© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

L’Iraq è un Paese stretto tra timori e violenze: a Baghdad sono state collocate barriere di sicurezza in vari quartieri e nei punti caldi della capitale, soprattutto nelle aree a maggioranza sciita, le forze dell’ordine sono impegnate a far rispettare il coprifuoco. Ma la serie di scontri tra sunniti e sciiti non si arresta. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Nel giorno dedicato dai musulmani alla preghiera del venerdì, il governo iracheno ha imposto il coprifuoco a Baghdad e nelle zone limitrofe per cercare di arginare le violenze tra sciiti e sunniti, innescate dall’attentato di mercoledì scorso contro la moschea di Samarra. Il richiamo del governo è chiaro: nessuno può uscire di casa ma le violenze continuano: a Latifiyah, a sud di Baghdad, alcuni uomini armati hanno fatto irruzione in una abitazione di una famiglia sciita e hanno ucciso cinque persone. A Bassora, nel sud dell’Iraq, sono stati rapiti poi tre figli di un deputato sciita.

Da Bush appello alla calma

Questi nuovi episodi seguono la lunga e drammatica serie di attacchi sferrati, ieri, da estremisti sciiti costati la vita ad oltre 130 persone, in gran parte sunniti. Il Consiglio degli Ulema, principale autorità religiosa sunnita, ha anche riferito che sono state assaltate più di 150 moschee e uccisi almeno 10 imam. Sul versante politico, il presidente degli Stati Uniti, George Bush, ha lanciato un appello alla calma. L’inviato dell’ONU ha invitato, inoltre, tutte le parti a partecipare a colloqui per trovare una via d’uscita alla crisi più grave che l’Iraq si trovi ad affrontare dalla fine dell’intervento militare, nel 2003. Ma agli scontri sul terreno si aggiungono anche fratture politiche: la principale coalizione sunnita ha annunciato, infatti, la sospensione dei negoziati per la formazione del nuovo governo.

 

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