Libano: giornalisti nel mirino
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Sgomento e dolore in libano per l’ennesimo atto intimidatorio contro i giornalisti. L’esplosione di una bomba ha provocato, ieri, il ferimento di May Shidiak, una giornalista di un’emittente cristiana libanese. A causa delle ferite riportate, la donna ha subito l’amputazione di un braccio e di una gamba. Su questo nuovo attentato in Libano, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:
Un attacco contro i principi fondamentali di una società democratica e contro il diritto della libertà di stampa. Con queste parole il segretario generale delle Nazioni Nnite, Kofi Annan, ha condannato l’attentato di ieri contro la giornalista libanese, che si trova in terapia intensiva in un ospedale di Beirut. Le condizioni di May Shidiak sono giudicate stabili.
Annan: porre fine al clima di impunità
Annan ha chiesto al governo libanese di assicurare alla giustizia i responsabili di questa drammatica azione e di porre fine al clima di impunità di cui godono anche gli autori dell’omicidio, a febbraio, dell’ex premier Hariri. May Shidiak, nota giornalista di fede cristiana, aveva ipotizzato il coinvolgimento siriano nell’attentato contro l’ex premier Hariri. L’attentato contro di lei segue quello contro un altro giornalista libanese noto per le sue posizioni antisiriane e ucciso lo scorso 2 giugno.
Il commento di Camille Eid
Su questo attentato, un nuovo duro colpo contro la libertà di informazione in libano, il commento del giornalista libanese Camille Eid:
R. – Da un anno a questa parte gli attentati mirano soprattutto a colpire zone cristiane o personaggi cristiani. L’obiettivo dei terroristi è quello di creare delle divergenze fra le varie comunità del Libano. Questo rimane un attentato contro la libertà di stampa, contro la libertà di opinione perché la giornalista colpita ieri è stata protagonista della grande manifestazione che ha coinvolto un milione di manifestanti cristiani e musulmani per chiedere la fine dell’occupazione siriana. Quindi è stata vittima di un attacco come il giornalista Samir Kassir, che è morto in seguito all’attentato del 2 giugno. Questo dimostra l’incapacità totale dello Stato e del governo a proteggere non soltanto i politici, ma anche i giornalisti.
La reazione della comunità cristiana
D. – Come ha reagito la Comunità cristiana a questo ennesimo attacco?
R. – Per questa sera è previsto un sit-in delle Organizzazioni studentesche nella Piazza dei Martiri a Beirut. Ovviamente gli studenti non sono soltanto cristiani, ma anche musulmani, perché il Libano ha ormai superato ‘clivage’ confessionale. Questa è una bella testimonianza di unità nazionale contro il terrorismo.
Essere un giornalista antisiriano in Libano
D- Cosa vuol dire essere un giornalista con posizioni antisiriane in Libano?
R.- Vuol dire rischiare la vita. L’editore del giornale cristiano che si è opposto proprio durante gli anni dell’occupazione, e che è stato poi eletto deputato dal Parlamento, vive a Parigi perché il suo nome figura su una lista nera. Questa lista mira a colpire tutti coloro che hanno scritto o hanno avuto delle posizioni chiare contro l’occupazione.