Il Papa: si facciano conoscere tesori delle Chiese orientali
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Prima della Messa nella Basilica di Santa Maria Maggiore, nel centenario della Congregazione per le chiese orientali e del Pontificio istituto orientale, Papa Francesco ha incontrato i superiori del dicastero e consegnato il proprio messaggio al prefetto, cardinale Leonardo Sandri. Il presente – osserva Francesco – è scosso da tragedie che non si possono ignorare.
Diaspora sempre più preoccupante
“Con il crollo dei regimi totalitari e delle varie dittature, che in alcuni Paesi ha purtroppo creato condizioni favorevoli al dilagare del terrorismo internazionale, i cristiani delle Chiese orientali – spiega il Pontefice – stanno sperimentando il dramma delle persecuzioni e una diaspora sempre più preoccupante”.
Non si ignori il dramma dei cristiani d’Oriente
“Su queste situazioni – scrive il Papa – nessuno può chiudere gli occhi”. “Come porzione di ‘Chiesa in uscita’ – sottolinea – il Pontificio istituto orientale è chiamato a porsi in ascolto orante”. “I tempi in cui viviamo – aggiunge Papa Francesco – vedono l’Istituto ancora una volta, proprio come cento anni fa, al centro di un crocevia provvidenziale”. Il Pontefice esorta anche tutti, “mantenendo intatta l’attenzione e l’applicazione alla ricerca tradizionale”, ad “offrire a quelle Chiese e all’intera comunità ecclesiale la capacità di ascolto della vita e di riflessione teologica”.
Storia centenaria
Il riferimento alla situazione attuale è accompagnato anche da uno sguardo nella storia. Il Papa ricorda date ed eventi salienti legati al 100.mo anniversario del Pontificio istituto orientale, fondato il 15 ottobre del 1917. Nello stesso anno è nata anche la Congregazione per le Chiese orientali, istituita da Papa Benedetto XV con il Motu Proprio Dei Providentis. “Pur in mezzo al burrascoso primo conflitto mondiale – sottolinea Papa Francesco – il Pontefice seppe riservare alle Chiese d’Oriente una speciale attenzione”.
Dall’enciclica Rerum Orientalium al Russicum
Nel 1922 – ricorda poi Francesco – Pio XI affida il Pontificio istituto alla Compagnia di Gesù e nel 1928, con l’enciclica Rerum Orientalium, vengono caldamente invitati i vescovi a inviare studenti all’Istituto orientale. Altre novità rilevanti – si legge nel messaggio – sono nel 1929 la fondazione del Collegio Russicum e, nel 1971, quella della Facoltà di diritto canonico orientale.
Studio e pastorale non in conflitto
La storia iniziale del Pontificio istituto orientale – sottolinea il Papa – è stata caratterizzata da “una certa conflittualità tra studio e pastorale”. Ma si deve riconoscere – rimarca Francesco – che tale contrasto non esiste. Il Papa invita pertanto “i docenti a porre al primo posto dei loro impegni la ricerca scientifica, sull’esempio dei predecessori che si sono distinti nella produzione di contributi prestigiosi”.
Missione del Pontificio istituto
Il Papa si sofferma, poi, sulla missione del Pontificio Istituto orientale: “grazie alla ricerca, all’insegnamento e alla testimonianza”, il compito è quello “di aiutare a rafforzare e consolidare la fede” davanti a “tremende sfide”. Il Pontificio istituto orientale è chiamato anche ad essere “il luogo propizio per favorire la formazione di uomini e donne, seminaristi, sacerdoti e laici, in grado di rendere ragione della speranza che li anima e li sostiene”.
Missione ecumenica
Il Santo Padre, dopo aver esortato i docenti “a mantenersi aperti a tutte le Chiese orientali”, aggiunge che il Pontificio istituto “ha una missione ecumenica da portare avanti”. Una missione da compiere attraverso “la cura delle relazioni fraterne” e lo studio approfondito delle questioni che ancora sembrano causare divisioni. Compito dell’Istituto – si legge inoltre nel messaggio – è anche far conoscere al mondo occidentale “i tesori delle ricche tradizioni delle Chiese orientali”.
Amore per le tradizioni
Papa Francesco, constatando che “molti studenti dei vari collegi orientali di Roma frequentano Atenei nei quali ricevono una formazione non sempre pienamente consona alle loro tradizioni”, esorta inoltre a riflettere “su ciò che si potrebbe fare per colmare tale lacuna”. Si tratta ad esempio di “stimolare i futuri pastori – osserva il Papa – a infondere nei loro fedeli orientali un amore profondo per le loro tradizioni”.
L’auspicio del Papa
Francesco esprime infine l’auspicio che il Pontificio Istituto Orientale “prosegua con rinnovato slancio la propria missione, studiando e diffondendo con amore e onestà intellettuale, con rigore scientifico e prospettiva pastorale le tradizioni delle Chiese orientali”. E indica una priorità: rispondere sempre meglio alle attese del mondo di oggi per creare un futuro di riconciliazione e pace.