Elezioni in Tagikistan e in Kirghizistan
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In due ex repubbliche sovietiche, il Tagikistan ed il Kirghizistan, si sono aperti stamani i seggi per le elezioni legislative. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
In Tagikistan, dove vivono più di sei milioni di persone, quasi tre milioni di elettori sono chiamati al voto per designare 63 deputati della Camera Bassa. Si prevede una netta vittoria del partito democratico popolare del presidente Emomali Rakhmonov. Si vota anche nel vicino Kirghizistan dove circa due milioni e seicento mila persone, su una popolazione di oltre cinque milioni di abitanti, sono chiamate alle urne per eleggere i 75 deputati del nuovo Parlamento. Nella regione kirghiza di Tonsk, paralizzata da una serie di manifestazioni di proteste, la consultazione è stata rinviata e si terrà il prossimo 13 marzo. I sondaggi prevedono, in Kirghizistan, un testa a testa tra il partito al potere del presidente Akayev e lo schieramento filo-occidentale guidato dall’ex ministro degli Esteri Otunbayeva.
Sulle elezioni in Tagikistan e in Kirghizistan ascoltiamo l’inviato del TG1 a Mosca, Sergio Canciani, intervistato da Amedeo Lomonaco:
R. – Sono elezioni particolarmente importanti alla luce di ciò che è accaduto recentemente nello spazio dell’ex Unione Sovietica. Penso soprattutto alla rivoluzione delle rose in Georgia prima, e poi a quella arancione in Ucraina. I poteri dominanti temono che il vento che si è sollevato in queste Repubbliche ex- sovietiche possa ora investire anche l’Asia centrale.
Le elezioni in Tagikistan e in Kirgizistan e il ruolo della Russia
D. – Dopo le presidenziali in Ucraina, e la vittoria del candidato filo-occidentale quali ripercussioni possono avere per la Russia le elezioni legislative nelle due ex Repubbliche sovietiche dell’Asia centrale?
R. – Il problema è anche di assetti strategici almeno nella visione del Cremlino. Sia Kirghizistan, sia Tagikistan possono cadere sotto la sfera di influenza americana tenendo conto che lì c’è già una certa presenza militare degli Stati Uniti in base ad un accordo con la Russia per postazioni avanzate concordate durante la guerra in Afghanistan. La Russia teme di perdere anche il controllo della frontiera orientale, quella strategica verso il continente asiatico, in particolare verso la Cina.
La Cina e le elezioni in Kirghizistan
D. – Le elezioni in Kirghizistan, in particolare, sono seguite con preoccupazione anche dalla Cina, che teme un’espansione della presenza militare americana nell’ex repubblica sovietica?
R. – E’ una preoccupazione anche di Pechino. Sono preoccupazioni che in qualche modo avvicinano le strategie della Russia e della Cina e questo, a sua volta, invece, preoccupa proprio gli americani.
Condizioni socio economiche dei due Paesi
D. – Quali sono oggi le condizioni socio-economiche dei due Paesi chiamati alle urne?
R.- Ci sono profondissime fratture sociali. Nuova ricchezza e tanta nuova povertà e quindi nel Tagikistan e anche nel Kirghizistan c’è il riflesso delle contraddizioni che ancora sta vivendo l’intero spazio post sovietico.