Bagnasco: grazie alla Chiesa l’Italia è più unita
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Il mandato del Congresso Eucaristico nazionale, conclusosi ieri a Genova, è quello di una Chiesa esperta in umanità, disponibile e discreta nel farsi prossima a ogni uomo. E’ questa l’eredità del Convegno indicata dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, che ha anche esortato a volgere lo sguardo verso Gesù Cristo, la via per “ritrovare se stessi nel mistero di Dio”. Ma quale orizzonte lascia il Congresso eucaristico? Risponde proprio il card. Bagnasco intervistato da Amedeo Lomonaco:
R. – Una grande testimonianza di fede, di preghiera. Questa è la prima cosa che tutti noi – vescovi, sacerdoti, la gente – abbiamo avvertito. Sono certo che questa esperienza, questo essere e questo sentirsi toccati dal Signore, ognuno se lo porta nella propria diocesi e nella vita quotidiana.
Un mandato preciso
D. – Dal Congresso Eucaristico di Genova giunge in particolare – come lei ha detto – un preciso mandato: quello missionario di una Chiesa esperta in umanità in un mondo che sempre più spesso – come direbbe Papa Francesco – sembra invece più incline alla cultura dello scarto…
R. – Certo, gli esempi purtroppo anche recenti si moltiplicano e questo ci deve far riflettere proprio verso dove stiamo andando allontanandoci sempre più da Dio. Ci deve far riflettere su dove sta andando la cultura e la civiltà, specialmente quella occidentale. Si sta andando verso una deriva individualista, dove la vita umana viene sempre più scartata, non valorizzata. Quindi il Congresso Eucaristico ci pone di fronte – come ha ricordato il Papa all’Angelus – alla sorgente della vita, della speranza. Allontanarci dalla sorgente vuol dire seccare il torrente della vita comune, della vita sociale.
Cosa significa essere felici
D. – Riferendosi proprio alle parole del Santo Padre all’Angelus, lei ha esortato i giovani a diventare dissidenti rispetto alla cultura dominante, al pensiero unico che vuol fare credere che la scaltrezza e la corruzione siano il segreto per vivere bene. Come si vive bene? Quando si è veramente felici?
R. – Nella verità e nel dono. Quando la nostra vita vive della luce calda della verità. Quindi si deve vivere nella verità e nel dono. Fare della nostra vita, dei nostri giorni, così come siamo, un dono per gli altri, un dono sincero. Questo è il segreto della felicità.
Il dono dell’Eucaristia
D. – Cercando proprio di percorrere questo solco nella via della verità e del dono, come vivere in particolare il dono più alto, quello dell’Eucarestia, in modo che – come lei ha detto – mangiare questo Pane non si riduca ad un’abitudine né ad un gesto di amicizia fraterna?
R. – È molto importante intanto mantenere il senso vero della comunione eucaristica: lasciare spazio dentro di noi a Colui che è talmente grande che non ha paura di farsi così piccolo, quindi come un’ostia consacrata. E si deve essere colti continuamente dalla sorpresa, dalla meraviglia, della gioia di questa assoluta vicinanza di Dio in Gesù Eucarestia. Se l’Eucarestia è il nucleo incandescente della vita cristiana, della vita della Chiesa, quanto più ci esponiamo alle sue radiazioni, tanto più diventeremo capaci di irradiare il mondo attorno a noi.
Adorazione eucaristica e felicità
D. – L’Adorazione Eucaristica, in particolare, è una delle “finestre” che da questo mondo possono far scorgere la pienezza della felicità?
R. – Certamente. E direi che sta crescendo il senso, il gusto dell’Adorazione Eucaristica. L’ho visto nella nostra diocesi, ma lo possiamo vedere ovunque. L’ho visto anche nell’Adorazione Eucaristica dei giovani a Cracovia: questo milione e più di giovani che sono rimasti almeno per mezzora nel cuore della sera davanti a Gesù eucarestia godendo della presenza del Signore… Io credo che specialmente i giovani, ma tutti noi, abbiamo bisogno di non essere invisibili agli occhi di qualcuno, ma di essere visti e di essere guardati con affetto, con benevolenza, con fiducia. In particolare, i più giovani che sono meno incrostati di noi adulti intuiscono, capiscono che l’essere guardati dall’Eucarestia significa essere rigenerati alla speranza e alla vita.
Il contributo della Chiesa per l’Italia
D. – Forte del cammino percorso anche in questo Congresso Eucaristico quale Paese, quale Italia può aiutare a costruire la Chiesa italiana?
R. – Più unita, perché è stata anche la testimonianza di un popolo che, per tre giorni, ha vissuto insieme nella serenità, nella gioia, nell’attenzione interiore attorno al Signore nella Parola del Vangelo con i propri vescovi e i propri sacerdoti. È possibile ed è bello camminare insieme oltre le differenze naturali di esperienze, di opinioni, etc… Credo che questa testimonianza valga per l’intero Paese. È necessario camminare di più insieme, superare quelle contrapposizioni che a volte bloccano la vita comune e salire ad un livello superiore che è il bene generale.
Il Paese cresca nella solidarietà
A quel punto, ognuno può essere disposto anche a fare un passo indietro, purché il bene generale sia vero e si compia per tutti. E poi, nella stessa direzione, un Paese che cresce nella solidarietà nella carità fraterna. Anche questo è un valore che nasce dall’Eucarestia ma può valere e vale per tutti naturalmente. L’Italia, la Chiesa italiana in particolare ha una grande storia di solidarietà, di vicinanza alla gente che sta crescendo anche sotto la pressione delle circostanze che conosciamo. Questo può e deve crescere ancora di più.