Politica internazionale e globalizzazione

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Rosenau, R. Gilpin e D. Held si sono occupati della politica internazionale mettendo in risalto l’ortodossia nazional-statale o facendo risaltare il significato della globalizzazione tecnologica oppure sottolineando fattori e aspetti politico-militari.

Rosenau

Rosenau rompe con il pensiero nazional-statale, ma non pone al posto degli Stati nazionali un unico sistema-mondo del mercato mondiale e distingue due fasi della politica internazionale. Nel suo quadro di riferimento, globalizzazione significa che l’umanità ha lasciato l’epoca della politica internazionale dietro di sé. Questa era caratterizzata dal fatto che gli Stati nazionali dominavano lo scenario internazionale, lo monopolizzavano.

Politica post internazionale

Adesso è cominciata un’epoca di politica post-internazionale, nella quale gli attori nazional-statali devono dividersi lo scenario globale ed il potere con organizzazioni internazionali, gruppi industriali internazionali. Per J. Rosenau il passaggio dall’epoca nazionale a quella postnazionale è determinato, in primo luogo, dai rapporti del sistema politico internazionale e, in secondo luogo, dal fatto che la struttura di potere monocentrica di Stati nazionali rivali è stata sostituita da una ripartizione policentrica del potere nella quale una grande molteplicità di attori transnazionali o nazional-statali competono o cooperano l’un con l’altro. Esistono dunque due arene: una è la società degli Stati, l’altra è il mondo della subpolitica transnazionale.

Globalizzazione e sviluppo della tecnologia

Nella società degli Stati le regole della diplomazia e della potenza nazionale saranno in futuro, come erano in passato, le variabili principali mentre nel mondo della subpolitica transnazionale si muovono attori differenti come i gruppi internazionali come la Banca mondiale, l’Unione Europea, ecc. J. Rosenau attribuisce allo sviluppo della tecnologia informatica e della comunicazione la moltiplicazione degli attori e delle organizzazioni transnazionali e pone al posto di un sistema di mercato mondiale unico una politica mondiale policentrica nella quale diversi attori, sebbene con possibilità di potere differenti, lottano l’uno contro l’altro per imporre i propri interessi.

Ordine globale permissivo

In contrasto con Immanuel Wallerstein e J. Rosenau, R. Gilpin sottolinea che la globalizzazione ha luogo perché è il prodotto di un ordine globale permissivo. Da questo punto di vista, la globalizzazione, intesa come l’espansione di spazi ed attori transnazionali, rimane prerogativa delle autorità nazional-statali. La globalizzazione presuppone per così dire una tacita autorizzazione nazional-statale per compiersi.

La politica nazional statale perde la propria sovranità

Held mostra infine come con gli accordi internazionali, con l’internazionalizzazione dei processi politici decisionali, con il traffico di merci e la divisione del lavoro su scala internazionale, la politica nazional-statale perde l’essenza costitutiva del suo potere: la sua sovranità. La sovranità è un potere scisso tra più attori, nazionali, regionali, internazionali.

Dalla tesi di laurea, nel 2001, di Amedeo Lomonaco: “Limiti e potenzialità del fenomeno della globalizzazione per l’economia contemporanea”.

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