Fao: grande spreco nei Paesi ricchi
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
I Paesi ricchi sprecano un terzo del cibo prodotto: solo negli Stati Uniti, ogni anno, non vengono consumati beni alimentari del valore di oltre 48 miliardi di dollari. E’ quanto emerge da un rapporto della FAO pubblicato in occasione della Settimana mondiale dell’acqua, che si chiude oggi a Stoccolma. Agli incontri promossi nell’ambito di questo evento hanno preso parte 2400 scienziati e rappresentanti di governi e società civile. Nel documento della FAO si sottolinea in particolare che, considerata la quantità di acqua necessaria per produrre cereali e altri alimenti, la riduzione degli sprechi porterebbe ad avere una maggiore disponibilità di acqua per uso domestico e agricolo.
Squilibri drammatici
E’ come se si lasciasse il rubinetto aperto – si fa notare nel dossier – sprecando circa 40.000 miliardi di litri, ovvero una quantità d’acqua sufficiente a soddisfare i bisogni domestici di 500 milioni di persone. Ed anche se si produce cibo a sufficienza per mantenere in buono stato di salute l’intera popolazione mondiale, permangono ancora gravi e drammatici squilibri.
Abitudini errate
Le cause non sono solo quelle di una difettosa distribuzione, di un problematico accesso ai beni alimentari in varie zone del mondo. A queste carenze bisogna aggiungere infatti l’abitudine, diffusa in molti Paesi ricchi, a consumare beni anche superflui. Lo studio non fornisce una graduatoria dei Paesi che sprecano più cibo, ma specifica che livelli simili a quelli statunitensi si verificano annualmente anche in Europa.
Rilevanti quantità di cibo tra i rifiuti
Il rapporto cita anche un altro studio che dimostra come in Gran Bretagna, ad esempio, un terzo degli alimenti prodotti siano scartati. Una buona parte di questi è gettata senza neanche essere toccata, con l’involucro ancora intatto. In Svezia, secondo il rapporto, la percentuale di spreco è leggermente più bassa, ma un quarto del cibo comprato viene ancora regolarmente gettato dalle famiglie.
Riserve idriche sotto pressione
Da sottolineare poi che le riserve idriche sono poste sotto pressione non solo per produrre cibo ma anche dalla necessità di sostenere la crescente domanda di biocarburanti e, più in generale, dalla crescita della popolazione mondiale. Queste tendenze, avverte lo studio, rischiano di scatenare delle emergenze in molte zone del mondo, soprattutto nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia meridionale. La FAO lancia quindi un appello per dimezzare, entro il 2025, la quantità di cibo che viene sprecata ogni anno.