© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Il G8 in Germania, conclusosi ieri ad Heiligendamm, presenta luci e ombre. Dai sette Paesi più industrializzati del mondo (Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Canada) e la Russia, sono arrivate importanti promesse ma secondo le Organizzazioni non governative all’impegno non fa seguito un programma con riferimenti e obiettivi inderogabili. Il servizio di Amedeo Lomonaco

 

Nel testo si parla di riduzione “sostanziale” delle emissioni di gas serra. Non sono stati tuttavia fissati gli obiettivi vincolanti voluti dall’Unione Europea, tra cui la limitazione al 2 per cento del riscaldamento climatico, con un dimezzamento delle emissioni di anidride carbonica entro il 2050. I Paesi del G8 si sono poi impegnati a stanziare 60 miliardi di dollari per la lotta contro AIDS, tubercolosi e malaria. Diverse ONG sottolineano, però, che tale somma è insufficiente per affrontare la lotta contro le pandemie.

Cosa prevede l’impegno sottoscritto in Germania

L’impegno sottoscritto in Germania prevede di assistere 5 milioni di persone affette da AIDS nei prossimi anni. Ma secondo gli ultimi dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite per la lotta all’AIDS, sono più di 11 milioni le persone bisognose di cure. Il G8 ha sollecitato anche un pronto rilancio dei negoziati dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio. Ma resta ancora irrisolta la disputa sui sussidi agricoli. Vengono anche annunciati nuovi impegni per facilitare consultazioni con Paesi emergenti (Cina, India, Brasile, Messico e Sudafrica) e monitorare la situazione in Kosovo. Secondo la presidenza tedesca non si è riuscito, però, a trovare un punto di convergenza sul futuro della provincia serba a maggioranza albanese a causa del perdurante ‘no’ di Mosca all’indipendenza.

Resta aperta la questione nucleare iraniana

La Russia ha inoltre proposto sedi alternative all’Europa per la realizzazione dello scudo spaziale voluto dagli Stati Uniti. L’amministrazione americana ha definito “interessante” la proposta, ma il caso – che ha recentemente innescato forti frizioni tra Washington e Mosca – non è stato definitivamente risolto. Rimane aperta anche la questione nucleare iraniana. Nel comunicato si prospetta l’adozione di nuove misure contro l’Iran, se la Repubblica islamica non sospenderà il proprio programma per l’arricchimento dell’uranio.

Intervista con Sergio Marelli

Sulle luci e le ombre del vertice in Germania, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il commento di Sergio Marelli, presidente dell’Associazione delle ONG italiane presente al summit:

 

R. – Alcuni spiragli si sono visti in particolare per quanto riguarda la posizione più aperta, più flessibile degli Stati Uniti sui cambiamenti climatici. Ma si tratta di una apertura che noi consideriamo ancora insufficiente, perché parlare di cambiamenti climatici, senza fissare degli obiettivi e delle scadenze misurabili e quantificate nel tempo ci sembra, sinceramente, uno sforzo troppo timido e poco ambizioso. Ci sono state anche alcune grandi promesse per il Fondo globale per l’AIDS: sono i 60 miliardi di dollari stanziati. Ma l’impressione è quella che si riciclino cifre ed impegni già assunti nel vertice di Gleanagles del 2005. Buona volontà, ma pochi impegni precisi: questa è la sintesi del mio giudizio.

La sfida della salvaguardia del clima

D. – I Paesi ricchi, quindi, si impegnano genericamente e gli Stati poveri aspettano che le promesse vengano mantenute. Ma la salvaguardia del clima e la lotta contro le pandemie, in particolare, sono sfide realmente rinviabili?

R. – Tutti dicono di no e non solamente la società civile; per quanto riguarda anche i cambiamenti climatici e l’ambiente, l’insieme della comunità internazionale degli scienziati ammette che di questo passo consegneremo la nostra terra ad un futuro veramente non vivibile ed insostenibile. Occorrono 50 miliardi di dollari in più all’anno per la lotta alla povertà, occorre cancellare il debito dei Paesi poveri, occorrono regole commerciali che siano giuste, che siano in qualche modo anche a vantaggio dei Paesi poveri e dei Paesi in via di sviluppo; bisogna rimettere questi Stati dentro il canale dello sviluppo delle economie che oggi è beneficiato solamente dai Paesi ricchi.

Il G8 in Germania tra i più costosi

D. – Il G8 in Germania è stato uno dei più costosi ed inquinanti della storia. Questa contraddizione può essere un po’ l’emblema di tanti altri paradossi nel mondo?

R. – Forse sì. Forse sì è l’emblema, ma direi soprattutto che è il grande monito che richiama alla necessità che questi vertici, proprio per questo impatto che hanno sui costi ed anche sull’ambiente, debbano essere delle riunioni dove si prendono delle decisioni serie. E’ inutile organizzare questi grandi happening internazionali con questi costi e con questa mobilitazione di risorse, se poi servono solamente per ribadire delle dichiarazioni teoriche e retoriche.

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