© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

L’incidente del batiscafo riporta alla memoria una tragedia costata la vita a 118 marinai: quella del Kursk, il sottomarino russo affondato il 12 agosto del 2000. In questo caso, diversamente da quanto accaduto cinque anni fa, le autorità di Mosca hanno chiesto aiuto a squadre di soccorso straniere. Questa decisione della Russia è dettata solo dalla gravità della situazione o è anche il segnale di un cambio di mentalità? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’ex ambasciatore italiano in Russia, Sergio Romano:

R. – Le ragioni possono essere più d’una. Innanzitutto, una delle ragioni potrebbe essere proprio l’esperienza fatta allora: il governo vuole evitare di essere messo sul banco degli accusati dalla propria opinione pubblica nell’eventualità di un disastro e quindi corre ai ripari fin d’ora facendo appello all’assistenza internazionale. Potrebbe esserci anche un’altra ragione: nel caso della tragedia del sottomarino nucleare del 2000, è possibile che la Russia non abbia voluto chiamare in aiuto potenze straniere perché voleva mantenere la segretezza. Nel caso del batiscafo, invece, l’esigenza della segretezza è minore.

Monitoraggio dell’arsenale militare

D. – Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la gestione e il monitoraggio dell’arsenale militare sovietico rimangono punti cruciali. Come sta affrontando queste insidie il governo di Mosca?

R. – Il governo di Mosca è alle strette perché ha ereditato dall’Unione Sovietica un’enorme potenza militare, ma mancano i mezzi economico-finanziari per mantenere quella straordinaria potenza e conservarla in stato di efficacia. Non dimentichiamo che per un lungo periodo, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’economia russa ha singhiozzato. Tra il ’98 e il ’99 ha subito, peraltro, una pesante crisi. Adesso le cose vanno meglio: grazie all’aumento del prezzo del petrolio, il prodotto interno lordo sale del 6-7 per cento all’anno, ma non ci sono i soldi per tenere in piedi la grande macchina che l’Unione Sovietica aveva costruito.

Eredità dell’ex patrimonio sovietico

D. – Quali nodi legano ancora l’eredità dell’ex patrimonio sovietico con l’attuale economia russa?

R. – Le forze armate russe erano anche il risultato delle straordinarie responsabilità internazionali dello Stato. Queste responsabilità internazionali sul piano geopolitico sono state ereditate dalla Russia di Eltsin e dalla Russia di Putin. Le forze armate, tuttavia, hanno enormemente cambiato il loro carattere. Nel sistema sovietico, erano il motore della ricerca, dell’innovazione e della modernizzazione del Paese. Tutto questo, in una economia che si è andata progressivamente privatizzando, non è più possibile. Questo pone diversi problemi perché le forze armate non sono più autonome: prima invece lo erano sotto molti aspetti.

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