Europa: difesa di confini e solidarietà
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Il presidio dei confini non si può disgiungere da attività di assistenza e di soccorso. E’ quanto si sottolinea nello studio, a cura della fondazione ‘Icsa’ (Intellgence Culture and Strategic Analysis), intitolato “Immigrati e controllo delle frontiere: una proposta per la salvaguardia della vita in mare”. Su questo dossier, presentato oggi a Roma, il servizio di Amedeo Lomonaco:
Nello studio, ricordando dati del Ministero dell’Interno, si sottolinea che sono circa 120 mila, su un totale di 130 mila in Europa, i migranti giunti in Italia via mare dal primo gennaio ad oggi. Sono più del doppio rispetto ai 60 mila arrivi dello scorso anno. Tra questi, più del 50% sono in fuga da guerre, violenze e persecuzioni. La maggior parte proviene da Eritrea (29%) e Siria (18%). Sono oltre 2500 le persone morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, di cui 2300 solo dall’inizio dell’estate. I migranti, come ha sottolineato recentemente anche Actionaid Italia, sono una preziosa risorsa: la maggior parte degli stranieri che vive in Italia produce il 12% della ricchezza nazionale, per un valore di 167 miliardi di euro.
La soluzione è nella solidarietà
L’Unione Europea ha investito tra il 2007 e il 2013 oltre 4 miliardi di euro, ma di questi fondi quasi la metà, il 46%, è destinato al controllo delle frontiere e soltanto il 21% all’integrazione. La soluzione al fenomeno della migrazione – si ricorda inoltre nello studio – non può essere ricercata nel respingimento in mare, illegittimo in base a convenzioni e trattati internazionali. Ma nella solidarietà dei Paesi membri dell’Unione Europea, soprattutto nell’aiutare i migranti in difficoltà durante la traversata nel Mediterraneo. Ma quali sono le finalità di questo studio? Lo abbiamo chiesto al presidente della Fondazione Icsa, il generale Leonardo Tricarico:
R. – “Il pregio dello studio è quello di dare una visione diversa dell’Europa, una visione più realistica, finora non sufficientemente messa a fuoco, che la rende debitrice verso la comunità internazionale di un più perentorio impegno nel salvataggio della vita in mare”.
Da Mare Nostrum a Triton
D. – Come giudicare la sospensione del programma “Mare Nostrum” e l’avvio dell’operazione europea “Triton”?
R. – “Mare Nostrum è un’attività partita in emergenza per tutelare chi era in pericolo in mare. L’operazione europea Triton è tutt’altra cosa ed è sempre costruita su quel concetto di proteggere le frontiere. Quindi sono due cose completamente diverse. L’atteggiamento dell’Europa – ripeto – è motivato solamente dalla necessità di proteggere le proprie frontiere”.
Frontex è un meccanismo di compensazione
“Tutto sommato, Frontex e tutti i derivati sono nati come meccanismo di compensazione di Shengen: quando sono state eliminate le frontiere interne all’Unione europea, è stata ravvisata la necessità di irrobustire quelle esterne. E quindi è nato Frontex. La finalità di Frontex è quella di Triton. Non può essere questo l’atteggiamento dell’Europa rispetto alle tragedie che si perpetrano quotidianamente nel Mediterraneo. Non si deve solo proteggere: l’Europa deve interpretare questo suo mandato come solidarietà prima che rispetto della legalità. Oggi la solidarietà non esiste nell’atteggiamento europeo”.
La proposta di Icsa
D. – Qual è, per il Mediterraneo, la proposta della Fondazione Icsa?
R. – “La proposta della Fondazione Icsa, ravvisato un buco spaventoso nelle normative europee che riguardano il salvataggio della vita in mare, è di richiamare l’Europa a colmare questa lacuna enorme, magari con un protocollo aggiuntivo alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, un capitolo che parli esclusivamente di questo. Un capitolo che individui quali sono le fattispecie di pericolo, come ha fatto l’Onu, naturalmente, e non ha mutuato l’Europa. E che vincoli i Paesi membri che hanno sottoscritto quegli accordi in ambito Onu ad assumere lo stesso impegno in ambito della comunità europea e ad attrezzarsi con una capacità robusta di ricerca e soccorso in mare”.
Ora intervenga la politica
“Questa va incardinata poi alla volontà politica di intervenire in qualunque punto si crei una situazione di pericolo a carico di chiunque navighi. Questo è il concetto e su questo concetto la politica dovrebbe costruire una iniziativa concreta alla quale l’Europa non si potrebbe sottrarre. Tutto sommato, fino ad adesso l’Europa è stata interessata con motivazioni giuste ma troppo generiche e quindi abbiamo avuto dall’Europa irritazione e nessun risultato concreto. Se il risultato è Triton, è un risultato ridicolo”.