Iraq: offensiva contro il terrorismo

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Con una sanguinosa escalation, in Iraq l’offensiva del terrorismo si fa sempre più incalzante e si intensifica in vista delle elezioni del 30 gennaio. Il primo ministro iracheno Iyad Allawi ha annunciato, intanto, che “la prossima settimana” sarà reso noto un piano per il ritiro della forza multinazionale guidata dagli Stati Uniti. Il nostro servizio:

La situazione in Iraq a dieci giorni dalle elezioni resta estremamente difficile: sono ore di angoscia per la sorte di un ingegnere giapponese, probabilmente rapito dalla guerriglia a Baiji, città sunnita situata circa 200 chilometri a nord di Baghdad. Sempre sul fronte sequestri, il governo di Pechino ha reso noto di aver stabilito contatti con  leader religiosi iracheni impegnati in sforzi tesi alla liberazione di otto ostaggi cinesi rapiti dai ribelli martedì scorso. Nella speranza di ristabilire la calma, la Casa Bianca si attende ora che uno dei primi provvedimenti del prossimo governo iracheno determinato dal voto delle elezioni del prossimo 30 gennaio, sia quello di chiedere un calendario per il ritiro delle forze della coalizione dal Paese arabo.

Paese scosso da attentati

Ma ogni giorno l’Iraq è sconvolto da attentati: solo a Baghdad, cinque autobombe hanno causato la morte, ieri, di almeno 26 persone. Tre di questi attentati sono stati rivendicati da un gruppo legato al terrorista giordano Al Zarqawi. Gli ultimi rapporti dell’intelligence americana prevedono, inoltre, un’ulteriore ondata di violenza all’indomani della consultazione. I servizi segreti statunitensi sottolineano anche il rischio di una guerra civile tra sunniti e sciiti.

 

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