Mons. Arellano: Laudato si’ è una preziosa miniera

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Lotta alla fame e conversione ecologica. L’appello dell’Enciclica Laudato si’ per un’agricoltura sostenibile”. Questo il tema dell’incontro organizzato nella sede della Pontificia Università della Santa Croce in collaborazione con il Programma Alimentare mondiale (Pam), il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) e la Missione permanente della Santa Sede presso la Fao. La giornata di studio ha offerto momenti di riflessione e di confronto sul problema della lotta alla fame alla luce dell’enciclica di Papa Francesco. Quali suggerimenti si possono ricavare dalla Laudato si’ per estirpare questa piaga? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a mons. Fernando Chica Arellano, Osservatore permanente della Santa Sede presso la Fao:

 

R. – L’Enciclica Laudato si’ mi pare una miniera, con tanti spunti, con tanti riferimenti. Chi la legge, può trovare sempre luce per la sua azione. Il testo è molto equilibrato. E’ veramente un testo meraviglioso perché non esclude nessuno. Naturalmente, il Papa allude alla cooperazione internazionale, che è un cammino privilegiato per la lotta contro la fame, ma senza escludere nessuno di noi che, nel nostro piccolo, possiamo fare qualcosa. Possiamo passare da una terza persona a una prima persona e dire: “Cosa  posso fare?”. Non soltanto: “Cosa sto facendo, per la lotta contro la fame?”.

Convertire il cuore

E la lotta contro la fame non è una lotta teorica, perché la fame non esiste: esistono gli affamati che gridano, che hanno un volto veramente lacerato, sofferente. Queste grida noi non possiamo non ascoltarle. E qui c’è la chiamata del Santo Padre ad una conversione ecologica interiore che, lasciando in disparte il nostro egoismo, possa veramente fare in modo che il nostro cuore da pietra si converta in una casa accogliente, e soprattutto in un motore che faccia qualcosa per gli affamati.

Conversione ecologica

D. – La conversione ecologica passa attraverso il fare proprie le atroci sofferenze altrui?

R. – Questo il Papa lo dice: non ci sarà cambiamento se noi non lasciamo il piano teorico e facciamo nostro questo grido. Dobbiamo condividere la sorte degli affamati, come il Buon Samaritano ha condiviso la sorte di questo che era malmesso sulla strada. Condividere la sorte, dunque lasciare il nostro ego e sapere che l’altro sono io e che la sua sorte è la mia. E lì fare proprio il problema dell’altro: se noi non ammazziamo questo egoismo, ognuno rimane nel proprio comodo. E nessuno farà nulla contro la fame …

L’Enciclica Laudato si’ è una pietra miliare per promuovere una profonda conversione ecologica. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il prof. Arturo Bellocq, docente di dottrina sociale della Chiesa presso la Pontificia Università della Santa Croce:

 

R. – L’Enciclica Laudato si’ è e sarà una pietra miliare in questo cammino dell’umanità verso l’eradicazione della fame nel mondo. Non tanto per le soluzioni tecniche che darà. Lo farà però con questo appello ad una profonda conversione. Il termine conversione viene dal greco “μετάνοια”, cioè indica il cambiare idee: cambiare le idee che sottostanno a molti dei ragionamenti, a molte delle decisioni che si prendono oggi in economia, anche a livello del comportamento personale.

Cambiare la cultura dello scarto

Il Papa insiste tante volte, nell’Enciclica, sul fatto che dobbiamo cambiare la nostra mentalità consumistica, egoistica. Dobbiamo cambiare questa cultura dello scarto per una mentalità che prenda in considerazione la destinazione universale dei beni, il futuro condiviso di tutta l’umanità. Sono idee che, qualitativamente, danno una cornice necessaria per poter risolvere questa crisi ecologica che è soprattutto crisi morale dell’umanità.

L’enciclica interpella tutti

D. – Sono pagine che interpellano soprattutto politici e leader mondiali ma anche tutti noi …

R. – Infatti, il Papa parla del comportamento personale, delle decisioni degli imprenditori, delle decisioni dei governi, delle Ong, delle associazioni multinazionali … Lui parla spesso della “cultura”: è tutta una “cultura”, una mentalità che dobbiamo rivedere su quali basi sia stata costruita, su quali idee sia stata costruita.

L’Enciclica offre molti spunti per il dibattito

D. – Questo tipo di conversione ha bisogno della fede, oppure può trascendere dalla fede?

R. – Penso che anche tutte queste idee abbiano una plausibilità razionale sconvolgente. Poi quando non vengono rispettate, le conseguenze dolorose purtroppo sono sotto gli occhi di tutti. Il Papa allora insiste sul fatto che questa Enciclica contiene idee che possiamo apportare al dibattito. Invita però anche i non cristiani a prenderle come provocazioni, come spunti di riflessione, come un dialogo per cercare di costruire insieme questa casa che è una casa comune, comune a cristiani e non cristiani. Quindi tutti noi dobbiamo dare il nostro contributo per risolvere i problemi.

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