Centrafrica. Il nunzio: il Papa ha cambiato il popolo
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Le elezioni legislative e presidenziali nella Repubblica Centrafricana si sono aperte ieri con una speranza nuova: quella alimentata dal recente viaggio apostolico di Papa Francesco nel Paese. Dopo quella visita, il popolo centrafricano è cambiato. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il nunzio apostolico nella Repubblica Centrafricana e in Ciad, mons. Franco Coppola:
R. – Un popolo che ha voglia di girare pagina, che ha preso coraggio grazie alla visita del Papa. La visita del Papa gli ha dato anche la possibilità di vedersi, di guardarsi in faccia, senza gli occhiali scuri. Gli ha dato la possibilità di riguardarsi in faccia e di riconoscersi concittadini che hanno voglia di far tacere le armi e di cominciare la vita democratica. Ieri c’è stato il primo turno delle elezioni, la gente si è presentata massicciamente ai seggi elettorali per votare. Ci arrivano notizie di una vigilanza particolare che la popolazione ha esercitato in questi seggi, facendo attenzione che non ci fossero imbrogli, che non ci fossero persone che si presentassero due volte a votare. Questa vigilanza della stessa cittadinanza sul buon svolgimento delle operazioni elettorali dice molto sulla volontà della popolazione di far in modo che questo processo arrivi ad uno sbocco positivo, da tutti sperato.
Dopo la visita di Francesco, nuove speranze
D. – La visita del Santo Padre in Centrafrica sembra aver lasciato speranze importanti e non ci sono più notizie di scontri quotidiani tra opposte fazioni. Già questo è molto. E’ una speranza per la pace nel Paese?
R. – Sì, c’è stato un cambiamento repentino proprio del clima, grazie alla visita del Papa. C’è una serenità che non si era mai respirata. La gente è sollevata dalla scoperta che ha fatto, grazie al Papa, di poter visitare luoghi dove abitano gli altri, senza problemi, senza il rischio di essere uccisi. Ora la circolazione è assolutamente libera e tranquilla da tutte le parti, anche in quelle più malfamate, per così dire.
Aperta una via per la pace
D. – L’Anno Santo della Misericordia, dunque, ha aperto un’importante via per la pace nel Paese?
R. – Assolutamente. Una delle frasi che girano fra la gente è: “Il Papa è venuto, non possiamo più tornare a dirci, a fare le cose di prima”.
Serve un cambiamento politico
D. – Questo spirito nuovo di confronto, di conoscenza reciproca, porta anche probabilmente ad una nuova prassi politica…
R. – Speriamo. Dipenderà un po’ anche dalle persone che verranno elette e se ci sarà anche in questo un cambiamento. Fra i trenta candidati c’è di tutto: ci sono persone nuove, che non hanno mai avuto precedentemente un’esperienza politica, e ci sono persone già sperimentate.
Le parole del Papa fanno breccia nei cuori
D. – Possiamo dire, comunque, che sia nei candidati alle prime esperienze sia in quelli dove invece c’è un curriculum politico più sostanzioso, le parole del Papa possono fare breccia?
R. – Questo sicuramente. La campagna elettorale è stata condotta già in modo molto particolare. Non è stata una campagna in cui i diversi leader si sono presentati come i protettori di una parte contro l’altra. Tutti hanno cercato di accreditarsi come uomini che sanno riunire la nazione. E’ già un primo frutto. Nelle indicazioni che il Santo Padre stesso aveva dato nel corso del discorso rivolto al mondo politico, aveva appunto chiesto di farsi promotore di unità per la popolazione, piuttosto che essere difensori di una fazione contro l’altra. Certo i problemi sono notevoli, non sarà facile comunque per il nuovo governo uscirne fuori, perché comunque c’è una diffusione delle armi, a livello popolare, molto pericolosa. Per cui una delle prime sfide cui il governo nascente dovrà far fronte sarà quella del disarmo generalizzato. C’è bisogno di un progetto, c’è bisogno di mezzi. Ci sarà bisogno dell’aiuto e del sostegno della comunità internazionale.
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