Appadurai e gli ethnoscapes

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Il punto di vista e la teoria di Roland Robertson delle culture “glocali” vengono ampliati dall’antropologo indiano Arjun Appadurai, che sostiene e approfondisce teoricamente la relativa autonomia di questa economia glocale della cultura.

Aryun Appadurai

Aryun Appadurai parla, a questo proposito, di etnoscapes, intendendo con ciò “paesaggi di persone” che caratterizzano il mondo irrequieto e frammentato in cui viviamo: turisti, immigrati, profughi, esiliati, lavoratori stranieri e altri uomini e gruppi che sono in movimento.

Gli etnoscapes

Da loro e dalla loro “irrequietezza” fisico-geografica provengono impulsi essenziali per un mutamento della politica interna e internazionale; essi sono degli aspetti della cultura globale.

Arjun Appadurai distingue e descrive:

  • i technoscapes: i movimenti delle tecnologie che superano i confini, delle tecnologie sviluppate e di quelle obsolete, di quelle meccaniche e di quelle informatiche;
  • i financescapes: con il mercato delle valute, le borse nazionali, le operazioni speculative, ha luogo un movimento rapido di enormi somme di denaro che superano i confini nazionali;
  • i mediascapes: la ripartizione delle possibilità di produrre e diffondere immagini elettroniche;
  • gli ideoscapes: la serie concatenata di immagini, spesso posta al servizio di ideologie e di idee dello Stato che hanno le loro radici nell’illuminismo.

Culture globali

Le culture glocali che stanno sorgendo non sono più legate ad un luogo o ad un tempo. Sono senza contesto, “una vera mescolanza di componenti disparate, provenienti da ogni dove e da nessun luogo, scaturite dai moderni (postmoderni) carri da guerra del sistema di comunicazione globale”.

Mass media

Il motore centrale di questo mutamento sono i mass media, che propongono un’offerta copiosa e sempre diversificata di opzioni per una tale “vita possibile”. Questo potere delle industrie globali dell’immaginazione comporta che le forme di vita locali vengano sconvolte, assorbite da “modelli” di tutt’altra provenienza, sia spaziale che sociale. Gli osservatori anglosassoni degli scenari globali, cresciuti alla scuola della cultural theory, hanno preso le distanze da quella che si potrebbe definire la “McDonaldizzazione” del mondo.

Molteplicità di combinazioni

Si è d’accordo sul fatto che la globalizzazione non comporta una riduzione ad unità della cultura; la produzione di massa di simboli e informazioni culturali non conduce al sorgere di quel che potrebbe definirsi una “cultura globale”. Gli scenari glocali che si stanno delineando devono essere intesi come una “immaginazione delle vite possibili” estremamente ambigua, che permette molteplicità di combinazioni. Col filo globale vengono tolti dal loro isolamento i simboli culturali, identità di natura differente. I mercati globali di beni di consumo e informazioni rendono indispensabile selezionare ciò che deve essere assorbito, ma la modalità della scelta viene decisa a livello di comunità locale.

Dalla tesi di laurea, nel 2001, di Amedeo Lomonaco: “Limiti e potenzialità del fenomeno della globalizzazione per l’economia contemporanea”.

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