Primo Congresso mondiale sulla Divina Misericordia
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
“Solo un’attitudine interiore umile ci permetterà di essere dei veri servitori della misericordia di Dio, servitori della gioia nel cuore degli uomini”. E’ questo uno dei passaggi della relazione dell’arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin, intervenuto stamani al primo Congresso Apostolico mondiale sulla Divina Misericordia, inaugurato ieri nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Successivamente, il cardinale Camillo Ruini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, ha sottolineato come la Chiesa esista per rendere testimonianza a Cristo e per salvare gli uomini: solo la misericordia – ha spiegato – mette in moto il cammino della riconciliazione. Sul significato della misericordia si è soffermato ieri anche il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La misericordia è necessaria per far sì che “ogni ingiustizia nel mondo trovi il suo termine nello splendore della verità”. Da questo fondamento etico e spirituale indicato da Giovanni Paolo II nel suo ultimo viaggio in Polonia nel 2002, il cardinale Schönborn ricava il mandato per tutta la Chiesa: quello di essere “testimoni della misericordia”. Questo seme – osserva il porporato – può però attecchire solo se rinvigorito dalla “luce della verità”. Chiamare per nome i peccati – afferma l’arcivescovo di Vienna – significa riconoscere fallimenti ed errori: tra questi, il cardinale indica l’eutanasia, definita un “omicidio nascosto sotto il mantello della misericordia”.
Cardinale Arinze: Dio ci salva
Il contrario della misericordia è distacco da Dio, perdita della propria umanità. Ma anche i cuori impietriti – sottolinea il porporato – possono sciogliersi ed è possibile sperimentare, come il buon ladrone a destra della croce, l’Amore del Signore. Un Amore che porta l’uomo alla salvezza, come spiega il prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, il cardinale Francis Arinze:
“E’ l’amore di Dio che ci salva; l’amore di Dio che scende alla nostra piccolezza, alla nostra miseria. Dio, che non ha abbandonato l’umanità dopo la caduta di Adamo ma ha promesso il Redentore, nella pienezza dei tempi, manda il suo unico Figlio che prende la natura umana … La Croce, il Venerdì Santo: guardiamo chi c’è sulla Croce! E’ la Divina Misericordia, manifestata in modo chiaro a tutti. E poi, risorge il terzo giorno e dà a noi la Chiesa, per continuare nella Chiesa a metterci in contatto con l’amore misericordioso di Dio che ci salva”.
Misericordia e giustizia
Il cardinale Arinze spiega poi come sia possibile conciliare la dimensione della misericordia con quella della giustizia:
“Dio è giusto e Dio è misericordioso: è proprio nella sua giustizia che il Figlio suo dà la vita e soffre tanto da recitare, sulla Croce, quel salmo: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’. Lui, innocente, prende addosso la punizione per i nostri peccati; lui soffre per noi, fa giustizia a Dio perché lui essendo Persona divina – la seconda Persona nella Santissima Trinità – tutti i suoi atti hanno valore infinito. Ma Lui, avendo preso anche la natura umana, può soffrire come uomo anche se come Dio non può soffrire. Prendendo la natura umana, lui può soffrire e così giustizia è fatta: giustizia al 100 per cento e misericordia al 100 per cento. Non è un mistero che noi avremmo potuto inventare: è la bontà di Dio che non ha misura!”
Testimonianza del cardinale Audrys Juozas Bačkis
Apostola della Divina Misericordia è Santa Faustina Kowalska, attraverso cui il Signore mostra un esempio di perfezione cristiana basata sulla fiducia in Dio e sull’atteggiamento misericordioso verso il prossimo. Ascoltiamo, al microfono di Jonas Malinauskas, il cardinale Audrys Juozas Bačkis, arcivescovo di Vilnius, una delle città dove ha vissuto Santa Faustina Kowalska:
“Arrivato a Vilnius ho scoperto la Divina Misericordia. Mi ha accolto la Madre di Dio, quando sono arrivato. E dopo la beatificazione di Suor Faustina ho scoperto le tracce di tutta quella storia legate all’inizio della diffusione della Divina Misericordia proprio a Vilnius. Mi sento in dovere, un dovere pastorale, di fare qualcosa perché questa devozione e soprattutto la comprensione del mistero della Divina Misericordia siano sempre percepiti nella Chiesa”.
In Santa Faustina Kowalska – ricorda il cardinale Schönborn nella sua relazione – Giovanni Paolo II ha trovato una “fonte inesauribile di speranza”, una risposta alle indescrivibili proporzioni assunte dal male del 21.mo secolo: gli orrori del nazionalsocialismo, le incredibili sofferenze della popolazione polacca durante l’occupazione nazista e il successivo periodo comunista.