Francia, terrorismo: caccia a complici killer

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Uniti contro il fondamentalismo e la violenza. Oltre due milioni di persone, tra cui capi di Stato e di governo di tutto il mondo, hanno partecipato ieri a Parigi alla marcia contro il terrorismo, organizzata dopo i drammatici attacchi nella sede del settimanale satirico “Charlie Hebdo” e nel negozio ebraico costati la vita a 17 persone. Sul luogo dell’attentato nel supermercato kosher è arrivato, stamani, il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

A Parigi, definita da Hollande capitale del mondo libero che respinge il fondamentalismo e il fanatismo, prosegue la caccia ai complici dei terroristi. Nella capitale francese e soprattutto davanti alle scuole ebraiche è stata rafforza la sicurezza. Si accende, intanto, il dibattito sull’efficacia dei servizi di intelligence.

Prima di essere uccisi nei blitz compiuti dalle forze di sicurezza, i responsabili degli attacchi sono stati individuati grazie anche alle molte informazioni raccolte in passato dai servizi segreti. Perché non stato possibile, allora, prevenire ed evitare queste atroci azioni? Risponde Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali:

R. – Perché i sistemi per quanto ben oliati non sono mai perfetti e, purtroppo, le lezioni si imparano sempre attraverso le esperienze più dure.

D. – C’è il rischio che, in nome della sicurezza, vengano erosi spazi di democrazia?

R. – Io direi proprio di no, per lo meno in Italia. La nostra forza è quella di essere una società aperta e democratica. Non possiamo derogare ai nostri principi fondamentali.

D. – Cosa non ha funzionato e cosa va cambiato nei sistemi di sicurezza dei Paesi esposti all’incubo del terrorismo?

R. – Occorre parlarsi di più all’interno dei vari servizi di informazione e di polizia; occorre parlarsi all’interno del proprio Paese; serve maggiore coordinamento. In questo fortunatamente, in Italia, siamo all’avanguardia in ambito europeo.

D. – Quali le misure più efficaci da adottare proprio nei luoghi definiti obiettivi sensibili?

R. – Occorre una qualificazione maggiore delle forze di polizia, che sono le prime a doversi confrontare sull’immediato con eventuali attentatori, e poi prevenzione e intelligence.

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