In dirittura d’arrivo in Africa gli “Altri Mondiali”

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Stanno per concludersi in Sudafrica i Mondiali di calcio. Questa sera, a Johannesburg, Spagna e Olanda si contenderanno la Coppa del Mondo. In dirittura d’arrivo anche gli “Altri Mondiali”, l’iniziativa che, in concomitanza al più prestigioso torneo calcistico, ha portato ragazzi italiani e africani a bordo di un tipico pulmino africano attraverso diversi Paesi del Continente. Sono state organizzate, contemporaneamente a quelle dei Mondiali, partite di calcio che hanno coinvolto giovani di varie nazionalità. Luca Marchina, volontario bresciano da alcuni anni a Nairobi, ripercorre alcune tappe di questo singolare itinerario al microfono di Amedeo Lomonaco:

 
R. – Il primo numero che mi viene in mente sono i chilometri percorsi attraverso Kenya, Tanzania, Malawi, Zambia, Zimbabwe, Swaziland e Sudafrica. Sono più di 7.500. In questo mese – più o meno – di viaggio ogni giorno sono stati organizzati tornei, alcuni improvvisati altri più organizzati. Il bilancio più positivo l’ho sentito l’altro giorno nelle parole di un ragazzo keniano che mi ha detto come era stato impressionato dal fatto che ovunque il calcio è stato veramente un veicolo per attirare le persone giovani, bambini ma anche persone più grandi. Tante lingue diverse sono passate in questo viaggio eppure il calcio è diventato un po’ il linguaggio universale con il quale ci si è relazionati con questi ragazzi.

Impressione sui Mondiali in Africa

D. – Quale impressione hanno avuto questi ragazzi sull’Africa che per la prima volta ha ospitato un Mondiale di calcio? Un’allegria di fondo che si aggiunge a che cosa?

R. – C’èra una grande aspettativa, c’è tuttora sull’onda lunga che potranno avere questi Mondiali. C’erano anche tante speranze legate al Ghana che si sperava andasse avanti. Una delle serate più divertenti alle quali abbiamo partecipato è stata a Maputo. Siamo andati in un bar a vedere la partita e il Ghana ha vinto con gli Stati Uniti. I festeggiamenti e le vuvuzelas sono andati avanti fino alla mattina ed eravamo in Mozambico. Dopo è chiaro che quando si parla, magari più approfonditamente con persone culturalmente più preparate, si pensa che tutto ciò non porterà niente nell’immediato. Quello che più mi è piaciuto riscontrare è il fatto di dire: anche l’Africa è riuscita a organizzare i Mondiali, c’erano grossissimi dubbi eppure ce l’ha fatta e adesso – perché no – si può pensare alle Olimpiadi…

Il popolo africano in attesa della finale dei Mondiali di calcio

D. – Mancano poche ore alla finale tra Spagna e Olanda, come vive il popolo africano questa attesa?

R. – C’è grande esaltazione, si aspetta l’ultimo evento. Forse tifano un pochino di più per la Spagna che riscuote più simpatia per il gioco espresso in campo.

Voglia di fare comunità

D. – Facendo questo singolare viaggio con il pulmino, oltre al fattore aggregante del calcio si nota pure negli africani un forte senso di aggregazione, una voglia di fare comunità…

R. – A parte un’aggregazione sportiva che è un richiamo molto forte, qualsiasi cosa è possibile. Questo è quello che abbiamo riscontrato in questo viaggio. La cosa più interessante è come lo sport possa essere veicolo per tantissime altre cose che vanno oltre lo sport.

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