileo della speranza nel carcere di Rebibbia”.

Respiri di speranza

Durante la presentazione del libro “Giubilei” sono stati anche proiettati due brevi filmati. Nel primo, l’arcivescovo monsignor Bruno Forte ha sottolineato che “sperare significa unire cielo e terra”. “La tradizione biblica offre una immagine bellissima: quella del germoglio. Come il germoglio, la speranza germoglia in qualcosa che sta per venire. Per il cristiano riconoscere il germoglio vuol dire credere in Gesù”. È stato proiettato anche un video con la testimonianza della scrittrice Edith Bruck, sopravvissuta ad Auschwitz. Le sue parole sono risuonate nel cuore degli studenti della Luiss presenti all’evento. “La speranza è luce. All’arrivo ad Auschwitz – ha ricordato Edith Bruck – l’ultimo soldato mi ha detto: vai a destra. Andare a sinistra voleva dire entrare nella camera a gas. Mi ha dato la possibilità di sopravvivere. In quel buio ho trovato quella luce. Ho detto al Papa che bisogna lasciar morire di fame il male dentro di noi e alimentare il bene che è dentro di noi. Abbraccerei il mondo se potessi”.

Giubilei e comunicazione

“I Giubilei sono sopravvissuti sostanzialmente intatti alla missione di partenza. Non hanno perso i loro aspetti costitutivi”. È quanto ha sottolineato Mario Morcellini, professore emerito di comunicazione sottolineando che l’evento del Giubileo aiuta ad entrare in sé stessi. “E questo avviene in un mondo – ha aggiunto – in cui gli strumenti dell’era digitale ci portano in spazi fuori da noi”. Lorena Bianchetti, conduttrice del programma “A sua immagine”, ha affermato che il Giubileo è una iniezione di fiducia e di speranza. “La speranza – ha aggiunto la giornalista riferendosi poi al mondo delle reti sociali – è vita, non i like ricevuti”. Francesco Giorgino, curatore del libro “Giubilei” ha poi spiegato che nel volume è coinvolta anche l’intelligenza artificiale, interrogata sul Giubileo. “La parola più ricorrente in questi testi ‘artificiali’ – ha detto – è stata indulgenza”. L’Anno Santo – ha affermato Giorgino – ha un grande valore in questo tempo in cui l’individuo prevale sulla persona. In un contesto così ad alto rischio di desocializzazione ha una grande importanza riflettere speranza”.

Il Giubileo è luce di speranza

“Il Giubileo mette in relazione la propria identità con quella degli altri”. Dopo questa premessa, lo scrittore Eraldo Affinati ha espresso un auspicio: “dovremmo riuscire a insegnare ai ragazzi il valore della scelta che comporta una rinuncia. L’insegnante è un maestro di speranza. Da insegnante non potrei entrare in classe se non avessi speranza nei ragazzi. C’è sempre una luce, anche in fondo al pozzo. Ma c’è bisogno di una guida, di una persona con cui confrontarsi”. L’evento per la presentazione del libro “Giubilei” è stato moderato dalla giornalista di Radio Vaticana e Vatican News Cecilia Seppia. Nel giornalismo, in particolare, “le cattive notizie sono viste come buone notizie perché attirano la curiosità del pubblico”. “Credo invece fortemente – ha detto – che il Giubileo sia una occasione per ribaltare gli schemi e raccontare al mondo la buona notizia, una speranza che non delude mai”.

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