Partita la missione europea su Marte
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
E’ partita oggi, in Kazakistan, la missione “ExoMars” delle agenzie spaziali europea e russa che vede l’Italia in prima linea con tecnologie di altissima avanguardia messe a disposizione. L’obiettivo è di effettuare nuove analisi per trovare tracce di vita, presente o passata, sul pianeta rosso. ExoMars avrà anche il compito di individuare ostacoli e rischi per pianificare possibili missioni con equipaggi umani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L’Europa, con un eccezionale bagaglio tecnologico anche italiano, ha compiuto oggi il primo, suggestivo passo verso Marte. La sonda, lanciata oggi, raggiungerà il pianeta rosso tra sette mesi. Tre giorni prima di entrare in orbita marziana, si staccherà dalla navicella un modulo battezzato “Schiapparelli” in onore dell’astronomo italiano Giovanni Virginio Schiapparelli, l’astronomo italiano noto per i suoi studi su Marte. Una volta sbarcato sul suolo marziano – un arrivo previsto il prossimo 19 ottobre – il modulo effettuerà varie misurazioni tra cui la pressione atmosferica, l’umidità e l’elettricità dell’aria. Saranno anche scattate delle fotografie e verranno realizzate mappature in 3d.
Nel 2018 altra missione
Nel 2018 è in programma una seconda missione europea che prevede, tra l’altro, l’utilizzo di un rover equipaggiato con un trapano per perforare il suolo fino a due metri di profondità. Ma uno degli obiettivi più ambiziosi resta quello dell’invio di un equipaggio umano che potrebbe avvenire dopo il 2030. In termini di costi, le due missioni europee su Marte comportano un investimento complessivo di circa 1.300 milioni di euro. L’Italia contribuisce con circa il 32%.
Oggi oltre ad un razzo è stato lanciato un sogno, quello europeo, di conoscere meglio Marte. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il vicepresidente dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), Enrico Cappellaro:
R. – E’ un sogno che dura da molti anni! L’Europa compie la sua prima missione con discesa su Marte e, quindi, è sicuramente un momento cruciale di tutta l’avventura europea nello spazio. In realtà, questa missione va vista assieme alla sua gemella, che avverrà fra due anni. In questa prima fase viene lanciata questa sonda, che arriverà su Marte. Ha un modulo di discesa per dimostrare che siamo in grado di atterrare. Poi, nel 2018, ci sarà una seconda missione e atterrerà invece un vero e proprio rover che si muoverà sulla superficie di Marte. Quindi il complesso di queste due missioni speriamo ci porti a significativi progressi sulla nostra comprensione di Marte.
Il Pianeta rosso e la vita
D. – Quali forme di vita, presenti o passate, sono compatibili con le condizioni di questo Pianeta? Cosa si può trovare?
R. – Al momento non abbiamo evidenza di alcuna forma di vita: potrebbe anche essere che non c’è. Si parte per gradi. Il primo passo è verificare se esiste acqua in forma liquida. Sappiamo che c’è acqua sotto forma di ghiaccio, sappiamo che non c’è acqua sotto forma liquida sulla superficie, se non forse occasionalmente. Potrebbe, però, esserci sotto la superficie o potrebbero esserci segni che ci sia stata in passato. In questo senso l’evento, fra un paio d’anni, quando si perforerà la superficie di Marte, sarà decisivo.
Rischi di contaminazioni
D. – C’è il rischio che il pianeta Marte venga, in qualche modo, contaminato – ad esempio – con batteri presenti sulla sonda partita oggi?
R. – Questo è un aspetto molto importante, naturalmente, perché se vogliamo cercare forme di vita, non vogliamo assolutamente contaminare. Quindi c’è una cura veramente particolare per assicurarsi che tutto quello che mandiamo sia completamente sterile, nonostante probabilmente lo diventerebbe lungo il viaggio… Quello che viene mandato è comunque sottoposto ad analisi e test molto, molto dettagliati per assicurarsi che questo non succeda.
Missione con uomini
D. – Una missione con equipaggio umano su Marte sarà possibile, forse, tra 20 anni. Sarà eventualmente questa una missione che sposterà di molto i limiti della conoscenza umana?
R. – Magari fosse tra 20 anni! Probabilmente ce ne vorranno di più… E’ soprattutto un problema di risorse e di quanto tutti quanti, come comunità, teniamo a questo obiettivo. Noi speriamo che, quando avverrà la missione su Marte, noi conosceremo benissimo la situazione… Probabilmente non si farà mai una missione su Marte se prima non sapremo esattamente com’è l’ambiente, com’è la situazione. Però è chiaro che questo sarebbe l’inizio di qualcosa che non abbiamo: la colonizzazione di un altro pianeta, un nuovo spazio vitale e chiaramente aprirebbe un panorama che è completamente nuovo rispetto a quello che abbiamo oggi.
Il ruolo dell’Italia
D. – In questa missione europea l’Italia ha un ruolo cruciale. Quello italiano è proprio un contributo tecnologico fondamentale…
R. – Probabilmente è una delle missione in cui l’Italia dà un contributo maggiore. E’ già una missione europea, in collaborazione con i russi che mettono il lanciatore. L’Italia qui, in questa prima missione, finanzia fondamentalmente un terzo della missione stessa e quindi è un investimento importante, sia economico sia nella costruzione degli strumenti: gli strumenti del satellite sono in gran parte costruiti in Italia e in particolare l’Istituto nazionale di astrofisica è il capofila di due degli strumenti scientifici che volano – uno nell’orbiter e uno sul lander – che andranno su Marte.