Iraq: forze di sicurezza nel mirino

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Iraq cinque civili, fra i quali un bambino, sono stati uccisi da uomini armati nel villaggio di Hurriyah, a sud di Baghdad. Nel Paese, dove è stato sequestrato un uomo di affari turco, proseguono gli attacchi della guerriglia contro le forze di sicurezza irachene: un nuovo attentato ha colpito stamani Baghdad. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Un ennesimo attacco suicida contro un convoglio di agenti iracheni ha causato, stamani, la morte di 6 persone, tra le quali 5 poliziotti. L’esplosione dell’autobomba è avvenuta nel centro di Baghdad nei pressi di una scuola. L’attentato di questa mattina si aggiunge a quelli di ieri costati la vita ad oltre 50 persone. Il bilancio più grave è quello del duplice attacco condotto ieri sera da due kamikaze a Tall Afar, città settentrionale situata ad ovest di Mossul.

A Tall Afar decine di vittime

Le persone uccise dalle due esplosioni sono 35. Gli attentatori, a bordo di due vetture imbottite di tritolo, si sono  fatti esplodere all’esterno  dell’abitazione  di uno  sceicco  turcomanno,  nel centro di Tall Afar. Il duplice attentato è stato compiuto tra la gente accorsa per prestare soccorso ad alcuni feriti. L’area, infatti, era stata teatro poco prima di un lancio di colpi di mortaio.

Arrestati 428 terroristi

Nel Paese la polizia irachena ha arrestato, intanto, 428 sospetti terroristi in seguito ad un’operazione condotta a Baghdad. Un tribunale speciale ha inoltre condannato a morte tre uomini accusati di aver preso parte ad attacchi contro poliziotti iracheni. Si tratta delle prime condanne capitali emesse nel Paese contro ribelli. Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, avvenuta nell’aprile 2003, l’applicazione della pena di morte in Iraq era stata sospesa dall’Autorità Provvisoria della Coalizione. Ma dopo il passaggio di poteri, nell’agosto del 2004, l’allora esecutivo ad interim guidato da Iyad Allawi ha varato una legge che ripristina la pena di morte per omicidio, sequestro di persona, stupro e traffico di stupefacenti. Il presidente iracheno, il curdo Jalal Talabani, ha più volte sottolineato di essere assolutamente contrario alla pena di morte.

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