La pandemia e il ‘mondo sospeso’. La paura sta soffocando la democrazia?
© Amedeo Lomonaco, l’articolo per il mio blog www.amedeolomonaco.it Non è possibile silenziare il dubbio che assale la coscienza. È sempre sbagliato seguire teorie complottiste senza prove verificate e inconfutabili. Rimangono però perplessità e zone d’ombra nella narrativa legata alla pandemia, che ha provocato vittime e dolore ma suscita anche tanti interrogativi. E allora rivolgo ad ogni voce interiore, anche a te che per caso stai leggendo questo testo, alcune domande.
Amedeo Lomonaco
C’è una premessa da fare che precede possibili, ulteriori inquietudini legate a questo tempo. Per sopravvivere i sistemi non democratici hanno bisogno di identificare una minaccia per la società. Contemporaneamente, tali sistemi sostengono di essere gli unici argini in grado di arrestare l’avanzata di quello che definiscono un nemico del popolo. Il nemico può essere identificato in un altro Stato, in un gruppo di oppositori, in un’etnia specifica. Ma può avere anche altre facce, tutte quelle utili ad un disegno pianificato per irrompere nel flusso della storia con decisioni sempre più drastiche e per un interesse che non è mai quello del popolo. Un’informazione massiccia, che sposa di volta in volta varie tecniche di propaganda sempre più sofisticate e mirate, instilla sentimenti di paura e di odio nei confronti di quello che, gradualmente e sempre più nitidamente, viene percepito come un nemico comune. Si consolidano nuove necessità, dalle quali sembrano dipendere la sopravvivenza e il futuro. L’emergenza diventa il grimaldello per scardinare anche consolidati patrimoni etici.
L’emergenza è il pendio scivoloso delle democrazie
In questo contesto, che ad esempio ha accompagnato la nascita e l’ascesa del nazismo, cresce la cieca obbedienza a governanti che, nonostante l’adozione di una politica sempre più autoritaria, possono facilmente sviare dalle normali strade democratiche e percorrere vie sempre più lesive dei diritti fondamentali e della libertà popolare. Questi leader autonomamente, oppure ‘guidati’ palesemente o in modo subliminale da gruppi molto più potenti di loro, possono sfruttare la situazione di emergenza e ricorrere anche all’uso della forza. È questo uno schema generale che nella storia dell’umanità, pur con molteplici e talvolta sostanziali differenze, si è ripetuto purtroppo innumerevoli volte calando orrori nella vita di piccole e vaste società, provocando ferite insanabili che nemmeno la forza della memoria, anche quella collettiva, può del tutto prevenire. In qualsiasi epoca e in ogni società ci sono condizioni storiche e sociali capaci di portare a termine una ‘gestazione autoritaria’ e far nascere nuovi regimi, magari inizialmente subdoli ma, successivamente, sempre più chiaramente palesi e nefasti.
Il virus e la democrazia
Adattando questa parabola tipica delle dittature, ai nostri tempi non sembra apparentemente facile scorgere, soprattutto in Occidente, germi non democratici. Il problema sanitario connesso al coronavirus è reale, con milioni di casi di contagio e vittime in tutto il mondo. Ma è stata detta tutta la verità? Ipotizzare una deriva dittatoriale globale, con la complicità strumentale della politica, può sembrare una traiettoria azzardata e lontana dalla realtà. Intanto, è stato da mesi individuato un pericolo comune, con le fattezze di un virus, che un’informazione, sempre più massiccia e anche probabilmente volutamente disordinata, ‘porta’ ogni giorno in tutte le case. La vulgata mediatica è quella di una grave minaccia sempre più temibile che fa crescere forti timori e sentimenti di smarrimento. La paura indebolisce la logica e, progressivamente, in nome della sicurezza nazionale e mondiale, possono essere abbattuti, impunemente e uno dopo l’altro, tutti i fondamenti democratici. In questo modo, può vacillare il sistema immunitario delle democrazie per far posto ad un nuovo e, per molti aspetti, preoccupante tessuto sociale.
Globalizzazione della paura
A questo quadro fosco, per ora appeso solo al campo delle ipotesi, si aggiunge una potentissima forza di accelerazione che invece è già realmente in corso: la globalizzazione. Un fenomeno non nuovo nella storia, ma in questo tempo spiccatamente sagomato dalle nuove tecnologie e da formidabili leve di interconnessione, come quelle economiche e finanziarie, rende la portata di questa ipotetica onda autoritaria innescata dalla pandemia non più locale e limitata nel suo raggio di azione. La sua spinta sarebbe globale ed in grado di produrre, sfruttando ‘paure e propaganda’, effetti su scala mondiale a vantaggio probabilmente di una potente élite. Non una o singole nazioni, ma l’intera popolazione mondiale rischierebbe cosi di restare imbrigliata da un giogo non democratico, con intere popolazioni legate a catene non ideologiche e visibili ma ugualmente capaci di limitare pesantemente la libertà di azione e di pensiero. È questo il tunnel in cui il mondo si sta infilando o è solo un abbaglio e un errore interpretativo? La speranza si lega ovviamente alla seconda ipotesi. Ma ha bisogno del supporto della logica e di prove inconfutabili per restare solo una ipotesi priva di fondamento. Ha bisogno, in tutto il mondo, di chiare e sempre più forti espressioni e applicazioni di democrazia.