In aumento nel mondo violenze per motivi di fede
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In tutto il mondo aumentano discriminazioni e violenze per motivi di fede. E’ quanto emerge dal “Rapporto sulla libertà di religione 2013” a cura del Dipartimento di Stato americano. Il dossier punta l’attenzione, in particolare, sugli attacchi contro le comunità cristiane in vari Stati. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
In ogni angolo del pianeta sono in aumento abusi,discriminazioni e violenze per motivi di fede. Ma quali le cause? Risponde il prof. Roberto Tottoli, docente di islamistica all’Università Orientale di Napoli:
“Dipende sostanzialmente da una serie di ragioni politiche, da regione a regione. Sicuramente nel mondo musulmano oggi la crescita esponenziale dell’influenza, della presenza dei gruppi jihiadisti e la polarizzazione sull’appartenenza all’islam di queste popolazioni, hanno determinato la profondissima crisi di tutte le comunità cristiane, dall’Iraq alla Siria ma anche in Africa subsahariana; quindi, si registra una vera e propria emorragia che lascia davvero presagire quasi la fine di alcune comunità storiche. Poi, ci sono alcune realtà contingenti in altri Paesi: l’Occidente, per certi versi, ha ripresentato problemi di questo tipo dopo l’11 settembre del 2001; quindi anche le ondate “islamofobiche” hanno determinato questo. Iran, Arabia Saudita e la stessa Cina hanno comunque storicamente, negli ultimi decenni, legislazioni anti religiose”.
In diversi Stati pesanti limitazioni alla libertà religiosa
Destano grande preoccupazione le limitazioni alla libertà religiosa in vari Stati – tra cui Cina, Corea del Nord, Iran Eritrea ed Arabia Saudita – e gli attacchi in Egitto contro la comunità cristiana copta. Milioni di persone sono state inoltre costrette ad abbandonare le loro case a motivo della loro fede. In Siria e Iraq le comunità cristiane sono vittime, in particolare, di ‘sfollamenti di massa’.
“In Iraq, in particolare in Siria, sicuramente il crollo di regimi totalitari – che ha ristretto le libertà politiche e che però garantivano almeno la libertà di culto per le minoranze cristiane – ha determinato il fatto che queste minoranze si sono trovate esposte ad una situazione molto più dinamica che purtroppo è degenerata in una guerra civile. Una guerra che ha visto prevalere gruppi jihiadisti – caratterizzati da una forma particolare di adesione all’islam – con la conseguenza immediata di mettere a repentaglio queste comunità storiche che rischiano veramente di scomparire, in una situazione politica sul terreno che è degenerata e che non lascia trasparire nessuna soluzione positiva”.
Impennata di sentimenti anti-semitici e anti islam
Si registra anche l’impennata di sentimenti anti-semitici e anti – islam in diversi Paesi dell’Unione Europea. Ancora il prof Roberto Tottoli:
“Purtroppo anche la crisi israeliana, in qualche modo, ha determinato il riaffiorare di sentimenti di questo tipo. Anche il post 11 settembre ha radicato in molte realtà – soprattutto del Nord Europa e negli stessi Stati Uniti – sentimenti di tipo anti islamico che vanno leggermente scemando, ma che, in ogni occasione di crisi di questo tipo, riaffiorano in maniera sinistra. Quindi, sono sicuramente segnali molto sinistri ai quali la politica, per ora, non sembra aver trovato ‘antidoti’, o comunque capacità per intervenire”.