Natale in Centrafrica, intervista con padre Gazzera

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Nella Repubblica Centrafricana, Paese sprofondato in una drammatica spirale di violenza, il Natale è vissuto nella speranza che possa tornare presto la pace. Tanti i civili che hanno dovuto lasciare le proprie case in seguito alle violenze e che hanno trovato rifugio nelle chiese e nelle missioni cristiane. Ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano a Bozoum:

 

R. – Abbiamo 6 mila rifugiati qui nella nostra missione. Nelle varie missioni che ci sono a Bangui, ad esempio, sono più di 140 mila le persone che hanno trovato rifugio nelle varie chiese, parrocchie e conventi. Quindi il Natale quest’anno forse è ancora più sentito nonostante tutto, proprio come ricerca della pace. Siamo nel momento in cui tutti sono armati, tantissima gente va in giro con il machete, con coltelli, con fucili … Quindi la nascitaa di Gesù è veramente un fatto di grande speranza. Ed è una speranza molto concreta. La cosa più bella che fa sempre piacere è il sorriso dei bambini che non si spegne quasi mai.

D. – E non si spengono l’impegno e lo slancio missionario …

R. – Nonostante questo momento difficile, stiamo anche facendo un lavoro molto interessante per cercare un dialogo e una mediazione in particolare con musulmani e con i vari ribelli. Se tutto va bene – e questa è la bella notizia – stiamo riottenendo di poter disarmare i ribelli che ci sono qui e di metterli in condizione di non nuocere più alla popolazione.

D. – Quali le immagini più eloquenti del Natale in Centrafrica?

R. – Tutte le mamme con il bambino; sono le “Madonne” con Gesù. Questo è il segno di speranza che da duemila anni ci continua a sostenere e ci aiuta ad andare avanti.

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