Libano: attacco degli Hezbollah ad Haifa

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

La crisi in Medio Oriente continua ad essere segnata da durissimi scontri: le ultime notizie riferiscono di un attacco degli Hezbollah ad Haifa e di nuovi raid israeliani su Beirut. Intanto, il premier libanese, Fuad Siniora, ha ricevuto una telefonata dal presidente del consiglio italiano, Romano Prodi, che partecipa al G8 di San Pietroburgo che gli ha riferito le condizioni di Israele per un cessate il fuoco: la liberazione dei soldati israeliani rapiti dagli Hezbollah mercoledì scorso e il ritiro dei guerriglieri sciiti dalle aeree di frontiera. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Haifa, terza città di Israele, è stata bombardata dagli Hezbollah: almeno nove persone sono morte in seguito ad attacchi contro una raffineria e una stazione ferroviaria. Secondo il ministro dei Trasporti israeliano, Shaul Mofaz, i razzi sono stati forniti dalla Siria. Poco dopo l’attacco, il movimento sciita libanese ha annunciato nuove azioni contro Haifa e ha avvertito che le prossime azioni “non risparmieranno alcun obiettivo”.

Immediata reazione israeliana

La reazione israeliana è stata ferma ed immediata: nuovi bombardamenti hanno scosso Beirut, dove è stato attaccato un ufficio di rappresentanza di Hamas e, a sud, è stata colpita una importante centrale elettrica. Secondo fonti locali, almeno 5 civili libanesi sono morti sotto le macerie di un’abitazione. Le forze armate israeliane hanno ordinato, poi, alla popolazione libanese di abbandonare il sud del Libano.

Olmert: non cederemo alle minacce

Si sospetta anche l’uso di sostanze nocive: secondo un’emittente privata libanese, Israele avrebbe usato, infatti, sostanze internazionalmente vietate durante raid contro alcuni villaggi. Sul versante politico, il premier israeliano Ehud Olmert ha dichiarato che lo Stato ebraico “non ha alcuna intenzione” di cedere alle minacce degli Hezbollah, che conducono “una guerra criminale” contro il popolo israeliano. Olmert ha anche detto che gli attacchi contro Haifa avranno “conseguenze di vasta portata” per il Libano.

Il premier chiede all’Onu di imporre una tregua totale

Sull’altro fronte, il premier libanese, Fuad Siniora, ha chiesto alle Nazioni Unite di imporre un “cessate il fuoco totale e immediato” e ha annunciato una possibile svolta: il primo ministro libanese si è detto pronto infatti ad estendere, con la cooperazione dell’ONU, l’autorità dello Stato anche nel sud del Paese, finora roccaforte degli Hezbollah. Ma Israele ha già precisato che la proposta del premier libanese verrà presa in considerazione solo se gli Hezbollah rinunceranno ad ogni rivendicazione nel sud del Libano.

Le ferme posizioni di Iran e Siria

Dallo scenario della crisi mediorientale emergono, infine, altre due nette posizioni: quelle di Iran e Siria. Il governo di Teheran ha avvertito che se la Siria sarà attaccata, Israele “avrà perdite inimmaginabili”. La guida suprema iraniana, l’ayatollah Khamenei, ha elogiato gli Hezbollah aggiungendo che i miliziani non verranno disarmati perché godono dell’appoggio del popolo libanese. Il presidente siriano, Bashar Al Assad, ha offerto, poi, il sostegno della Siria al Libano “in termini di aiuto materiale e umanitario”. Il capo di Stato libanese, il filo siriano Emile Lahoud, ha ringraziato la Siria e ha assicurato che il Paese dei cedri si “sta impegnando con tutte le sue forze per opporsi agli attacchi”.

Foto:

By Israel Defense Forces (Chief of Staff on Kfir Brigade Exercise) [CC BY 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons

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