Il Papa: mai uccidere in nome di Dio
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza o discriminare in nome di Dio: è quanto ha detto Papa Francesco incontrando nel pomeriggio a Tirana i leader di altre religioni e denominazioni cristiane. L’evento si è svolto nell’Università cattolica “Nostra Signora del Buon Consiglio”. Il Papa ha spiegato anche quale sia il fondamento di ogni dialogo autentico. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
“Non si può dialogare se non si parte dalla propria identità”. Senza identità – ha detto Papa Francesco – non può esistere il dialogo:
“Sarebbe un dialogo fantasma, un dialogo sull’aria: non serve. Ognuno di noi ha la propria identità religiosa, è fedele a quella … Quello che è più importante è camminare insieme senza tradire la propria identità, senza mascherarla, senza ipocrisia”.
L’Albania e la libertà di religione
Il Papa ha anche ricordato la recente storia dell’Albania, testimone negli anni del regime comunista “di quali drammi possa causare la forzata esclusione di Dio dalla vita personale e comunitaria”. Il Paese ha poi vissuto, a partire dagli anni ’90, cambiamenti che hanno creato “le condizioni per una effettiva libertà di religione”:
“Ciò ha reso possibile ad ogni comunità di ravvivare tradizioni che non si erano mai spente, nonostante le feroci persecuzioni, ed ha permesso a tutti di offrire, anche a partire dalla propria convinzione religiosa, un positivo contributo alla ricostruzione morale, prima che economica, del Paese”.
La vera religione è pace
La religione autentica – ha aggiunto il Santo Padre – è “fonte di pace e non di violenza”:
“Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza! Uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio! Discriminare in nome di Dio è inumano”.
Due vie per promuovere la libertà religiosa
Il Papa ha indicato due atteggiamenti per promuovere la libertà religiosa:
“Il primo è quello di vedere in ogni uomo e donna, anche in quanti non appartengono alla propria tradizione religiosa, non dei rivali, meno ancora dei nemici, bensì dei fratelli e delle sorelle. Ogni tradizione religiosa, dal proprio interno, deve riuscire a dare conto dell’esistenza dell’altro”.
Un secondo atteggiamento è “l’impegno in favore del bene comune”:
“Ogni volta che l’adesione alla propria tradizione religiosa fa germogliare un servizio più convinto, più generoso, più disinteressato all’intera società, vi è autentico esercizio e sviluppo della libertà religiosa. …Più si è a servizio degli altri e più si è liberi!”.
I bisogni dei poveri
Il Papa ha poi esortato a guardare i molteplici bisogni della società attuale:
“Quanti sono i bisogni dei poveri, quanto le nostre società devono ancora trovare cammini verso una giustizia sociale più diffusa, verso uno sviluppo economico inclusivo! Quanto l’animo umano ha bisogno di non perdere di vista il senso profondo delle esperienze della vita e di recuperare speranza”.
“In questi campi di azione – ha concluso il Pontefice – uomini e donne ispirati dai valori delle proprie tradizioni religiose possono offrire un contributo importante, anzi insostituibile”. “È questo un terreno particolarmente fecondo anche per il dialogo interreligioso”.
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