Iraq: attacchi contro forze di polizia

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Iraq le forze dell’ordine ancora al centro delle azioni della guerriglia: un poliziotto è rimasto ucciso a Muqdadiya in un attacco condotto da ribelli contro un commissariato di polizia. A Baquba un ufficiale è stato assassinato da uomini armati. Violenze anche a Falluja dove furiosi scontri hanno causato, ieri, la morte di un soldato americano e di un militare iracheno, facendo salire a 59 il numero delle vittime della coalizione durante l’offensiva contro la città sunnita. Le forze della coalizione sono pronte, intanto, ad affrontare i ribelli nella zona di Mossul. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Truppe d’assalto irachene, con l’appoggio di forze americane, si preparano ad attaccare le roccaforti degli insorti a Mossul, città nel nord dove il gruppo terroristico di Al Zarqawi ha rivendicato la decapitazione, “di fronte ad una grande folla”, di due soldati iracheni. Scontri si sono poi verificati in una moschea a Baghdad quando gli agenti della Guardia nazionale hanno fatto irruzione nell’edificio provocando la morte di due persone. Intanto, si riduce ulteriormente il numero delle organizzazioni umanitarie ancora attive in Iraq: dopo la partenza nelle ultime settimane del personale di ‘Care International’ e di ‘Medici senza frontiere’, anche l’Ong australiana “World Vision” ha deciso di lasciare il Paese.

Taglia Usa su sospetto terrorista

E in Iraq gli Stati Uniti hanno posto una taglia di cinque milioni di dollari sulla testa di Al Suri, sospetto terrorista dalla doppia cittadinanza spagnola e siriana. Secondo l’amministrazione americana, Al Suri “ha addestrato in Afghanistan diversi terroristi nell’uso di veleni e agenti chimici”. E sul leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden, un generale statunitense ha dichiarato, inoltre, che lo sceicco saudita è in fuga e non può più dare ordini o dirigere le operazioni, ma solo fornire visioni di lungo termine e generiche istruzioni. Il ruolo centrale dell’Onu in Iraq sarà riconosciuto, infine, nella dichiarazione finale della conferenza internazionale sul Paese arabo in programma il 22 ed il 23 novembre a Sharm el Sheikh. E’ quanto emerge dalla bozza del documento elaborato in diverse riunioni tenutesi al Cairo.

 

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