Eterologa. D’Agostino: problemi complessi

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Italia, tre mesi dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha definito incostituzionale il divieto di ricorso alla fecondazione eterologa, esplode il dibattito sulla necessità di Linee guida per regolamentare l’accesso a questa tecnica. Il Ministero della Salute le ha proposte e il Consiglio dei ministri dovrebbe presto vararle: si prevede, tra l’altro, l’anonimato dei donatori dei gameti, per chi dona il limite di età di 35 anni per le donne e di 45 per gli uomini. I fautori della provetta selvaggia e le lobby della fecondazione in vitro sostengono invece che la Sentenza della Consulta sia immediatamente applicabile. Amedeo Lomonaco ne ha parlato con Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani:

 

R. – Non credo affatto – come molti dicono – che la fecondazione eterologa possa essere posta in essere senza linee guida preventive del ministro della Salute, perché i problemi che nascono dalla pratica della fecondazione eterologa sono numerosi, intricati e ben più complessi di quanto non si possa immaginare. Innanzitutto, c’è un problema di salute che riguarda, ovviamente, la donna che cerca la fecondazione eterologa con l’ovocita di un’altra donna. Ci sono poi i problemi relativi alla salute del nascituro. Questo induce a mettere dei limiti di età alle donatrici e alle riceventi.

Anonimato dei donatori

D. – Pone una serie di interrogativi anche la questione dell’anonimato dei donatori …

R. – Questo anonimato è opportuno che sia garantito – oltre alle ragioni di salute fisica – almeno fino a quando il nato non abbia raggiunto un’età per la quale possa legittimamente chiedere di avere notizie sulle proprie origini biologiche; mentre non è affatto opportuno che nascano conflitti potenziali, ma possibili, tra madre genetica e madre uterina quando il bambino è nella primissima infanzia o, comunque, non ha ancora raggiunto una piena adolescenza.

Eventuale rimborso per donatori

D. – Si parla addirittura della possibilità di prevedere forme di rimborso per i donatori … il rischio è quello della commercializzazione dei gameti …

R. – In tutte le pratiche di fecondazione eterologa c’è il grande problema del divieto di commercializzazione dei gameti che vengono donati e che vengono ricevuti. Questo divieto è presente nella Legge 40 e non è stato affatto incrinato dalla sentenza della Corte costituzionale che ha legittimato la procreazione eterologa. Quando si parla di rimborso spese ai donatori di gameti si entra in una palude perché – come tutti possono capire – è molto facile contrabbandare una vera e propria commercializzazione con la categoria del rimborso spese, che oltre tutto è ben diversa se riguarda la donazione di gameti maschili o la donazione di gameti femminili. Pratica, quest’ultima, che richiede procedure particolarmente invasive.

Problemi di discrimnazione

D. – Tra l’altro, nelle Linee guida si specifica anche che non ci saranno cataloghi dai quali scegliere in base ai dati del donatore…

R. – Questo è un punto cruciale sul quale si può discutere moltissimo, perché chi chiede la fecondazione eterologa lo fa in generale, nel 99 percento dei casi, nella massima riservatezza. Ma se da una coppia che chiede l’eterologa nascesse un bambino con caratteri etnici diversi da quelli dei genitori – un neonato con caratteri etnici asiatici o africani – la pretesa di riservatezza salterebbe immediatamente in aria con il grave rischio che anche i rapporti familiari, che si attivano con la fecondazione eterologa, possano incrinarsi. Ecco perché negli Stati Uniti è quasi prassi che ci sia un controllo tra i caratteri etnici del donatore o della donatrice di gameti e quelli dei riceventi. Tutto questo però attiva ulteriori problemi di discriminazione razziale. Questo è uno dei tanti punti ai quali, colpevolmente, la Corte Costituzionale non ha pensato quando ha scritto la sentenza di legalizzazione dell’eterologa.

Conflitti di coscienza

D. – Anche perché evidenti differenze da un punto di vista delle caratteristiche etniche farebbero esplodere ancora di più quel conflitto tra l’interesse all’anonimato dei donatori e quello della persona che vuole ricevere informazioni sui genitori naturali. A quel punto questo conflitto sarebbe gravissimo …

R. – Ma soprattutto potrebbe nascere un rifiuto – a limite inconscio – dei genitori verso la creatura che viene al mondo, ovviamente completamente innocente. Però è molto probabile, perché questo problema di compatibilità tra i donatori dei gameti e la coppia ricevente si è verificato tante volte. Questo non è un problema che si può risolvere con semplici Linee guida. Vedremo come se la caverà il Ministero.

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