Catastrofe umanitaria in Sud Sudan
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Riaffermare il sostegno degli Stati Uniti e incoraggiare i negoziati con il Sudan. Questo l’obiettivo della visita in Sud Sudan del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, arrivata a Juba per incontrare il presidente e il ministro degli Esteri sud sudanesi. Si aggrava, intanto, la situazione umanitaria in due campi per rifugiati in Sud Sudan, quelli di Yida e Batil, dove le condizioni di vita sono spaventose. Finora oltre 170 mila profughi hanno attraversato il confine per fuggire dal conflitto e dall’insicurezza alimentare negli Stati sudanesi del Blu Nile e del Sud Kordofan.
Intervista con Sergio Cecchini
Ma le condizioni di vita in Sud Sudan, anche a causa della stagione delle piogge, sono terribili. Ogni giorno – denuncia Medici Senza Frontiere – nei due campi muoiono in media cinque bambini. Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il responsabile Comunicazione di Msf, Sergio Cecchini:
R. – “Abbiamo condotto e terminato due importanti inchieste epidemiologiche sulla situazione nei campi rifugiati in Sud Sudan, al confine con il Nord Sudan. I dati che emergono sono agghiaccianti, che qualificano la situazione in Sud Sudan come una catastrofe umanitaria. Si registrano tassi di mortalità doppi rispetto alla soglia di emergenza, non solo per i bambini – ritenuti soggetti più vulnerabili – ma addirittura per gli adulti”.
Condizioni esplosive nei campi
“Dobbiamo immaginare campi rifugiati che, a causa della stagione delle piogge, sorgono ormai su vere e proprie paludi e si sono trasformati in degli incubi quotidiani per chi è costretto a vivere in luoghi spesso sovraffollati. Sono condizioni di vita esplosive e, paradossalmente, il killer più letale oggi è la diarrea che, associata all’indebolimento causato dalla malnutrizione e dalle condizioni di vita precarie, fa strage di bambini”.
Servono sforzi immediati
D. – Servono dunque sforzi immediati. Oggi il segretario di stato americano, Hillary Clinton, è arrivato a Juba per incontrare le autorità sud sudanesi. Quali misure dovrebbe adottare la comunità internazionale per garantire non solo la sicurezza in Sud Sudan, ma anche per fornire un’adeguata assistenza ai profughi?
R. – Bisogna aumentare la presenza delle organizzazioni internazionali e delle agenzie delle Nazioni Unite in queste zone. Oggi le vie di trasporto, le strade, sono inaccessibili, a causa della stagione delle piogge, per cui va messo in piedi un sistema logistico in grado di far arrivare personale e materiale in tutti questi luoghi, e soprattutto in grado di garantire la fornitura di acqua potabile, di servizi igienici, per ridurre al minimo il manifestarsi di infezioni respiratorie, di diarrea e assicurare un’alimentazione terapeutica di qualità adeguata per tutti i bambini e i soggetti più vulnerabili.