Iraq: negoziato per presentare Costituzione
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In Iraq, scadrà questa sera il termine per presentare al Parlamento la nuova Costituzione irachena. Il negoziato rischia di slittare di un’altra settimana o di fallire. Sciiti, sunniti e curdi paralizzano, infatti, le trattative con veti incrociati. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La Costituzione irachena sembra arenata su tre scogli fondamentali: il federalismo, il ruolo dell’Islam nell’ordinamento del Paese e la distribuzione delle risorse. I curdi chiedono un’ampia autonomia nelle regioni del nord. La componente religiosa degli sciiti chiede in cambio una federazione autonoma anche per le regioni meridionali ed insiste per rendere il Corano non una, ma la fonte su cui si ispira la Costituzione.
Il nodo sunnita
I sunniti, ai margini nel nuovo corso politico iracheno, denunciano il loro isolamento e mettono in guardia dai rischi di una divisione del Paese e dall’instaurazione della legge islamica della sharia. Sulla ripartizione dei proventi delle risorse petrolifere, manca un accordo definitivo soprattutto tra curdi e sciiti. Se non si arriverà ad una intesa tra le parti, si profilano tre opzioni: la sospensione degli articoli controversi, la richiesta di una ulteriore proroga per completare la stesura del testo o lo scioglimento del Parlamento.
Stallo politico e violenze
Allo stallo politico si sovrappone il dramma degli attentati: almeno quattro agenti iracheni sono rimasti uccisi a Baghdad in seguito ad un attacco kamikaze. Otto poliziotti iracheni sono morti, poi, per un agguato della guerriglia a nord della capitale. Sempre a Baghdad, sono state rapite cinque persone, tra le quali un ingegnere turco. Sul fronte dei sequestri, si registra anche una buona notizia. Sono stati rilasciati dai ribelli, a Nassiriya, 11 civili pakistani e tre indiani. Il capo della polizia del governatorato di Babilonia ha denunciato, inoltre, una campagna di “pulizia etnica” da parte di gruppi della guerriglia in diversi villaggi della regione. L’orrore della violenza è tragicamente riproposto anche su Internet, a volte specchio deformante della realtà. Agghiaccianti fotografie della guerra in Iraq sono inviate da molti militari statunitensi ad un web pornografico americano in cambio dell’accesso gratuito al sito. Il macabro scambio ha portato alla realizzazione di una galleria dell’orrore commentata con messaggi inammissibili.