Onu al lavoro per risoluzione sul Libano
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
I membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU sembrano essersi messi d’accordo sul testo di una risoluzione sul conflitto tra Israele e guerriglieri Hezbollah. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco prima di partire in missione per il Medio Oriente. In Libano, intanto, nuovi attacchi israeliani hanno causato la morte di almeno 7 combattenti sciiti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Le bombe continuano a sconvolgere il sud del Libano e i razzi lanciati dai combattenti Hezbollah continuano ad arrivare nel nord di Israele. Fonti israeliane riferiscono che 7 guerriglieri sono rimasti uccisi durante scontri nel sud del Paese dei cedri. Almeno 40 razzi sono stati lanciati poi verso la Galilea, dove fortunatamente non si registra nessuna vittima. Oltre alle bombe, sono anche stati lanciati, nel sud del Libano, volantini per annunciare che l’esercito israeliano “colpirà qualsiasi veicolo sospettato di trasportare equipaggiamento militare”. L’esecutivo dello Stato ebraico ha poi reso noto di voler estendere le proprie operazioni se la diplomazia internazionale non riuscirà a fermare le azioni dei combattenti sciiti contro Israele. In Iran, l’ayatollah Ali Khamenei ha chiamato inoltre “tutta la comunità islamica a difendere gli Hezbollah”.
Spiragli di pace
Nonostante questa nuova ondata di violenze e i proclami di Israele e Iran, sembrano comunque aprirsi, per il Medio Oriente, importanti spiragli di pace: il ministro degli Esteri tedesco, Frank Walter Steinmeier, ha detto, stamani, che sarebbe stato raggiunto un accordo, all’interno del Consiglio di sicurezza dell’ONU, sulla risoluzione per la fine delle ostilità. Prima di partire per la sua missione in Medio Oriente, il ministro tedesco ha anche spiegato che Israele e Libano devono accettare il dispiegamento di una forza internazionale lungo il confine.
Segnali di apertura da Israele
La Russia ha comunque precisato che non darà il suo sostegno ad una risoluzione che non sia condivisa dal Libano. In giornata, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite valuterà, inoltre, la bozza di risoluzione messa a punto da Francia e Stati Uniti, con gli emendamenti presentati da una delegazione della Lega araba. Segnali di apertura provengono anche da Israele, dove il premier Ehud Olmert ha definito “un passo interessante” la decisione annunciata ieri sera dal governo di Beirut di voler dislocare 15.000 soldati lungo il confine, dopo il ritiro israeliano. Il primo ministro ha anche ribadito che un dispiegamento delle forze armate libanesi nel sud deve essere appoggiato da una forza internazionale, per impedire che i guerriglieri Hezbollah tornino a minacciare lo Stato ebraico.
Intervista con padre Samuele
E per una testimonianza sulla situazione in Libano, Amedeo Lomonaco ha raggiunto telefonicamente padre Samuele, missionario ad Harissa, nel nord del Paese, dove si trova il convento dei francescani:
R. – Dove mi trovo io, ora, c’è più sicurezza rispetto ad altre zone del Libano. Da qui, comunque, si vedono e si sentono i bombardamenti. Se ci spostiamo di sette chilometri, vediamo la guerra: vediamo ponti e case distrutte. Noi qui viviamo quasi ‘sicuri’, perché c’è la montagna della Madonna, che è un simbolo cristiano per tutto il Libano, e poi qui c’è anche la sede del Patriarcato.
La Chiesa vicina alla gente
D. – Come si avvicina, in questi giorni, la popolazione locale alla preghiera e alle attività della Chiesa?
R. – Certamente qui tutti stanno seguendo le indicazioni della Chiesa dalla quale si aspettano molto. In tutte le nostre chiese, quasi ogni giorno c’è l’adorazione del Santissimo, la Santa Messa. Molta gente viene in chiesa.
La speranza non muore
D. – Siamo abituati a vedere, in questi giorni, drammatiche scene di guerra. Ma ci sono anche immagini che possono far sperare nella pace?
R. – Scene che fanno sperare nella pace sono quelle che mostrano quanti si offrono spontaneamente per aiutare, nonostante la guerra e la gente che soffre. Sono molti, quelli che si offrono!
Colpite anche comunità cristiane
D. – E tra questi, ci sono anche cristiani?
R. – Sì, molti cristiani. Non soltanto con la preghiera, ma anche con i fatti. Ci sono famiglie che offrono da mangiare, la loro casa, le scuole e poi, tutti si sentono uniti. Non pensano più alla differenza tra musulmani e cristiani, non pensano più alla differenza tra un gruppo e l’altro …
Parlando con un miliziano Hezbollah
D. – Padre, se avesse la possibilità di parlare con un soldato israeliano e con un guerrigliero Hezbollah, cosa gli direbbe?
R. – Gli direi: “Ricordati che hai una moglie, dei figli, hai una famiglia. Noi vediamo ogni giorno persone senza pane, senza tetto, senza casa … Vediamo bambini che soffrono, donne che gridano… Tutti sono impauriti! Ma tutti – ebrei, cristiani e musulmani – crediamo in un Dio. Tutti abbiamo lo stesso Dio e guardiamo alla Sua misericordia. Impariamo dalla Sua misericordia per essere anche noi misericordiosi!”.
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