Israele: nessun negoziato con Hamas
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In Israele, il ministro della Difesa, Shaul Mofaz, ha ribadito che lo Stato ebraico non negozierà con Hamas e ha annunciato nuove “azioni mirate” contro esponenti di gruppi estremisti palestinesi. I leader di Hamas hanno chiesto, invece, un incontro con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, in visita in Israele e nei Territori. La formazione fondamentalista, che ha ventilato nei giorni scorsi l’ipotesi di un dialogo con Israele tramite mediatori terzi, ha anche dichiarato di non considerare gli Stati Uniti un Paese nemico. Ma quali sono le condizioni ritenute imprescindibili dallo Stato ebraico per accettare un eventuale negoziato con Hamas? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al ministro consigliere dell’ambasciata di Israele a Roma, Elazar Cohen:
R. – Noi parliamo con qualsiasi formazione che accolga tre punti: disarmare i gruppi terroristici, cancellare dallo statuto di Hamas l’obiettivo della distruzione di Israele e accettare tutti gli accordi, di cui si è fatta carico l’Autorità Nazionale Palestinese con Israele. Se queste condizioni non trovano riscontri, non parliamo con nessuno, né direttamente né attraverso mediatori. In realtà vorremmo parlare con tutte le parti ma i nostri interlocutori non possono essere gruppi terroristici. Se si seguono queste condizioni – ribadisco – siamo disposti a parlare con chiunque. Dato che Hamas non segue queste direzioni, per il momento non trattiamo con questo gruppo.
D. – Secondo voi Hamas, in questo momento, è un gruppo politico o un’organizzazione terroristica?
R. – E’ certamente un gruppo terroristico. Non solo Israele, anche l’Europa, gli Stati Uniti e tutta la comunità internazionale considerano Hamas un gruppo terroristico.
D. – Per quanto riguarda il dialogo con Al Fatah?
R. – Con il gruppo di Al Fatah, con i politici di Al Fatah, noi parliamo. Al Fatah Ha cambiato la sua strada nel ’93, subito dopo gli accordi Oslo. Il movimento di Hamas, invece, è molto, molto lontano da questa posizione.
D. – Dopo la vittoria alle elezioni palestinesi di Hamas, si può considerare attivo il progetto della Road Map per promuovere la pace in Medio Oriente?
R. – Noi crediamo ancora nella Roadmap. Il problema è che dopo i risultati delle elezioni palestinesi, la Road map è in pericolo: non si può dialogare con un gruppo terroristico che ha come obiettivo la distruzione di Israele. Quindi, per il momento, la Road map non può essere negoziata con Hamas.
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